M.J. O’Shea ci presenta i luoghi del Milionario del piano di sopra – con estratto

Creato il 15 dicembre 2015 da Dreamspinneritalia @DreamspinnerIT

Oggi ospitiamo M.J. O’Shea, il cui libro Il milionario del piano di sopra è il primo Dreamspun Desires, che uscirà il primo gennaio 2016 contemporaneamente in italiano e in inglese.

Nel suo blog, M.J. ci mostra i luoghi che l’hanno ispirata, e che portano i nostri protagonisti anche in Italia. Ma lasciamo la parola a lei!

Potete trovare il post originario qui.

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Mentre stavo ideando Il milionario del piano di sopra, sapevo che doveva essere ambientato in posti che sono forse un po’ irrealistici per noi persone normali ;-) Ci sono tre luoghi principali nel libro: New York, gli Hamptons e Milano/il Lago di Como. Non è stato un dispiacere scriverne.

L’industria della moda è un po’ una protagonista del libro, quindi sapevo che parte della storia doveva svolgersi a New York. Sasha, uno dei personaggi principali, lavora nell’entusiasmante Garment District (il quartiere della moda) e vive a Alphabet City con il suo migliore amico. Adoro New York e amo scriverne tanto quanto mi piace visitarla!

La vicenda si svolge soprattutto nell’enorme tenuta vicino all’oceano di Harrison Kingsley, che si chiama Kingsley Court. La riconoscerete dalla copertina del libro (ero felicissima quando ho visto che è stata usata per la cover art!!) oppure la riconoscerete dalla serie Royal Pains se la guardate :-). In realtà si chiama Oheka Castle e ci sono centinaia di foto bellissime della proprietà online.

L’ultima ambientazione è Milano e il Lago di Como. Sapevate che gli occhiali più costosi della maggior parte dei marchi sono prodotti dalle stesse due società che hanno sede a Milano? Io non lo sapevo, ma sono stata felice di scoprirlo! Ed ecco la gita romantica nell’Italia settentrionale. Sì, grazie :-) Sasha e Harrison partono per affari, ma finiscono per passare qualche giorno nella romantica villa sul lago non lontana da Bellagio… e se vi siete mai chiesti a cosa si siano ispirati gli architetti per il casinò di Las Vegas, assomiglia un bel po’ ai posti reali.

Ed ecco un breve estratto. Buona lettura!

Per quando giunsero all’interno del cortile, Sasha era davvero senza parole. Se Kingsley Court lo aveva colpito col suo sfarzo e la sua perfezione, la villa di Marco e Lucenzo lo impressionò coi suoi colori, la sua grazia da Vecchio Mondo e una sorta di bellezza decadente che pensava non esistesse più. Aveva l’intonaco giallo chiaro, ferri battuti, un tetto di tegole rosse, un enorme cortile, camminamenti coperti e così tanti fiori e rampicanti quanti Sasha non ne aveva mai visti in tutta la sua vita. Il cortile era inondato dal sole e in lontananza s’innalzavano delle colline coperte di alberi. Sembrava una terra incantata e lui si aspettava di vedere da un momento all’altro una principessa affacciarsi al balcone e lanciare la sua treccia sul selciato sottostante.

“È incredibile,” mormorò.

“Vero. Hanno fatto molti lavori da quando sono stato qui l’ultima volta,” rispose Harrison.

Un grido di felicità infranse il silenzio assolato e due uomini accorsero ad accogliere gli ospiti. Harrison li salutò con un entusiasmo insolito per lui: li abbracciò con forza e li baciò sulle guance. Poi fu la volta di Sasha, che si trovò stretto in così tanti abbracci e baci da rivaleggiare quelli ricevuti in due anni nel mondo della moda.

Bene, bene.Benvenuti,” disse uno dei due in italiano. Aveva i capelli brizzolati, la pelle abbronzata e uno stile impeccabile. Sasha si chiese per un attimo se i due parlassero inglese. Non gli era venuto in mente di chiedere, quando aveva cominciato a fantasticare su pigre giornate trascorse sulla riva del lago. Il poco italiano che sapeva e che non aveva a che fare con la moda era molto arrugginito.

Grazie, ehm…” balbettò.

Harrison sorrise. “Non spaventare il ragazzo, Lucenzo.” Poi, voltandosi verso Sasha: “Parlano entrambi un inglese perfetto.”

“Oh. Bene.” Sasha non voleva fare la figura dell’ignorante, mostrando quanto fosse sollevato, perciò si limitò a sorridere.

Marco era di qualche anno più giovane di Lucenzo, ma perlomeno dieci anni più vecchio di Harrison. Aveva i capelli neri, spruzzati d’argento solo sulle tempie. Sembrava rilassato e felice proprio come il suo compagno, e Sasha concluse che la vita sul lago doveva fargli bene.

“Venite, cari. Abbiamo preparato qualcosa da bere e da mangiare per voi. Poi potrete riposarvi un po’. Sono sicuro che avete avuto una mattinata molto intensa.”

Lo era stata, soprattutto dopo che erano arrivati così tardi la sera prima. Ma ne era valsa la pena. Sasha non si era mai sentito così professionale, così al comando. Era stato bellissimo. Inoltre, era certo che gli occhiali scelti sarebbero stati perfetti per la collezione. Ne aveva già inviate le foto a Joanne, perché li approvasse, ma lei sicuramente li avrebbe adorati.

