Certo, il sistema di combo è piuttosto elementare, ma del resto Warhammer 40,000: Space Marine non ambisce a essere Devil May Cry, quanto piuttosto a far evolvere le esecuzioni tipiche dei third person shooter in un qualcosa di un attimo più elaborato, ma comunque sempre pesante e muscolare. Pesantezza e muscolarità sottolineate da un uso dello slow motion che, oltre a donare coreograficità ai colpi più potenti, dà anche modo ogni volta di guardarsi rapidamente intorno per pianificare al volo l'attacco successivo.
Tutto il gameplay è progettato infatti per buttarci nella mischia: non c'è un sistema di coperture, i nemici tendono ad assalirci in gruppo, e soprattutto l'unico modo per ricaricare permanentemente l'energia (scudo autorigenerante a parte) è finire gli avversari nel corpo a corpo. Le armi da fuoco sono anch'esse bilanciate per adattarsi alla filosofia del tutto: non hanno quasi nessuno stopping power, per cui, pur efficaci dalla distanza, sono inutili contro le cariche ravvicinate.
Il tutto è incorniciato in un'epica fascistoide tutta sangue e onore, che si adatta a pennello ad una dinamica di gioco che spinge a buttarsi continuamente in avanti a testa bassa e, nonostante sia fatta di pupazzoni (specialmente gli orchi nemici), ci crede così tanto (molto più di quanto non faccia Gears) che alla lunga prende e diventa pure esaltante. Per l'Imperium!
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BONUS THE VOICE EDITION:
Di questo gioco ne parlo pure nell'episodio 18 di Emergency Broadcast System (anche se all'epoca lo dovevo ancora finire).