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Misteri del caso moro, parla imposimato a televideo

Creato il 14 dicembre 2014 da Marvigar4

Lo aveva scritto in uno dei suoi libri che Aldo Moro “Doveva morire”. La tesi del giudice Ferdinando Imposimato dà il titolo al testo del 2008. Ma la vera notizia è che non fu mai smentito,neanche da Cossiga o da Andreotti. Imposimato al teatro Lo Spazio di Roma,dov’è in scena “Moro, i 55 giorni che cambiarono l’Italia” con Ulderico Pesce, scritto grazie alle clamorose scoperte del giudice, parla in esclusiva a Televideo.

Se Moro fosse diventato capo dello Stato? L’Italia «sarebbe stata molto diversa. Aveva il culto dell’eguaglianza sociale e combatteva i privilegi delle caste. Il suo patto non lo voleva nessuno», risponde Imposimato. «L’indagine non mi fu affidata come per Legge, ero il giudice istruttore. Ma se ne occupò l’Ucigos, creato dal ministro dell’Interno Cossiga a due mesi dal rapimento di Moro», racconta Imposimato. «Ricevetti poi le carte, ma in ritardo, il 17 maggio, 8 giorni dopo la morte di Moro. Mai avrei pensato a un interferenza del Ministero, questo l’ho scoperto 30 anni dopo. Capii che molti documenti vennero occultati da un comitato di crisi formato da Piduisti, e ne faceva parte Pieczenik (funzionario del Pentagono), indagato ora dalla Procura di Roma verrà interrogato. Coinvolti pure Kgb, Mossad, palestinesi… Il patto storico di Moro non lo voleva nessuno». «Steve Pieczenik è accusato di concorso in omicidio. Ci furono 50 possibilità di salvare Moro,ma non c’era l’intenzione. Pieczenik disse che era un complotto ad altissimo livello»,aggiunge Imposimato, legale di Maria Fida, figlia di Moro. “Lo Stato è stato”, dice sul palco Pesce nei panni di Ciro,fratello di uno della scorta. Molto da chiarire, tante le scoperte scottanti: «Cossiga e Andreotti non vollero liberare il terrorista Buonoconte in cambio del rilascio di Moro. Ma dopo venne scarcerato perché malato. Poi, la presenza del col. Gugliemi del Sismi, in v. Fani la mattina del 16 marzo 1978. Disse che andava a casa del gen. D’Ambrosio,che abitava lì, ma smentì». Alla serata teatrale speciale,alla quale solo Televideo era presente come testata giornalistica, hanno partecipato i parenti di uno dei 5 uomini della scorta di Aldo Moro: Giovanni, figlio dell’appuntato dei carabinieri, Domenico Ricci, e il nipote 18enne che porta il nome del nonno. «Avevo 11 anni quando vidi sul giornale in edizione straordinaria l’immagine di mio padre morto al volante dell’auto di scorta.Auto non blindate; furono chieste ma mai date», commenta Giovanni Ricci, 48enne, sociologo. Di cosa bisogna avere paura? «Non conoscere la verità».

(Interviste di Mariaceleste de Martino)

http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/solotesto.jsp?pagina=161&sottopagina=01

http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/catturaSottopagine.jsp?pagina=162&regione=


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