Il padre gestisce la tragedia in modo freddo, ordinato, come in una catena di montaggio e in armonia con la fotografia del film; c’è solo un momento in cui si lascia andare alle lacrime. Dopo aver visto tutto il film sarà chiaro definitivamente il valore di quel pianto, forse sincero ma foriero di contraddizioni che sono troppo comuni in un modello di famiglia patriarcale bigotta. Nessun altro in casa è capace di fronteggiare la disciplina tanto rigida quanto irrazionale del padre, di reagire alle sue continue violenze psicolgiche, delle mortificazioni cui a turno madre, figlia e sorelle devono assistere.La speranza di una catarsi si fa più rarefatta man mano che ci si avvicina alla fine del film: nella prima metà si desidera che arrivi subito, vista la lentezza con cui si svolge la trama. Il ritmo della storia è infatti regolare ma compassato, i rapporti tra i personaggi emergono poco poco alla volta. Chi è la madre o la sorella di chi è una domanda senza risposta fino almeno all’ora di proiezione, ma riflettendoci a film finito è giusto che sia così: la confusione iniziale è fastidiosa, è innegabile, ma l’ultima mezz’ora di film ripaga l’attesa quasi estenuante dei restanti 69 minuti. Miss Violence, violenza senza sangue – o quasi: la peggiore.
Paolo Ottomano
Ecco la recensione su Cinema4stelle.
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