Maestosi galeoni, temibili corazzate, potenti rompighiaccio, scenografiche caravelle e agili giunche. Nel campionario delle invenzioni umane per solcare le acque, con finalità di pace o guerra, c'è anche un natante che deve restare in secca, anzi sottoterra. È la barca solare del faraone egiziano Cheope, costruita per traghettare il suo potente passeggero dalla vita terrena a quella eterna. Non basterebbe un'intera esistenza per vedere le meraviglie frutto dell'ingegno dei maestri d'ascia e dei cantieri navali sparsi nel mondo. Soprattutto perché nella lista compaiono imbarcazioni irrimediabilmente perdute negli abissi o distrutte dal fuoco. Miti del mare spesso sopravvissuti nell'immaginario collettivo, per merito di ricostruzioni letterarie o cinematografiche. Eppure, un modo di vedere e toccare con mano queste meraviglie esiste. È sufficiente visitare la collezione dei più svariati natanti, riprodotti fedelmente da un modellista nato a Genova e sardo di adozione. Si chiama Ivano Seghettini, ha 74 anni e da oltre 20 vive a Capoterra assieme alla moglie Maria Pia e ai due figli, uno dei quali, Leandro, ha ereditato la passione paterna. La sua vita è comune a tanti altri operatori specializzati, giunti in Sardegna con le aziende appaltatrici delle raffinerie Saras, ma il suo hobby ne fa un uomo del tutto speciale. La passione comincia quando era un bambino di sei anni e modellava col temperino gli aerei da combattimento, gli stessi che durante l'ultima guerra schiacciavano le bombe sulla sua città.
Ben presto l'interesse per gli aerei cedette a quello per le navi. Complici gli studi di macchinista compiuti all'istituto nautico del capoluogo ligure che consentirono a Seghettini di lavorare nella grande industria metalmeccanica come capocantiere e, successivamente, supervisore. Anni caratterizzati da un duro impegno, che affinarono la sua capacità di osservare dettagli, meccanismi e materiali. Nel 1992, poco prima di andare in pensione, arrivò un inaspettato segno del destino. Nella sua casa nativa, a Genova, trovò un'attrezzatura completa per il modellismo, acquistata dal fratello e mai utilizzata. C'erano trapani di varie misure, frese, lime, calibri e tanto altro. Mise tutto dentro una cassa e ritornò in Sardegna, ansioso di mettersi alla prova. Grazie al suo lavoro, il disegno, potè destreggiarsi bene nella progettazione e costruzione, aiutato solo dei progetti originali.
I modellini, infatti, sono realizzati in scala seguendo fedelmente i disegni delle navi vere, raccolti e diffusi da numerose associazioni di settore i negozi e siti Web specializzati. Nel mondo, il modellismo di qualità è molto praticato e, periodicamente, un po' dovunque, si tengono concorsi e mostre. Alcune manifestazioni si sono svolte anche in Sardegna e proprio in quelle occasioni è emerso il talento di Seghettini, salito sul podio al concorso nazionale della lega navale bandito ad Olbia dalla sezione locale, e in quello organizzato alla fiera di Cagliari. Per incentivare il confronto e la crescita degli amanti del modellismo navale, a Sestu è sorta un'associazione di cui Seghettini è presidente. Nel cagliaritano i modellisti sono una quindicina, gente che lavora per se stessa e non ama troppo mettersi in mostra. Nei progetti delle navi vere, non sempre i dettagli sono precisi al 100%, allora occorre fare ulteriori ricerche sui libri o su Internet o, più semplicemente, lavorare di ingegno. Una trafila che Seghettini conosce perfettamente, dato che prima di costruire un nuovo modello dedica vari giorni ai preliminari.
Seguono il progetto, elaborato nell'arco di una settimana, e la meticolosa stesura della lista dei materiali necessari. In primo luogo i legni pregiati (essenze di noce o mogano), poi i materiali metallici e infine quelli di plastica stoffa e corda. A quel punto comincia il lavoro al tornio, perché nessuno degli elementi necessari per le sue imbarcazioni è reperibile tra quelli già pronti in commercio. Tutto viene prodotto a mano, compresa le vele e le sartie cui provvede la moglie, esperta di cucito e uncinetto. La costruzione vera e propria può protrarsi settimane o mesi. Per lavorare indisturbato, Seghettini ha rivoluzionato la sua casa: una stanza è stata trasformata in laboratorio, e un'altra è destinata a una mostra permanente. Niente è lasciato al caso, il resto lo detta l'esperienza. Così, giusto per fare un esempio, le scritte sulle vele vengono cucite con appositi inserti di stoffa policroma, in quanto il colore passato col pennello non produrrebbe gli stessi effetti. Per scrivere sul legno si usano, invece, bande di adesivo colorato. Seghettini non si commuove facilmente, eppure si coglie una vaga tenerezza quando descrive la sua opera prima: un agile e veloce vascello da carico inglese, il Peregrine Galley, varato nel diciassettesimo secolo in Nord America. Salpò per l'ultima volta il 28 dicembre 1761 e da quel momento nessuno ne seppe più nulla. Colò a picco da qualche parte, portando in fondo al mare 800 persone. Il modellista spiega che le vicende di un'imbarcazione incidono molto sulla scelta di progetti.
