Molestie sessuali alle donne in divisa, un altro primato italiano

Creato il 23 gennaio 2011 da Lalternativa

Quando la piaga del nonnismo nelle Forze armate, sia pure di soli professionisti, non è stata affatto debellata, il crescente numero di donne in uniforme mette la società di fronte ad un fenomeno nuovo e preoccupante: quello delle molestie sessuali. 

Sono stati 11 i casi registrati nel 2009, secondo l’ultima “Relazione sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell’organizzazione delle Forze armate”, consegnata in questi giorni dal ministero della Difesa al Parlamento.

Nell’anno preso in esame si è verificato un solo caso di nonnismo che ha interessato due volontari in ferma annuale dell’Esercito (autore e vittima). Il responsabile è stato segnalato all’autorità giudiziaria e, poi, è stato posto in congedo illimitato per scadenza della ferma prefissata. Nel 2009 c’é stato anche un caso di “abuso d’autorità contro inferiore”, commesso da un caporal maggiore scelto nei confronti di 15 caporali in ferma annuale. Si tratta di un atto che, seppure paragonabile al nonnismo, non può essere assoggettato alla disciplina prevista per questo fenomeno perché la normativa qualifica come ‘atti di nonnismo’ solo quelli compiuti da militari più anziani nei confronti dei più giovani, ma con lo stesso grado, o appartenenti allo stesso corso o blocco. C’é infine stato un “atto di vessazione” (catalogato come  ”scherzo lieve”, anche questo non configurabile come nonnismo) compiuto nei confronti di un allievo ufficiale afgano da parte di tre graduati dello Squadrone eliportato Cacciatori di Calabria, ‘coadiuvati’ da un militare dello stesso reparto e da altri 5 dello Squadrone Cacciatori di Sardegna. Anche per questo caso è stata interessata l’autorità giudiziaria.

Questi casi e la maniera in cui vengono affrontati e classificati, dimostra ancora una volta l’arretratezza culturale in cui vive e lavora il mondo delle Forze armate in questo Paese. Praticamente, non si fa un’analisi sociologica dei fenomeni, quasi sempre atti di prevaricazione fisica o psicologica molto violenti e gravi, spesso a danno di ragazzi molto giovani. E si archivia sempre ogni questione come ”scherzi” troppo gliardici da poter essere perseguiti penalmente.  

Nessuno considera mai, d’altra parte, che una parte (piccola o grande non lo sappiamo) dei giovani che sceglie di diventare militare professionista, lo fa solo perché non trova altro tipo di occupazione. Magari il lavoro per il quale ha studiato molti anni. Lo spirito di Patria, caso mai, si insinua nell’animo del militare dopo alcuni anni di stipendio, ed è qualcosa che somiglia alla gratitudine. La stessa gratitudine che lo Stato italiano dovrebbe conquistarsi perché sa offrire ai suoi ragazzi la possibilità di realizzare i loro sogni anche senza impugnare un fucile. Ma, ahinoi, non è così da molti anni. 

Ma torniamo al nonnismo e ai casi che il rappoto cataloga come tali: dai 153 casi segnalati nel 2000, il numero è sceso progressivamente e nel 2006 e 2007. Nel 2008 non si sarebbe avuto nessun episodio. Solo uno nel 2009. Questo, secondo il ministero della Difesa, “a dimostrazione della risoluta azione di vigilanza posta in essere quotidianamente da tutti i livelli della catena di comando per prevenire e scoraggiare qualsiasi atto di prevaricazione e di vessazione”. Un’attenzione che la Difesa non pare stia mettendo anche per salvarela vita ai nostri militari in Afghanistan, i quali continuano a morire in cause sempre più assurde e misteriose.

Tuttavia, a preoccupare il nostro ministro della Difesa ora sono  ”fatti e situazioni riconducibili al mobbing e alle molestie sessuali”, fenomeni sostanzialmente nuovi per il mondo militare e che vengono “attentamente monitorati”, “allo scopo di fornirsi di idonei mezzi di salvaguardia e contrasto tesi sia alla miglior efficienza delle strutture che alla tutela del personale”.

Nel 2009 sono stati segnalati un caso di mobbing e ben 11 di molestie sessuali, tutti all’esame della magistratura. La Relazione consegnata dal ministero della Difesa al Parlamento non entra nel merito dei singoli episodi, sui quali non vengono forniti particolari. Si sottolinea però che su questi fenomeni deve esserci particolare attenzione, considerato soprattutto che il numero delle donne nelle caserme è in continuo aumento. E dunque, si legge, “seppure il fenomeno del nonnismo sembra debellato (ma quando mai, ndr), si ritiene che l’azione di prevenzione e di contrasto contro qualsiasi episodio di sopraffazione fisica e morale all’interno delle strutture militari continui con livelli di attenzione elevati, in modo da cogliere sul nascere anche altre forme di comportamenti devianti (con particolare attenzione all’aspetto relativo alle molestie sessuali), direttamente connessi ad una sempre maggiore presenza di personale femminile nelle Forze armate”.

Noi avremmo un’idea di altri luoghi dove simili regolamenti, anzi più severi, andrebbero applicati alla lettera.


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