Misteri Napoletani

Creato il 08 agosto 2010 da Gurufranc
MISTERIOSE LETTERE SI INCROCIANO
I TRATTURI, GLI STERRATI, LE ROTTE MARINE SONO UN VIA VIA DI MESSI CON MISSIVE DA INTERPRETARE- COME IL '700 NAPOLETANO-CHE SI COMBINAVA MAI NEL SOTTOBOSCO, SOTTO IL VESUVIO, SULLE ACQUE DEL GOLFO DI NAPOLI E NELLE NAVI CHE VI TRANSITAVANO AL TEMPO DI VANVITELLI?
PROCLAMA AL POPOLO DI NAPOLI MISTERIOSA: VOGLIAMO ESSERE CHIARE
anche nelle domande: GIUSEPPE CASHA MALTESE (1), chi era costui?
Premesso quanto sia estremamente rilevante comprendere il contesto in cui certi MISTERI NAPOLETANI hanno messo radici, va da se che prima o poi occorra evitare di essere indulgenti. Ovviamente parliamo dei misteri che emergono nel nostro panorama mentale e senza alcuna saccenza che lasci emergere una offesa alle sensibilità e competenze di chi legge: chissà quanti ne sanno più di noi, in ogni campo. Non potremmo permettercelo se l'obiettivo prefissato sia, come è, essere lette dai napoletani e non solo. Questo obiettivo sussiste e lo dichiariamo. Aggiungiamo: solo di questo si tratta, essere lette, ma come croniste talvolta distaccate, per riflettere insieme sulla realtà passata e magari su quella presente. Ovviamente conviene stipulare una specie di contratto con chi legge. Accade verbalmente anche nei convegni: già solo con la posizione dei corpi, con il linguaggio gestuale, in qualche maniera si creano i presupposti per la sintonia e si stipula un contratto, fatto di contatti visivi che significano condivisione, accettazione, apprezzamento. Oppure disinteresse...Qui è difficile sapere cosa accada nella mente di chi legge e altrettanto difficile è sapere cosa accada nella mente di chi scrive. Noi lo diciamo e a chi ci legge sveliamo anche altro.
In questa occasione vogliamo fare le guastafeste e dire tutto ciò che sappiamo.
Vogliamo fare le guastafeste e non edulcorare alcunché.
Vogliamo fare le guastafeste e mettere un po' di pepe in qualche posto, non occorre dire dove, per aggiungere del mordente a chi si è adagiato, accettando una visione idilliaca del passato: dal Medio Evo al '700 napoletano, dall'epopea delle scoperte geografiche e gastronomiche, come le Americhe e il pomodoro, ai Grandi Progetti vanvitelliani, per arrivare a una frase sconcertante, vera, sofferta, indignata quanto cruda, di Gian Lorenzo Bernini chiamato alla corte del Re di Francia per riprogettare il Louvre, in competizione con i grandi architetti francesi, e degli italiani del Barocco: tal Candiani e Pietro da Cortona (Barocco: fenomeno artistico ampiamente evidenziato con l'uso dispregiativo del termine e poi nobilitato, risalente ai secoli XVII e XVIII. Anche Luigi Vanvitelli, epigono del Bernini, si inscrive in questo movimento artistico, anche per epoca in cui produsse). Vogliamo dire tutto, qui e subito, senza infingimenti e senza darsi il tempo di censurarsi. Succeda quel che succeda. Siamo pronte, poi, a scoprirci il petto e farci sparare dai benpensanti. Ciò non significa non voler dare rilievo e non apprezzare le immagini platinate, gli scintillii di corte, i marmi, gli stucchi, gli ori zecchini, le ricchezze in genere e i gozzovigliamenti osceni e pantagruelici, gli abbuffamenti di corte dove anche i cani morivano perché grassi, gli schiaffi alla povertà. Ai benpensanti: non c'è da temere: nessuna crociata, nessun processo, nessuna sanzione-condanna. Crediamo saranno i primi a capire ciò che è detto in controluce. Si tratta solo di parole, solo di una prospettiva forse diversa, un po' enfatizzata, ma corretta, veritiera. Potrebbe servire a vedere con occhio diverso l'attualità e magari a trarne consiglio, giacché gli stessi grandissimi napoletani giunsero a una conclusione e spiegarono non solo con le opere, ma nella vita, come si vedevano. È la VERITÀ. È quella che emergerà dalla accennata frase di BERNINI, napoletano a tutto tondo, che a breve leggerete. AVVERTENZA: Vorremmo che questo prologo fosse preso in maniera divertita e visto come un fulmine a ciel sereno, come uno squarcio di luce nel buio. Vorremmo che la VERITÀ che stiamo per prospettare fosse vissuta pacificamente, giacché tutto accadde, come ancora accade, davanti a occhi che dovrebbero vedere e non vedono. Vorremmo anche suscitasse indignazione, ora per allora, giacché ci dice che purtroppo nulla è cambiato, e che se l'accettassimo così com'è, così come si è sviluppata, rischieremmo di non vedere ciò che accade ne di intuire ciò che purtroppo accadrà. Come ogni fulmine a ciel sereno, malgrado la lunghezza del prologo, sarà tutto brevissimo. Due minuti di lettura. Non di più. Non faremo commenti e ciò risarcirà il tempo rubato (sappiamo come sia la vera ricchezza: avere tempo libero è il nuovo e urgente bisogno. Come lo è sapere come riempirlo quando se ne ha: farlo con la Cultura è quanto di meglio si possa fare). Premesso che Luigi Vanvitelli più volte mostra sensibilità verso le maestranze e la povera gente, stavolta lo troviamo in una veste affatto diversa. Scrive, ancora una volta, al fratello sacerdote in Roma, con il suo italiano più che mai bello. Invitiamo a riflettere su come le parole rappresentino tutto sommato suoni ricevibili e decodificabili in maniera più intuitiva di quanto il tempo e la cultura abbiano poi imposto-richiesto.
