Juliet ha detto...
Perché in molti dei tuoi post nuovi si parla delle tue avventure col cesso? :D
01 dicembre 2011 21:34
pesa ha detto...
@Juliet: Eh perché ci passo molto tempo, un giorno avevo fatto un piccolo calcolo, messo nero su bianco sul blog, ed è risultato praticamente che ho passato circa 6 anni della mia vita seduto sul cesso. Checcevofa'!?
01 dicembre 2011 22:10
Domanda intelligente quella della giovane Juliet.
E risposta ancora più intelligente la mia. È vero, scrivo tanto sul cesso perché effettivamente ci passo tantissimo tempo. Trovo rilassante leggere il giornale con le chiappe comodamente posate sulla fredda plastica (o marmo talvolta) del water, e questo è solamente uno dei tanti motivi che mi portano ad affrontare questo spigoloso argomento. Effettivamente però nella mia risposta, e nel vecchio post (poi andando a rileggere ho scoperto che gli anni sono 9!) scritto più di un anno e mezzo fa, ho commesso un piccolo errore: non ho tenuto conto degli anni degli anni di scuola.
Il bagno della scuola rappresenta una tappa fondamentale per qualsiasi essere umano di sesso maschile. Nel mio liceo, una volta attraversata quella lugubre e mal ridipinta porta grigia, si accedeva ad un altro mondo in cui i poteri di docenti, preside, e in particolar modo bidelli, decadevano. I padroni erano gli studenti.
Per entrare a far parte di questa élite non era sufficiente essere dei semplici scapestrati alunni, bisognava avere un minimo di carisma e soprattutto coraggio. Il tutto iniziava al ginnasio. Durante i primi due anni di scuola superiore, quando la porta era chiusa, ci si pensava due volte prima di varcarla. Da dentro il bagno infatti provenivano, oltre alla classica puzza di sigaretta (e nei casi migliori erba), urla e risate, scontri e dibattiti, dei ragazzi più grandi, quelli che tenevano le redini del piano, e allora, in preda alla pienezza della propria vescica e alla paura di essere soggiogati da questi "irraggiungibili" personaggi, si correva ai bagni degli altri piani, sperando di trovarli deserti; addirittura, quando proprio non era giornata, si arrivava a girare tutta la scuola.
Il grande passo veniva compiuto al liceo: si diventa maturi; le materie iniziano ad assumere nomi altisonanti e importanti come "filosofia","biologia"; i docenti cambiano e iniziano ad essere gli stessi di quei ragazzi più grandi prima citati. E quindi si aveva un terribile fardello da condividere con le altre classi, e niente fa legare le persone quanto un male comune.
Ma il passo per la conquista del bagno è ancora lungo.
Non bisogna essere sfacciati e dar per scontata la propria "ammissione", si deve infatti iniziare magari con timidi ingressi, con qualche saluto, uno sbuffo o una lamentela, e piano piano vedrete che si noterà qualche cambiamento: le domande sul comportamento che assumono i docenti con la tua classe - per verificare la presenza di qualche favoritismo nei vostri confronti da parte di quegli odiosi uomini di mezza età e donne in meno pausa - diventano oro per la tua accettazione; le battute e i modi stravaganti di alcuni insegnanti posso essere ottimo materiale per l'avvio di una conversazione; e così via, finché non arrivi a passare le ore di "filosofia" o "biologia" in bagno. Tanto i professori non facevano nulla di diverso se non ripetere pari pari ciò che c'era scritto sul libro.
Passano inesorabilmente gli anni, e pian piano sei entrato a far parte di quell'ecosistema in cui non esistono regole scritte o padroni, ma sai che il rispetto è fondamentale come altrettanto lo sono la condivisione e l'insofferenza nei confronti di quelle maledette cinque ore giornaliere di reclusione scolastica. Di una cosa però sei certo: non avrai timore nell'ammettere che una piccola lacrimuccia, quel lontano 1 luglio 2006, è scesa dal tuo volto, mentre con aria nostalgica guardavi per l'ultima volta quella porta grigia mal ridipinta.
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