Chi pratica questo hobby, un tempo passatempo di marinai costretti a terra dall'età avanzata, ama il mare e le sue sfide. Innanzitutto, realizzare mezzi capaci di superare le tempeste e giungere indenni in mondi remoti, oltre il confine dell'orizzonte. Per la verità, i modellini non sfidano mai le onde, tuttavia navigheranno ugualmente nell'immaginazione dei costruttori e di quanti andranno ad osservarli. La storia della marineria mondiale, purtroppo è costellata di avventure finite male, come quella del Peregrine Galley, che il modellista di Capoterra ha realizzato due volte su scala diversa. Mentre la prima è diventato un dono di nozze, l'altra compare nella sua collezione personale dove si contano attualmente 72 navi di tutte le epoche. Solo pochi altri modelli hanno lasciato la casa di Capoterra: una barca a remi, donata al museo di Villanovaforru; un Luat per la pesca di fiume, regalata ad un'ammiratrice di Pula; una biremi destinata al museo archeologico di Villanovafranca, e due barche di epoca nuragica che girano in mostre itineranti e sono custodite da Pierluigi Montalbano. Quasi tutti i modelli riproducono navi del passato, anche se non mancano imbarcazioni moderne e perfino sottomarini.
Del tutto particolare la barca solare di Cheope, venuta alla luce a metà del secolo scorso in una fossa alla base della piramide omonima. Gli archeologi hanno impiegato 14 anni per rimettere insieme i suoi 1224 pezzi e poterla ammirare nelle sue dimensioni reali: lunga 43 m, larga 6 è pesante 44 tonnellate.ho Un’altra imbarcazione cara al suo costruttore è la Gorch Foch. Si tratta di una nave scuola tedesca costruita in due esemplari, entrambi colati a picco con numerosissime vittime: rispettivamente 600 e 300. Vicende più fortunate per le caravelle con cui Cristoforo Colombo scoprì l'America: la Pinta, con le sue vele quadre; la Santa Maria, che in realtà era un Nao a tre alberi; la Nina, dotata di un'attrezzatura latina pura. Alla leggenda appartengono ormai anche i mitici vascelli Bounty e Victor. Altri scenari accendono la fantasia quando ci si sofferma sul più potente rompighiaccio del mondo a propulsione nucleare, varato dall'unione sovietica nel 1959. Nel sacrario in miniatura della vita in mare, creato da Seghettini, c'è ampio spazio per altre navi gloriose, che battono bandiere di varie nazionalità. Inglesi come la Sovereign of the Sea, francesi come la Orenoque da 2568 tonnellate, e naturalmente italiane, tra le quali spiccano le eleganti navi scuola Amerigo Vespucci e Corsaro, ed un superbo esemplare di cocca mediterranea.
Quest'ultimo è un mercantile dalla forma arrotondata, che esibisce la sua caratteristica coffa in testa all'albero. Che dire, poi, dell'agile e robusta giunca cinese dotata di velatura particolare per sfruttare meglio la forza del vento d'oriente? L'elenco potrebbe continuare in una sorta di viaggio tra tempo e spazio, con uno sguardo che abbraccia le idee, le speranze e le vicende di tanti uomini e altrettante donne. Nel laboratorio di Capoterra balzano agli occhi, infatti, i risultati della perizia umana, puntualmente riprodotti da quel singolare navigatore che è Seghettini. Sommerso da lime, pinze, punteruoli, morsetti, compassi, squadrette e tanti barattoli di colla, Ivano Seghettini sogna un nipote al quale trasmettere un'arte che stimola l'immaginazione: viaggi alla scoperta di mondi lontani, battaglie tra vascelli, pesche miracolose, ricchezze da traghettare, e ghiacci nei quali penetrare.
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