23 gennaio 2012 Lascia un commento
Si inizia con la storia della famiglia Gould, si prosegue con i primi anni di vita di Glenn, uno tra i tanti bambini prodigio, forse meno degli altri in apparenza dotati di piu’ "prodigi" appunto ma dei quali non resta molto ed e’ facile comprendere che il vero suo valore aggiunto e’ insito negli insegnamenti ai quali Gould e’ rimasto fedele: essere un musicista, non un pianista.
Gould s’impegno’ nello sviluppo non di una tecnica di esecuzione ma una d’interpretazione, il che diede un forte contributo al farlo conoscere prima e meglio di altri presso il grande pubblico forse carente di cognizioni tecniche ma non di cuore.
Cio’ forse spiega quella strana idiosincrasia per la quale Gould rifiuto’ sempre i compositori romantici pur rimanendone un grande rappresentante e il motivo di un successo che continua di pari passo agli omaggi di ogni tipo a lui tributati.
Le 550 pagine del libro sono frenetiche, si spendono su una vita troppo breve seppur densa di racconti, aneddoti, tecnica, ricordi dei tanti amici e conoscenti e dello stesso Gould tramite diari e scritti ritrovati.
L’autore Kevin Bazzana e’ bravo nell’affrontare l’intero percorso con stile leggero e la cronaca diviene cosi’ confidenziale, quasi una storia raccontata davanti ad un buon bicchiere di vino.
Pur seguendo uno schema cronologico, non e’ mai rigoroso saltando avanti ed indietro nel tempo qualora servano rimandi, citazioni o ripassi in altre epoche, senza obbligare cosi’ ad acrobazie mnemoniche per un avvenimento.
Le analisi musicali sono circostanziate e particolareggiate, spesso oltre le possibilità’ del lettore medio e per questa ragione cariche di valore aggiunto. La precisione, la minuzia di certi particolari, aneddoti di piccola vita vissuta sono talvolta cosi’ precisi che verrebbe da dubitare della loro genuinita’, non fosse che un biografo quando racconta di una pietanza o di un abito indossato, non rischia certo di farsi mettere all’angolo per inezie del genere, perche’ non ritenere quindi veritiero anche il piu’ semplice dei ricordi.
Bazzana racconta un uomo, un grande artista come fosse l’amico di tutti i giorni e forte della confidenza con l’argomento non risparmia le critiche o non cela i difetti, con la sincerita’ di chi non vuole denigrare ma amplificare la grandezza, svelare le piccole debolezze, come se Gould fosse uno di noi, seppur il migliore tra noi.
Oltre ad essere un noto biografo, lo scrittore e’ uno dei massimi esperti sulla vita di Glenn Gould e l’amore e la passione per il grande artista e’ data da quelle poche e asciutte pagine conclusive che raccontano gli ultimi giorni di vita, poche come una goccia nel mare di informazioni date sino a quel momento ma e’ una scelta che apprezzo, persino dovuta per chi come Gould vive oltre la sua vita, e ad oggi e’ presente con l’infinita produzione musicale, cinematografica e radiofonica giunta sino a noi.
Credo inoltre vi sia da parte di Bazzana una specie di pudore nel raccontare la morte di Gould, una piu’ o meno cosciente incredulita’ e sgomento, come fosse una notizia da accertare e non ancora digerita a distanza di venti anni e lo capisco.
D’altro canto gran parte del fascino che Gould esercita su di me nasce dal non comprenderlo, del non riuscire a collegare i fatti della sua vita nelle tante immagini, nei tanti video, alle infinite testimonianze che ha lasciato.
Lo vedo, ascolto la sua voce e non c’e’ traccia delle piccole e grandi manie, piccole e grandi paure, piccole e grandi certezze che contraddistinguono le vicende del suo passato.
Ogni suo movimento e’ idiosincratico ma la musica no, quella e’ fissa, immobile e stanziale, stabile al centro di cio’ che egli fu e di quanto il lavoro a lui attribuito.
E’ come se l’intera sua esistenza vibrasse velocissima attorno ai tre assi spaziali sfumando i contorni e confondendo i movimenti ma il suo nucleo, la musica no, quella come roccia resta immobile, ferma per lui e per tutti noi.
Ebbene tutto cio’ e’ una spinta irresistibile verso la conoscenza di un "uomo del rinascimento", un puro nella jungla dell’ordinario che seppe battere l’eccellenza non gareggiando mai con essa, semplicemente perche’ l’eccellenza non fu mai alla sua altezza.