Misteri di Lisbona

Creato il 06 giugno 2011 da Witzbalinka

Una delle proposte più interessanti del cartellone cinematografico europeo sono forse i Misteri di Lisbona, l’ultimo film del regista cileno residente in Francia Raúl Ruiz, che è considerato da molti, col permesso di Jodorowsky, il cineasta cileno più importante della storia.

Il romanziere, drammaturgo, regista cinematografico e giocatore di scacchi Fernando Arrabal (fondatore del Gruppo Panico insieme allo stesso Alejandro Jodorowsky e il pittore francese Roland Topor  nel 1962) dichiarò in un’occasione che il cinema che lui aveva diretto poteva essere definito come un cinema per i ciechi.

Dev’essere così, perché gli insegnò a guardare i film un cieco, con cui andava al cinema ogni settimana durante l’epoca nella quale viveva in Italia. Fu proprio questo cieco che, a giudicare dalla sue parole gli insegnò che L’appartamento di Billy Wilder era un migliore che il processo di Orson Welles, perché il primo era riuscito ad ottenere una maggiore sensazione di oppressione architettonica tramite la stessa tecnica di mostrare i tetti.

La conoscenza, la sensibilità e l’intuizione di questo cieco convinse completamente Arrabal, che l’unico cinema che valeva la pena fare era un cinema per ciechi e con questa intenzione avrebbe realizzato i suoi straordinari film. Il nome di quel cieco che gli mostrò il cammino era Jorge Luis Borges.

Non si può dire che il cinema sperimentale vicino al surrealismo di Raúl Ruiz fosse un cinema per ciechi, ma in qualche occasione i critici della prestigiosa rivista cinematografica Cahiers du Cinéma si rivolgevano a lui come a un cinema guercio, nel senso che tende a darci delle immagini con la prospettiva sbieca ottenuta con l’uso di diversi e curiosi prismi, trucchi e angoli di ripresa inverosimili (un po’ al modo di Welles) che denaturano la prospettiva classica. Questo non fa di lui, come ci si potrebbe aspettare, un cineasta particolarmente popolare o facile, come nemmeno il fatto che spesso sviluppa uno stile narrativo che evita i cammini retti e tende a circolare per meandri inquietanti, ragione per la quale da la sensazione che gli risultò così naturale filmare l’adattamento di Tempo Record, l’ultimo ed essenziale volume di Alla ricerca del tempo perduto di Proust, in un modo così ammirevole e proustiano.

L’audacia di Misteri di Lisbona, basata su un famoso romanzo di Camilo Castelo Branco, è trovare un deilant popolare, fatto da diverse storie incrociate e circolari che percorrono la storia di Lisbona nel secolo XIX, in quattro ore e mezza di durata e vanno alla ricerca del melodramma con la naturalezza degli eventi quotidiani. Sono stati precisamente la coscienza ed il trattamento del tempo gli elementi caratteristici del cinema di Ruiz che aspira con successo in quest’occasione, mediante l’uso del piano sequenza, tipico anche delle telenovele, a dare un ritmo alla narrazione implacabile.



Paul Oilzum

Dopo averla vista, è quasi impossibile resistere alla tentazione di cercare alloggi Lisbona e perdersi nella respirazione segreta della sempre misteriosa città del Tago.

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Tradotto da: Sodapop
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