Un'importante lezione di eresia viene dalla scoperta del trentasettesimo vangelo, proprio l"Ipsissima Verba", in calce a L'Eretico (Longanesi, 2012), che pure alcuni estimatori del romanzo mi hanno confessato di non aver letto. E' il Vangelo, cioè l'Annuncio, che l'uomo Gesù detta direttamente al suo più fidato e primo seguace, Al Sayed Nasir-ud-Din, sepolto insieme a lui a Srinagar, nell'India settentrionale. E' significativo il fatto che sia stata da qualcuno trascurata la parte più sconvolgente de L'Eretico, forse quella che dà la giustificazione alla stessa stesura del romanzo.
La paura di togliere il velo alle cose è molto umana, in quanto l'uomo teme la sorpresa, più che cercarla. Ha più paura di trovare un ragno che un gioiello anche dentro a uno scrigno. Approfitto pertanto proprio di questo spazio per invitare chi non l'avesse ancora fatto a leggere l' "Ipsissima Verba".
Il messaggio di fuoco e rivoluzionario del trentasettesimo vangelo, utilizzando un linguaggio della moderna politica, in cui l'uomo Gesù si può dire che illustri il suo programma, ha una piena e assoluta validità ancora oggi. Al suo confronto il messaggio grillino appare vecchio e borghese, moderno come poteva essere il D'Annunzio alla fine della prima guerra mondiale, in realtà decadente espressione dell'antipoltica che doveva spianare poi la strada al fascismo.
Non solo valido ancora oggi, ma di una semplicità elementare, se ci si sofferma sulla magia delle parole espresse da Gesù. Quando egli dice che "chi non fa del male commette peccato" lasciando a bocca aperta i suoi seguaci, non fa altro che ribadire l'unico vero comandamento, accettato anche dai vangeli canonici. Ovvero: amare il tuo prossimo.
Infatti "non fare del male" non significa "fare il bene", che è appunto l'unico comandamento. Quindi "chi non fa del male" commette peccato, e ovviamente è più grave ancora la colpa di "chi fa del male".
L'altra rivoluzione, che riguarda non la coscienza, ma la vita sociale, è il rovesciamento della antica legge dei padri, che Gesù stesso chiede di essere rivista e riletta altrimenti destinata a diventare pietra illeggibile. Dice l'uomo Gesù: "è il momento che sia la legge ad adeguarsi all'uomo e non viceversa": nel senso che sia la giustizia tra gli uomini a modellare la legge e non sia questa a imporre un modello di giustizia. Se la legge non è giustizia, non va rispettata. Mutatis mutandis è il principio della Corte Costituzionale...
Un'ultima osservazione riguarda proprio l'uomo Gesù e non la sua natura divina.
Se si fosse mai dichiarato Figlio di Dio (la traduzione più corretta alla famosa domanda non è "tu l'hai detto", ma "lo dici tu", che nega e non che afferma), il Sinedrio, che ne aveva la facoltà, concessa dall'autorità romana, avrebbe potuto condannare Gesù per blasfemia, senza portarlo da Pilato. Invece mai, nemmeno da testimoni, venne fuori che si fosse proclamato Dio, altrimenti il Sinedrio stesso avrebbe potuto giudicarlo e condannarlo, e in silenzio, come sempre preferisce il potere. Lieto di un contraddittorio, che è sempre un momento di confronto e che aiuta ad evolverci,
Carlo A. Martigli