Samir è morto con la lettera in tasca. Forse era egiziano. Forse aveva 25 anni, o forse 20. E’ uno dei tanti morti dei barconi che arrivano nella nostra terra per noi sfortunata ma che per loro è un passaggio per il paradiso che molto spesso si trasformo in un viaggio per l’inferno.
L’amore di Samir aspetterà invano sue notizie. Immaginatela la notte con gli occhi spalancati. Pensa al suo ragazzo tra le onde che sfida il destino. In cuor suo sa , intuisce la tragedia. Straziante attesa di tragedie annunciate, quasi scontate. E immaginate Samir, sempre di notte, in quella barca che sarà la sua bara colmo di speranza e paura. Il pensiero rivolto al suo amore.
La lettera di Samir deve entrare nel nostro cuore e nella nostra mente. Sono esseri umani che sfuggono dalla sofferenza e trovano l’atrocità. Noi occidentali non possiamo capire e anzi ci urtiamo, arrabbiamo. “Portano le malattie…”. La vera malattia è l’indifferenza della comunità internazionale e della gente normale che davanti ai morti spesso si gira dall’altro lato.