Diane lo riprende con sé per un ulteriore tentativo ma il rapporto con Steve è veramente fuori da ogni schema nonostante la presenza della vicina balbuziente Kyla che costituisce una sorta di terzo polo magnetico per smussare tutte le tempeste che si scatenano tra i due...
Non conoscevo il cinema di Xavier Dolan, da qualcuno definito il regista bambino, prima di questo film , ma anche senza vedere gli altri suoi film non posso fare altro che inchinarmi di fronte a un tizio che a 26 anni ( ma quando ha fatto Mommy non ne aveva neanche 25) ha un curriculum così nutrito come il suo , sia come film diretti che interpretati.
E , a vedere questa sua ultima opera, il ragazzo ne ha di cose da dire: animato da una generosità narrativa difficile da riscontrare altrove , Dolan racconta un rapporto madre / figlio che più che una normale dialettica tra esponenti di diversa generazione , sembra essere la tempesta perfetta, un irripetibile conglomerato di perturbazioni che insieme determinano il caos totale.
Diane è una madre single che sopravvive più che vivere: piacente e sa di esserlo, dal look aggressivo e giovanilistico a tutti i costi deve fare i conti con una quotidianità che è poco generosa con lei e un figlio di cui ha paura.
Paura perché sa di non conoscerlo completamente, sa che l'accesso ai più profondi recessi della mente di Steve le è sostanzialmente negato, con un rapporto sempre in bilico tra amore e odio.
Steve ha problemi relazionali , psicologicamente è un campo minato in cui se tocchi la zolla di terreno sbagliata esplodi e vieni miseramente smembrato, è un collage di emozioni e pulsioni brutali, suggestioni ormonali e semplice incapacità di esprimere il caos che ha dentro.
Beh, proprio tutti no. C'è una vicina , Kyla , che forse è incasinata più di loro ed è per questo che riesce a stare con Diane e Steve senza bruciarsi, anzi quasi riesce a modulare l'ispido rapporto tra madre e figlio con i suoi silenzi legati alla sua difficoltà di esprimersi, è balbuziente.
Questo strano e fantasmagorico menage a trois è il filo conduttore di un film che si segnala , come detto prima, per una generosità rara nell'esporre sentimenti e sensazioni in modo ultrarealistico quasi a voler provocare shock programmatico nello spettatore.
A Dolan riesce il ritratto di tre personaggi a loro modo indimenticabili con tutte le loro imperfezioni e le loro piccole e grandi psicopatologie, tre persone più che personaggi in cui è facile trovarsi motivo per specchiarsi, oppure riconoscere una qualche sfumatura di se stessi.
Mommy ha il profumo acre e coinvolgente della verità, flirta con la sgradevolezza quasi a voler respingere qualsiasi forma di pietismo da parte di chi guarda, ha nella mente di Steve un mistero irrisolvibile per la madre e per noi tutti.
E se noi non abbiamo la soluzione per capire compiutamente i nostri figli nella vita di tutti i giorni, a Diane la soluzione, nel suo Canada di finzione , è data da una legge infida e bastarda che le permette di tirarsi indietro e di nascondere la polvere sotto il tappeto.
Steve non è fatto per vivere con lei e lei non è pronta a vivere con Steve.
Non si può restare indifferenti di fronte a questo film.
Due film totalmente diversi ma che nella mia memoria cinefila sono stretti l'uno all'altro,
Vicini vicini.
E quel ballo silenzioso a tre sulle note di On ne Change Pas a diversi giorni di distanza dalla visione , ce l'ho ancora davanti agli occhi.
PERCHE' SI : film di incredibile generosità narrativa, personaggi indimenticabili , come il finale
PERCHE' NO: leggero fastidio nel giocare con i formati cinematografici, sembra un orpello autoriale non necessario.
LA SEQUENZA : il ballo a tre sulle note di On ne Change Pas
DA QUESTO FILM HO CAPITO CHE :
Xavier Dolan è un altro nome da appuntare sul mio taccuino.
Raramente ho prestato così attenzione alla colonna sonora.
E chi se lo immaginava che On ne Change Pas fosse cantata da Celine Dion?
Se avessimo una legge del genere , quanti manicomi sarebbero pieni di figli problematici?
( VOTO : 8,5 / 10 )