Forse non è molto verosimile. Non sono capace di rendere in maniera onomatopeica gli accordi di chitarra che si sviluppano con inerzia, quasi in maniera annoiata, sbadigliando. Si piegano su sè stessi, nota dopo nota, appoggiandosi tra di loro, come delle caselle di un domino che cadono l'una dopo l'altra. Seguono un flusso, si adeguano, perchè nella vita ci si abitua a tutto, o quasi. Il quasi è per il volume, l'irruenza, lo spessore che iniziano a assumere da un momento in poi, come a volersi liberare da quella costrizione che le obbligava a seguire un'andatura che non sentivano più loro. E parte la furia. O forse è rabbia mista a delusione, non lo so. C'è un impeto, qualcosa che è sfuggito al controllo, che non si può più negare, come se una forza interiore si fosse manifestata e avesse iniziato a affermare la propria indipendenza. E nella mia testa quel ta ta ta ta ta ta tannnnnn diventa un po' più caotico, la testa inizia a ondeggiare, e a perdersi nel rumore.
Per me ta ta ta ta ta ta tannnnnn è la guida che devo seguire, il punto di riferimento che poi torna a calmarsi e a tornare alla routine dell'inizio. Lo riconosco, e penso eccolo qui, come prima rinchiuso di nuovo, consapevole del proprio momento di gloria e di espansione, pronto a tornare nelle fila. Come se niente fosse mai successo.
Balthazar Smith
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