Napoli 21 Febraro 1764
Carissimo fratello
Molto volentieri mi impiegarai il raccomandato Giuseppe Casha Maltese, secondo desiderarebbe Monsignore Gregorio, ma vorrei che mi indrizzasse a chi si deve raccomandare, mentre presentemente non riconosco la bussola dei venti. Rispetto me, ne puotrà sempre Monsignore esser sicuro, primieramente perché ò ambizione di servirlo, ed in secondo luogo perché ho bisogno di Scultori buoni, in quali averanno molto da travagliare, qual'or il re vorrà terminare ciò che occorrerà per il Palazzo e Giardino. Se vedete Monsignore Gregorio, riveritelo per mia parte, e portateci Checchino,a cciò lo racomandi al Signore Marchese Padre, alla Corte di Sua Maestà Cattolica.
Ieri fu la Cuccagna, né accadde niente; il grano vi è per qualche giorno, ma non per mesi, se altro non verrà. (…)
Napoli 3 Marzo 1764
Carissimo fratello
Giovedì grasso con vento tempestoso, con la sola vela del buonpresso, che è quella che precede la nave, arrivò nel Porto la nave d'altro bordo di Sua Maestà Cattolica Il Glorioso, che porta 74 pezzi di grossissima artiglieria; questa è nave di linea.(…). Io scrivo in questo ordinario a Monsignore de Roda, Ministro di sua Maestà Cattolica, ringraziandolo de favori, etc. Sabato, primo di Quaresima, possono partire i ragazzi, ma soprattutto visitino SS.Pietro e Paolo e vi facciano le divozioni. (…)
Allegata copia:
Eccellenza
Li favori compartiti da Vostra Eccellenza a miei figli e fratello, i primi de quali godono l'onor fortunato di servire Sua Maestà Cattolica, Dio guardi, mi porgono la vantaggiosa occasione d'umiliarmi con la presente a Vostra Eccellenza, supplicando voler essi e la mia famiglia in Roma, fra' quali il mio amato fratello Sacerdote D. Urbano, riguardandoli con occhio di protezione, come supplico voler accompagnare il D. Francesco con qualche lettera raccomandatizia per la Real Corte Cattolica. Dovendo questo partir subito questo giovane con la Nave da Guerra il Glorioso, che approdò in questo Real Porto Giovedì passato, con che affidato nella gentilezza di Vostra eccellenza, mi avanzo all'onor di inchinarla baciando le mani, etc.
Essendo di Vostra Eccellenza
Napoli 3 di Marzo 1764
Vostro Dev.mo et Oblig.mo Ser.re
L.Vanvitelli
Rimandiamo a un articolo successivo per la frase di Gian Lorenzo BERNINI. Tratterà della sua napoletanità Intanto meditiamo.
1- Troviamo un Giuseppe Casha sposato il 1759 con Carmina CARDONA. Doveva essere, in ogni caso, un nobile maltese. Un Luca Giuseppe Casha, invece, lo troviamo nella Rivoluzione Francese, come emerge dal Giornale della Presa di malta e Grozo.
Il quadro è di Jacob Philipp Hackert (Prenzlau, 15 settembre 1737–San Pietro di Careggi, 28 aprile 1807); pittore tedesco che fu adottato dall'Italia.
Di Alessia e Michela Orlando

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