Dopo il successo nella sede del Palazzo Reale di Milano, la mostra “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti” ha preso posto nell’affascinante location del Palazzo Cipolla, in via del Corso a Roma, che la ospiterà fino al 6 aprile.
Si tratta di una mostra che intende ricreare la magica atmosfera, pregna di vitale spirito artistico, dei sobborghi della Parigi anni ’20.
E vi riesce magistralmente.
L’audioguida, consigliata, non si dimostra affatto invadente. Accompagna e delizia l’intero percorso con curiosi aneddoti, musiche scelte e frequenti versi del poeta Apollinaire, legando le arti visive alla musica e alla letteratura e stringendo in un pathos passionale il percorso espositivo.
Ed è proprio il sentimento della passione a fare da padrone sulle opere esposte. Opere di artisti che si trovano a dipingere nel difficoltoso periodo a cavallo tra le due guerre, dove tutto è miseria e disperazione e nonostante ciò, nonostante l’orrore e le persecuzioni che molti degli artisti stessi, spesso di origini ebree, si sono trovati a fronteggiare, non è mai venuto a mancare il loro amore intenso per la loro arte e la necessità di esprimerla nel modo a loro più congeniale, fuori dal tempo e dalla barbarie dilagante.
Dagli eloquenti cieli rannuvolati dei paesaggi di Utrillo, dai nudi femminili di Suzanne Valadon, con la pelle cangiante come fosse di madreperla, ai folli ritratti di Soutine, con un “Uomo col cappello” il cui sfondo giallo gronda colore fino a ricoprire le spalle del soggetto, fino ad arrivare ai sublimi Modigliani, le cui donne non hanno certo necessità di essere presentate, su ogni opera regna la forte personalità del suo autore.
Autori “maledetti”, poiché, al solito, soltanto il tempo è potuto accorrere nel rendergli le meritate ragioni, la cui follia urla dalle tele, a non accettare un mondo che non aveva nulla a che fare con l’immensità che portavano dentro.
Il grido dell’uomo moderno, folle, all’epoca, incredibilmente lucido, oggi.
Written by Francesca Lettieri