Mircea Eliade. Mefistofele e l’Androgine (1962)

Creato il 21 ottobre 2014 da Silcap

Mircea Eliade (Bucarest, 13 marzo 1907 – Chicago, 22 aprile 1986)

Ciò che Mefistofele chiede a Faust è di arrestarsi. Il “Verweile doch!” è una formula di precipua ispirazione mefistofelica: Mefistofele sa che nel punto in cui si arresterà, Faust avrà perduto la sua anima. L’arresto non è però una negazione del Creatore, bensì della Vita. Mefistofele non si oppone direttamente a Dio ma alla sua principale creazione, la Vita. Invece del movimento e della Vita, egli si sforza di far prevalere la stasi, l’immobilità, la morte, perché ciò che cessa di cambiare e di trasformarsi si decompone e perisce. Questa “morte nella Vita” si traduce in una sterilità spirituale; in fondo, è essa la dannazione. Colui che ha lasciato perire, nel più profondo di se stesso, le radici della Vita soggiace al potere dello Spirito negatore. Goethe fa capire che il crimine contro la Vita, è un crimine contro la salvezza.

Mefistofele e l’Androgine (PDF)


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