Mio Figlio mi ha aggiunto su Facebook .::. Alessandro Schwed

Creato il 30 settembre 2010 da Nasreen @SognandoLeggend


Questo è un libro che mi è stato inviato dalla casa editrice L’Ancora del Mediterraneo per il progetto In My Mailbox giusto una settimana fa. Va bene, lo ammetto, ho altre recensioni da fare ma non appena ho terminato questo libro (qualche minuto fa) mi sono ritrovata con il bisogno di buttare giù la recensione. Non potevo permettere al tempo e allo stress pre-esame di contaminare le bellissime sensazioni che mi ha lasciato! E devo aggiungere che ne ho letti molti tratti a mio padre, ad alta voce, durante la partita dell’Inter (già questo…) questa sera: è riuscito a catturare la sua attenzione. E a far imbarazzare e ridere mio fratello minore, in piena crisi adolescenziale… Vorrà pur dir qualcosa, no?

Alessandro Schwed;

Alessandro Schwed, più noto con lo pseudonimo di Giga Melik, scrittore-scardinatore di schemi, esploratore di vari generi di narrazione, giocoliere della tragi-commedia. Fiorentino d’adozione, ebreo, torinese da parte materna e ungherese da parte paterna, Schwed appartiene di fatto alla folta schiera dei senza patria, con mezza patria o più patrie, della variopinta diaspora ebraica mitteleuropea. «Mio padre Imre era un ebreo ashkenazita, nato nel 1910 a Kishkunfelegihaza, una cittadina dell’Ungheria meridionale. Gli ebrei da quelle parti, come nel resto dell’Europa centrorientale, erano discriminati. Per questo decise di lasciare l’Ungheria». Con il nome di Melik, oltre alle incursioni satirico-giornalistiche di cui sopra, Schwed ha scritto Non mi parte il romanzo, saranno le candele (Ponte alle Grazie, 1999), oper dada-surreal-ironica. Ed oggi esce Lo zio Coso (sempre Ponte alle Grazie), che gli è costato sette anni di lavoro: «Ho deciso di elaborare una scrittura romanzesca che tenesse conto del tragico e del comico – spiega – lasciando aperto volutamente lo spazio tra questi due nobili sentimenti della scrittura, uno spazio-ferita-abrasione che poi è un baratro nel quale si può leggere la consistenza di una vita».

Titolo: Mio Figlio mi ha aggiunto su Facebook (isbn:9788883252778)
Autore: Alessandro Schwed
Serie: #
Edito da: L’ancora del mediterraneo (collana Odisseo)
Prezzo: 14,50€
Genere: Adult, Narrativa Contemporanea, Humour, Adolescenza  
Pagine: 192 p.
Voto: 

Trama: Due anni fa è accaduto qualcosa al bambino che tredici anni prima, uscito di sala parto, aveva immediatamente preso in consegna il mio pollice, stringendolo come fatale proprietà nel palmo della sua mano minima e grinzosa.

Due anni fa ci è entrato in casa un ragazzo lungo e magro, un allampanato bucaniere con la chitarra elettrica, di piedi il quarantacinque, e ha sostituito nostro figlio. 
Il nuovo ragazzo prende i pasti separatamente e ha la voce come il sax di Coltrane. 
Come tutti, sapevo che questa trasformazione, a un tratto, sarebbe avvenuta, ma anche se mi imbarazza dirlo, credevo fosse come mettersi una camicia nuova. Non capivo perché un bambino buono e gentile improvvisamente divenisse un orso bruno. 
Ricordo bene, Tutto è cominciato così. Sono le otto di domenica sera. È inverno. Guardiamo un confortante telefilm del tenente Colombo. La casa è placida. Nel buio, nostro figlio scende dal soppalco e la sua voce cala su di noi. 
“Babbo?”. 
“Sì”. 
“Mamma?”. 
“Dimmi…”. 
“Vi odio”.

Un autore, che ha fatto della lingua la palestra della derisione e della presa in giro, ha deciso di guardarsi allo specchio per vedervi proiettato in esso un numero infinito di altri genitori e di scrivere tanto un romanzo quanto una verità su un tema condiviso da migliaia di famiglie: lo tsunami dell’adolescenza che arriva inaspettato.

