Momenti di Eresia di Carlo A. Martigli - secondo appuntamento

Creato il 02 giugno 2012 da Ilibri
Vi siete mai chiesti per quale motivo Germania e soprattutto Francia tengono così tanto ai cosiddetti piani di salvataggio della Grecia? Non certo per amore della cultura antica di cui l'occidente è debitore. E nemmeno per una sorta di dovere morale, in quanto, in primo luogo, la finanza non ha morale, e l'unica etica che conosce è autoreferente. Prima il denaro poi l'umanità.  Io me lo sono chiesto e improvvisamente ho visto davanti a me la scena di un gruppo di usurai che vedono il loro debitore che sta morendo. E' un sogno, naturalmente, mai oserei paragonare gli stati europei forti a dei cravattari. Questi signori si preoccupano per la sua salute, perché se muore il loro credito salterà e ci rimetteranno i soldi prestati. E allora lo tengono su con delle flebo, lo tengono in agonia, magari gli promettono altri prestiti se recupererà la salute.  Ritorno alla realtà e vedo che secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali le banche tedesche hanno crediti verso la Grecia per 34 miliardi. La Francia per 57 miliardi. L'Italia per 6 miliardi (poco meno di un terzo di tutta la recente manovra finanziaria).  Insomma l'Europa dei grandi ha complessivamente crediti per oltre 200 miliardi. La Grecia non deve morire, se dichiara default, come recuperemo i nostri crediti? Ritorna la visione in cui il debitore, in un ultimo sussulto di orgoglio e indipendenza, si suicida. Gli usurai piangono miseria. Il sogno finisce, di fatto è un lieto fine.  E nel tornare alla realtà vedo invece la Grecia che esce dall'euro, dichiara bancarotta e non paga i debiti. Come l'Argentina un ventennio fa. Con il turismo e i prezzi a terra, nel giro di qualche anno si riprende. E i greci vivono meglio, nessuno più è licenziato, nessuno si suicida e le frange nazionaliste e fasciste tornano nelle fogne dove allignano sempre, pronte a uscire quando la politica si rifiuta di usare il buon senso.  Kalimera, buongiorno Grecia. Anche noi siamo un paese turistico.   Carlo A. Martigli Tweet