Il primo singolo “Tomorrow” dà bene l’idea della nuova direzione della band, non poi così diversa dai loro ultimi 2 album di studio appartenenti a un decennio, a una stagione, o sarebbe meglio dire un’epoca?, ormai lontani. E quindi forse era meglio se la chiamavano “Yesterday”, anziché “Tomorrow”. Peccato che quei Beatles c’avessero già pensato un pochino prima di loro…Il resto dell’album "Roses" è ben prodotto dal solito Stephen Street, producer storico oltre che loro anche di Blur e Smiths, però suona moscetto. La voce di Dolores è sottotono, non graffia. Una volta poteva gasare così come infastidire, con tutte le sue grida e i suoi gorgheggi particolari. Adesso risulta solo piatta.Ci troviamo di fronte a un prodotto tutto piatto, senza verve (Richard Ashcroft, cazzo vuoi? non ti ho chiamato, tornatene pure tu nei 90s!), ma non è un disco brutto. Magari fosse stato un disco brutto, almeno significherebbe che hanno osato un minimo. Invece no, è un compitino svolto con tanta diligenza quanta freddezza.
Secondo me è anche Sanremo che porta un po' sfiga...
Mi spiace parlare male dei Cranberries perché, per quanto non siano mai stati tra le mie band preferite, a loro un pochino ci sono comunque affezionato. Eppure lo devo dire: questo disco è inutile, si ascolta (anche se qualche pezzo come la conclusiva title track Roses è una vera lagna) ma non lascia traccia. Non è che da loro pretendessi chissà quale innovazione o altro. Un paio di canzoni degne di essere caricate sul lettore mp3, quelle almeno le pretendevo. Un effetto nostalgia, di quelli che ti fanno dire: “Beh, non sono più quelli di una volta, ma qualcosa da dire ce l’hanno ancora”.Invece sono proprio spenti. What a shame.I Cranberries sono tornati. È proprio il caso di dirlo senza punto esclamativo alcuno.(voto 5-/10)