Oggi alla fine del secondo libro, dopo otto numeri di pubblicazione italiana, sono qui per ribadire l'ovvio, ovvero che la serie di Moore, pubblicata per la prima volta su Warrior #01 nel 1982, quindi circa 32 anni fa, è il papà del fumetto supereroistico moderno, il punto d'origine, l'alpha del decostruzionismo delle calzamaglie, l'esercizio stilistico di un autore nato grande, che coltempo è diventato un gigante, segnando inevitabilmente la storia del fumetto, con le orme delle sue inimitabili creazioni, che con ogni serie ha scavalcato a grandi passi i limiti imposti al media fumetto, dall' incapacità e dall'inettitudine di gran parte dei suoi sedicenti colleghi. Oggi non sono qui per ripetervi quello che vi ho già detto alcuni mesi fa, nell'altro articolo, sono qui per condividere con voi, alcuni passaggi tratti dall'ultimo numero, che segnano i lettori e che annunciano la visione di Moore del metaumano assolutamente avveniristica ed innovativa. Facciamo una pausa. E saliamo sulla macchina de tempo e rechiamoci in quegli anni e vediamo cosa leggevano i nostri antenati e proviamo ad immaginare l'impatto che ebbe questa serie sui lettori inglesi prima e su quelli americani poi.
Su Justice League of America #200, di Conway e Perez, i più rappresentativi eroi DC, si scatenavano in una lotta intestina pilotata dai malvagi Apellaxiani.
Sul #207 invece la Lega di Terra-1 e la Società della Giustizia di Terra-2, si scontrano per l'ennesima volta, con il temibile Sindacato del Crimine di Terra-3, nella periodica Crisis - stavolta On Earth Prime
Su New Teen Titans #21 di Wolfman e Perez, i titani dovevano tenere testa ai machiavellici piani di Fratello Sangue.
Su Spiderman #229, Roger Stern faceva scontrare l'arrampicamuri con il Fenomeno.
L'incredibile Hulk di Bill Mantlo e Sal Buscema, sul #271 di ritrovava al fianco di Rocket Racoon a vivere un avventura improbabile su Halfworld.
Gruenwald, Mantlo e Steven Grant, disegnati da un giovanissimo Romita Jr, trascinavano la Marvel, nella sacra rota del megaevento con il primo numero di Contest of Champion.
Gli Incredibili X-Men sul numero #153 (Claremont e Cockrum) vivevano l'incredibile avventura nel Califfato di Nhu Yorkh, sulla Terra-5311, uno spunto narrativo che lo stesso disegnatore riprenderà 4 anni dopo nella generosa miniserie Nightcrawler, scritta e disegnata appunto dal buon Dave.
Bob Layton, spediva Ercole nello spazio nella sua miniserie Hercules, che esiliato dal padre degli Dei, Zeus, vaga per gli immensi e gelidi vuoti siderali accompagnato dal metodico Registratore (in originale Scansman), alla ricerca della latitante maturità che la sua condizione di Dio dovrebbe comportare.
I Fantastici Quattro di J. Byrne, venivano arruolati in modo coatto dal Dottor Destino per la riconquista di Latveria, nella famosissima "This land is mine!" (Fantastic Four #247).
In casa DC, arriva Firestorm l'uomo nucleare scritto da conway e disegnato da un giovanissimo Pat Broderick.
Insomma escludendo l'innovativo Daredevil di Frank Miller, che con la sua arte stava rivoluzionando le geometrie delle tavole, e che proprio in quell'anno nel numero #181, lascia morire la Ninja Elektra accoltellata dallo spietato Bullseye.
Come potete avere intuito, non c'era molto altro di rivoluzionario nel mondo del fumetto in mutandoni.
Il mondo dei comics di quell'anno pur vantando pubblicazioni destinate a diventare dei classici come gli X-Men di Claremont (in quei mesi di nuovo alle prese con una missione stellare stavolta contro la temibile Covata) o i Fantastici quattro di Byrne, o ancora i freschissimi New Teen Titans di Wolfman e Perez era un mondo di avventure conformate, alcune belle, si ma nessuna in grado di scioccare veramente il lettore.
In questa potenza risiede il successo del Marvelman/Miracleman di Alan Moore. La decostruzione del concetto di superessere che spadroneggiava nelle serie regolari, è assoluta ed indelebile, Moore riscrive le regole del fumetto supereroistico, introducendo gli elementi classici di questo genere in un contesto iperealista, regalando ai lettori di quegli anni una visione assolutamente originale del concetto di supereroe e superpotere. Nell'ultimo numero in uscota questo mese, questa decostruzione è assoluta, il divario dalla produzione di fumetti parallela è incolmabile, il modo in cui il superuomo è creato, è controllato, è temuto, è disarmante, e la ribellione di quest'ultimo la lotta impari tra Miracleman ed i servizi segreti britannici prima e Gargunza ed i suoi lacchè dopo, è semplicemente inconcepibile per il lettore di quell'epoca.
L'ultimo albo che chiude anche il secondo libro, è ancora più bello del primo, prendete la distruzione e la ricostruzione del concetto del superanimale, così in voga negli anni '50, in Miracleman è ridotto come il superuomo del resto ad arma, concepita e creata per scopi bellici,.
Entrambi protagonisti di azioni inconcepibili per i vari Byrne, Shooter, Conway, Wolfman ecc. ecc.
Ma la rivoluzione non si ferma qui, la ricercata prosa delle sue sceneggiature, sono fuori scala anche nella produzione contemporanea di comics, le parole imprigonate nelle didascalie, sono potenti forti ed ipnotiche, Moore descrive magnificamente la fragilità di Micky Moran ed altrettanto magnificamente descrive l'aliena superiorità di Miracleman, l'epilogo della Sindrome del Re Rosso, con la risoluzione dello scontro tra Miracleman ed il suo creatore Gargunza, è l'ennesima grande prova di questo autore, che fa dei dettagli la sua arma di seduzione. Insomma per arginare questo fiume di parole che mi scorre in testa da quando ho chiuso l'albo, non posso fare altro che ribadire, semmai tra voi ci sia qualcuno ancora ignaro di questo immenso capolavoro, di recuperare tutti i numeri di Miracleman finora usciti, trovarsi un posto comodo e silenzioso e leggere un capitolo fondamentale dell' evoluzione del fumetto.
Baci ai pupi.