“È tutto fantastico. Grazie per aver esteso anche a me l’invito,” disse Sasha. Ed era davvero splendido. Su un terrazzo rotondo a picco sul lago, coperto da tendoni bianchi per tenerlo all’ombra, era stato preparato un tavolo con brocche di bibite immerse nel ghiaccio.

“Di niente, di niente. Sei un amico di Harrison, e tutti gli amici di Harrison sono amici nostri,” rispose Marco, circondando Sasha con un braccio e conducendolo verso una sedia morbida. “Mangia e bevi. Devi essere esausto.”

Dopo un pranzo delizioso, Lucenzo li accompagnò in una suite doppia con un balcone che dava sul lago proprio come quello su cui avevano appena mangiato. C’erano un salottino arioso e un grande bagno piastrellato, con una lussuosa doccia con un rivestimento in pietra. Le camere erano separate l’una dall’altra solo dall’area giorno, a cui si accedeva attraverso degli archi da cui pendevano graziose tende piuttosto sottili. Il cuore di Sasha accelerò i battiti.

“Scusatemi per la sistemazione, ma nell’ala degli ospiti ci sono i muratori che stanno sistemando il pavimento a mosaico. Sarà bellissimo tra qualche settimana, ma al momento è solo completo a metà.”

“Mi piacerebbe vederlo,” disse Harrison. “Qui è magnifico.”

Sasha annuì, anche se dentro di sé era terrorizzato dalla sua vicinanza a Harrison.

“Ora riposatevi. Quando vi sveglierete, troverete me e Marco sul lago, anche se lui ha una… come si dice… teleconferenza? Giusto?”

“Sì,” rispose Harrison.

“Sì. Teleconferenza. Tra le quattro e le cinque.”

Harrison guardò l’orologio. “Adesso sono le tre e mezzo. Vorrei lavarmi e fare un riposino. Ci vediamo alle cinque?”

“Perfetto.”

“Per te va bene, Sasha?” chiese Harrison.

Era di nuovo senza parole. Primo, Harrison gli stava chiedendo di nuovo la sua opinione, e secondo, nella suite c’erano due camere e due letti, e questo avrebbe significato passare molto tempo da solo con lui. Non sapeva proprio cosa fare.

“Mi piacerebbe vedere il lago,” rispose, ed era vero, ma avrebbe desiderato anche riposare, perché era stanchissimo.

“Vi faremo fare un giro stasera. Alla luce del tramonto è splendido,” gli assicurò Lucenzo.

Quindi Sasha si ritrovava bloccato in camera con Harrison. Nessun disagio.

“Fantastico.”

Lucenzo uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

“Quale stanza vuoi?” chiese Harrison. Sorrise, e quel sorriso fu tanto radioso quanto inusuale. Spuntò sul suo viso come il sole, trasformandolo da un uomo bello ma freddo in una delle creature più magnifiche che Sasha avesse mai visto.

Probabilmente lo aveva visto sorridere con quella spontaneità solo tre volte in tutto. L’Harrison disponibile e rilassato a cui si stava lentamente abituando da quando erano atterrati in Italia e l’amichevole versione vacanziera nella villa dei suoi amici non corrispondevano all’uomo che imperversava nel suo atelier, insultando i dipendenti. Non ci arrivava nemmeno vicino.

“Non importa. Sono entrambe bellissime.”

Harrison indicò quella a destra. “Allora prendi quella con la vista sul lago più ampia. Io sono già stato qui molte volte.”

“Va… va bene.” Portò il proprio bagaglio in camera e chiuse la tenda semitrasparente.

“Ti suggerisco di tenere le finestre aperte. Niente aiuta a dormire di più della brezza del lago.”

Un’ora più tardi fu svegliato dal tocco gentile di una mano sulla spalla.

“Vuoi farti una doccia prima dell’aperitivo? È stata una giornata molto lunga.”

Era disorientato, ma lo sciabordio dell’acqua contro le rocce del lago e il pavimento inondato di sole gli riportarono tutto alla memoria. Bellagio. Il lago di Como. Harrison.

“Sì. Scusa, sono un po’ intontito. Una doccia sarebbe l’ideale.”

Sasha si alzò e barcollò, ancora stanco a causa della lunga giornata e del jet-lag. Harrison lo afferrò in tempo, ma quando lui sollevò il viso, quello dell’uomo era solo a pochi centimetri dal suo. Sapeva di un profumo fresco, umido e caldo, come se si fosse appena lavato, e un sorriso generoso gli illuminava il volto.

“Oh, scusa.” Sasha si leccò le labbra, cercando di far finta che i loro visi non fossero così vicini. Cercando di far finta che, per un attimo, non avesse pensato di baciarlo.

“Non ti preoccupare. Ti aspetterò, così non perderai la strada fino alla terrazza.”

Proprio quello che gli ci voleva. Essere bagnato e nudo in una doccia sapendo che Harrison si trovata dall’altra parte di una porta in vetro satinato. Una porta molto costosa con maniglie di legno intagliato, ma pur sempre di vetro.

Sasha si lavò in fretta e furia, indossò un paio di pantaloni leggeri e una delle sue camicie migliori e tornò da Harrison in soggiorno.

“Pronto?” chiese Harrison. Sasha si chiese se la sua voce fosse davvero più roca del solito o se fosse solo frutto della sua immaginazione.

“Sì, sono pronto.”

Il milionario del piano di sopra – Copyright @M.J. O’Shea

Traduzione di Emanuela Cardarelli

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