Estratto: Leggi estratto del libro

Opinione Personale: Sapete come ho terminato la lettura del romanzo “Mio figlio mi ha aggiunto su Facebook”? Con un sorriso incredibile sulle labbra.

Premetto che non sono madre e, per ovvie ragioni, non sono e non sarò mai un padre. Leggendo, però, questo libro non ho potuto fare a meno che sorridere, emozionarmi e immedesimarmi con questo Padre che ci racconta di come, un bel(?) giorno, si sia trovato catapultato nell’adolescenza di suo figlio. Un bel colpo, poveretto.

Potrebbe apparire il solito romanzo che parla di giovani difficili, di genitori che non sanno che pesci prendere, di incomunicabilità… In effetti è vero, potrebbe.

A tutti gli effetti sono questi gli argomenti trattati in questo romanzo ma l’autore e riuscito a farlo con simpatia, allegria, sagacia e incredibile dolcezza. L’autore è stato un vero e proprio maestro della satira.

A tutti gli effetti potrebbe sembra un lettera di un padre ad un figlio, o forse, ancor meglio, una lettera di un padre ad altri poveri padri dove racconta quanto sia stato traumatizzante per lui sentire urlare il suo bambino, da un giorno per l’altro, quel “Ti odio”. Perché, andiamo, quale figlio non ha mai urlato quel fatidico “Ti odio” ai suoi genitori? Solo che molti si preoccupano di quanto sia sconvolgente la crescita per un/a ragazzo/a (ovvio, lo è), ma pochi si mettono nei panni di un genitore. Forse giusto qualche genitore che, come si suol dire, “ci è già passato”…

Di fatto però, come lo stesso autore mette in evidenzia con uno humour e una satira veramente fantastica, i genitori di oggi devono vedersela con qualcosa di diverso, di più complesso. Non possono semplicemente basarsi su quello che hanno vissuto, perché oggi, nell’epoca dell’impalpabile globalizzazione informatica, i ragazzi fanno, pensano e vivono esperienze diverse. Certo, i problemi legati all’adolescenza sono sempre fondamentalmente gli stessi, ma affrontarli soli fra tanti web-friends diventa una scalata quasi impossibile se non si è affiancati da qualcuno.

E che dire dei tanti “NO” che in realtà sono “SI” disperati, i silenzi carichi di messaggi, le parole non dette, le silenziose richieste di aiuto…

Tutto quello che questo Padre (che per sua stessa ammissione, non si sa come ne perché, non ha la conoscenza innata della Madre) affronta con, e per, il suo Lungo è un incredibile viaggio, un viaggio di crescita che in qualche modo coinvolge entrambi.

Padre che all’inizio si sente improvvisamente tagliato fuori dalla sua stessa famiglia, che non comprende più suo figlio e che si trova a scontrarsi con la complicità madre-figlio che sembra non aver subìto tentennamenti. Padre che ci prova, non molla, non lascia solo suo figlio. Padre che, benché ignaro del gergo giovanile, si butta e cerca comunque di comprendere il suo giovane uomo; che si sforza si capirlo. Padre che apprende, studia e si integra con fatica nel mondo ipertecnologico e tutto per aiutare suo figlio.

Ed è dolcissimo vedere come si sforza di comprenderlo, come gli sta accanto in silenzio per aiutarlo a rialzarsi tutte le volte che cade e che cadrà. Per poi finire a terra lui stesso quando, a volte, si rende conto di aver sottovalutato, o semplicemente ignorato, qualcosa che per il suo ragazzo assume proporzioni vitali.

E tra una battuta complice con suo figlio, una esasperata con sua moglie ed una perplessa con il se stesso adolescente, ci lasciamo trasportare pagina dopo pagina in questo viaggio che è l’adolescenza. Viaggio che insegna a Lungo molto sulla vita e, incredibilmente, a suo padre molto su suo figlio e sul suo mondo.

Assolutamente consigliato, una bellissima e divertentissima lettura.


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