...specie di fiume. Ieri, infatti, ho partecipato alla 30ima edizione della Vivicitta', a Firenze, dove la distanza era sui 21 km della mezza. Il mio rapporto con la corsa e' sempre di odio-amore, e questa dicotomia prosegue, curiosamente, nel dualismo Bologna-Firenze. Da vero bolognese non ho mai avuto simpatia per i fiorentini, sempre pronti a fare i simpatici, spesso a sproposito, con quella battuta sempre in bocca cui ridono solo loro.
Certo, rimango sempre affascinato quando vado a Firenze, la bellezza dei monumenti (non che Bologna sia da meno, ma -si sa- il turismo organizzato privilegia la citta' toscana e Venezia, saltando a pie' pari la nostra Dotta) rapisce, decisamente, con quella sequenza Duomo-Palazzo Vecchio-Santa Croce che stordisce. Specie se ci stai correndo, come mi e' successo ieri, per la terza volta (dopo Maratona 2011, DJTen 2012 e ieri, appunto, nella mezza).
Non avevo aspettative. Come oramai mi ripeto sempre negli impegni podistici. I piedi possono rovinarmele in qualunque momento, quindi prendo quello che il fisico mi consente. Prima del via rendez vous con Gianluca e cognati, alla loro prima mezza. Giustamente Gianluca rimarra' con loro, io devo andare: ho bisogno di risposte.
E dunque partenza nelle retrovie, all'inseguimento dei palloncini rosa (pacers delle 2h00), raggiunti in 3 km abbastanza agevolmente. Un passo sui 5.40/km (anche questo abbastanza forte, dato che negli ultimi tempi le mie corse sono state molto rare), pero' la tenuta c'e'. La temperatura e' ideale, solo un vento fastidioso (inusuale, anche) cui correrci contro affatica. Correre dentro Firenze e' sempre un'esperienza mistica, con lastroni che si alternano all'asfalto, case antiche, custodi di chissa' quali segreti, si alternano a monumenti imperituri, voci aspirate si mischiano a parlate esotiche. Nel mezzo, un "Ciao ragazzo!" di un mio compagno di squadra, Sergio, rivisto all'arrivo.
I pacers sono una brutta razza, comunque. Tengono un passo leggermente piu' forte della media giusta perche' ai ristori camminano (e va bene), ma se si accorgono che sono in ritardo, sono guai. Ovviamente questo avviene nel momento peggiore, fra il 15imo e il traguardo, e allora il passo si appesantisce, la postura si ingobbisce, l'urlo si alza e la fatica aumenta in maniera esponenziale. Io, che mi ero preso quanche decina di metri di vantaggio dopo il decimo chilometro (mi sentivo bene), mi sono visto raggiungere e -per un po'- superare dal gruppone, ma poi l'orgoglio ha avuto la meglio e sono riuscito ad arrivare davanti.
Finalmente 21 chilometri senza problemi, i piedi sopno rimasti silenziosi e mi sono potuto godere una mezza tutta di corsa. Dopo la corsa ho potuto fare la doccia grazie alla comprensione dell'hotel Centrale, un 3 stelle (strette!) in residenza storica, fra la stazione ed il Duomo, e un'ottimo pranzo da Gli Antellesi, con menu fisso ma quantita' enormi.
Dal 24 marzo a ieri, tanto nuoto. Una corsa a Pasqua e diverse uscite in bici: due delle quali da Castel San Pietro verso Sassoleone (qui, qui) e una puntata in Romagna sul percorso del mostro (il Challenge) qui.