La storia prende avvio da una rapina in banca, in seguito alla quale Lupin e Jigen si rendono conto di essere entrati in possesso di soldi falsi. Si mettono in testa di raggiuingere il luogo dove questo denaro veniva fabbricato e per caso si imbattono in una ragazza, Clarisse, che viene inseguita in auto da misteriosi uomini: i nostri ladri-eroi aiutano la giovane, salvo poi vederesela rapire davanti ai propri occhi. Lupin e Jigen naturalmente non si arrendono e, nel tentativo di strappare Clarisse ai suoi aguzzini, arrivano al famoso castello di Cagliostro, dove fervono i preparativi per un matrimonio importante che cambierà le sorti del ricchissimo staterello (e non solo). A loro si unirà l'immancabile Goemon, con la sua ascetica afasia e la sua irrinunciabile esattezza.
Lupin III. Il castello di Cagliostro ha ormai trentacinque anni, eppure appassiona e diverte come un film appena girato. In particolare, se si considerano i tempi relativamente lunghi di progresso nell'animazione, questo film ha del miracoloso per il gusto e le soluzioni che lo caratterizzano (per esempio, l'acqua, pur meno fluida, è già quella che conosciamo nei più moderni anime di Miyazaki; e perfino il taglio delle luci ha un suo linguaggio maturo e riconoscibilissimo, con il loro rivitalizzante contrasto caldo/freddo). I disegni sono, come sempre, stupendi, forse i colori sono più accesi e fiabeschi, ma lo spettatore gode di questa leggera e scarmigliata inverosimiglianza come di un'invenzione-dono del regista per il suo pubblico.
In alcune sequenze, il livello di comica burla rischia addirittura di apparentarsi ad altre famose - e diverse - serie animate televisive (io, per storia personale, penso a Yattaman, ma senz'altro ciascuno potrà trovarvi ben altro di più pregnante). È tutta questione - anche per i più restii - di sprofondare nell'avventura dell'animazione e di abbandonarsi alle sue dinamiche. Ma pochi generi cinematografici moderni affondano le loro radici con tale profondità nella più ampia e sconfinata cultura contemporanea, permettendo livelli di empatia e di riscrittura personale così diversi.