Mio padre, nato nel 1935, viene spesso legato con una stretta fascia di contenzione (è una fascia che lega il paziente, “contenzione” è un eufemismo) in un letto che ha barriere di protezione di circa 40 centimetri su ciascuno dei quattro lati. La procedura viene applicata quando non ci sono familiari ad accudirlo. Scrivo pensando anche ad altri anziani signori che si trovano nelle stesse condizioni: legati e con barriere di protezione al letto, o comunque legati. Personalmente non vorrei che fossero legati. Ci vorrebbe personale per badare a loro, immagino. E il personale costa. Il problema si fa più ampio, politico: perché paghiamo le tasse?
Ho chiesto ai medici perché il contribuente Giulio Zignani, che tuttora paga le tasse, venisse legato: mi hanno risposto che esiste un metodo di valutazione del rischio di caduta dal letto, oltre all’osservazione diretta del paziente. Hanno proseguito sostenendo che il paziente si agita e ha già tentato di uscire.
Ieri mio padre ha ricevuto la visita di un amico, che ha chiesto al personale se non fosse possibile usare una fascia di contenzione. La risposta è stata che non ci sono a Soresina fascia di una misura più grande e che andava usata quella fascia.
La mia domanda è: mio padre ha la forza di uscire dal letto, dato che ha subito un ictus ed è ricoverato perché gli è stata prescritta la riabilitazione? Pesa circa un quintale: può realmente uscire dal letto scavalcando quelle barriere? La risposta completa si trova nella cartella clinica, che però sarà disponibile dopo la dimissione dal reparto sub-acuti del “nuovo Robbiani”, che è il polo sanitario di Soresina in provincia di Cremona.
Mio padre Giulio Zignani è stato colpito da un ictus alcune settimane fa ed è stato ricoverato all’Ospedale Maggiore di Crema in un reparto dedicato in modo specifico ai pazienti affetti dalla stessa patologia. Dopo l’ictus mio padre non riusciva a muovere il braccio sinistro e la gamba sinistra, con difficoltà anche alla parte sinistra delle labbra.
A Crema non è mai stato legato. Dopo una serie di alti e bassi durata alcuni giorni, le sue condizioni fisiche miglioravano. Nel frattempo iniziava a soffrire di incubi, ogni notte, sin dalla prima notte di ricovero. Giulio Zignani ha un carattere a volte irrequieto, non accetta facilmente le regole, agisce a modo proprio quando può, non è violento. Scherza volentieri, ama fare conversazione, dire battute e ridere. E’ ansioso, non è però tendenzialmente tetro. Non si chiude nel silenzio, semmai chiede aiuto, cerca qualcuno per parlare.
E’ stato trasferito a Soresina da più di una settimana. Quando sono andato a trovarlo l’ho trovato legato, in un letto del reparto sub-acuti. I sub-acuti sono pazienti non più in condizioni così gravi da richiedere il ricovero in ospedale. Chi viene dimesso da un ospedale può essere trasferito in un reparto per sub-acuti se ha ancora bisogno di cure, ad esempio per la riabilitazione.