Mommy di Xavier Dolan in DVD

Creato il 08 giugno 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2014
  • Durata: 133'
  • Distribuzione: Good Films
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Francia, Canada
  • Regia: Xavier Dolan

Eccedere e non cedere. Non cedere sul proprio desiderio. Questo potrebbe essere il rapido slogan per introdurre l’ultimo film di Xavier Dolan, Mommy, vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 2014, in ex-aequo niente meno con Adieu au langage di Jean-Luc Godard.

Steve (Antoine-Olivier Pilon) è un ragazzo difficile, affetto da una sindrome comportamentale che lo rende instabile, irascibile , che lo induce ad un attaccamento morboso nei confronti della giovane madre, Diane (Anne Dorval), una donna certamente atipica, ma anch’essa profondamente legata al figlio, che vuole salvare dall’internamento in qualche istituto di correzione o simili. Steve è carismatico, animato da un spirito di libertà che contagia l’ambiente che lo circonda, l’eccesso è il tratto caratteristico del suo comportamento, che lo trasforma nel  ‘vuoto’ che erra tra i termini della situazione, laddove si suole fare spazio a qualcosa che si presenta come ‘evento’. Evento emotivo che scardina gli schemi, che trafigge come una groviera l’ordine simbolico, che non cessa di fare segno a qualcosa che esorbita i limiti della semplice rappresentazione, e il particolare formato visivo utilizzato dal regista per la maggior parte del film sembra proprio indicare un continuo fuori campo, che non è relativo, ma assoluto; è come se ad ogni frame che ci passa a velocità sostenuta sotto gli occhi ne corrispondesse un altro che ne è il contrappunto virtuale, non cronologico, un flusso che corre accanto alla frustrante ripetizione del tempo. Steve è il perno attorno a cui si scatena (la bellissima sequenza del carrello nel parcheggio del supermercato) una forza centrifuga che preme sui bordi dell’immagine, che ne travalica i limiti, che non smette di segnalarne l’insufficienza. La sua è una danza gioiosa che si consuma sulle ceneri dell’ordine precostituito, un continuo tentativo di smarcare il muro semiotico del capitale, ed infatti assistiamo alle innumerevoli incursioni dei ‘gendarmi’ per frenarne la corsa, intenti a neutralizzare in tutti i modi il suo smisurato ‘entusiasmo’.

L’energia sprigionata dal suo andare a zonzo negli spazi sconnessi della metropoli provoca il momentaneo riposizionamento dello spazio del profilmico, e Steve può finalmente allargare i confini che lo braccano (l’emozionante sequenza in cui assistiamo al mutamento del formato visivo da 1:1 a 1,85:1), ma è una breve sospensione che viene quasi subito ‘riterritorializzata’. L’occhio di chi guarda è costretto a fare i conti con la ristrettezza in cui è confinato, e può quindi, grazie anche agli ariosi movimenti di macchina di Dolan che fanno il controcanto, comprendere l’atmosfera claustrofobica in cui è immerso, e all’interno della quale non può che arrancare. Appaiono in tal modo più comprensibili le improvvise impennate del protagonista che percepisce in maniera amplificata la logica dei fatti che si svolgono sotto i suoi occhi, e Dolan è assai abile a soffermarsi su alcuni dettagli che restituiscono in pieno la pressione cui è sottoposto. Alla fine pare che tutto sia perduto, ma Steve trova la forza di sgusciare via, di correre, come se non ci fosse un domani, verso la libertà, il suo corpo è un fascio di nervi pronto a esplodere, e allora rimaniamo col fiato sospeso, non sappiamo dove potrà arrivare. Viene in mente la litania che Salvo Randone snocciolava ne La classe operaia va in paradiso: “C’è un muro. C’è un muro”. Chissà se Steve è riuscito a scavalcarlo…..

Good Films pubblica questo film imperdibile, corredato da interviste al regista, ai principali attori del film, nonché dalle immagini della premiazione al Festival di Cannes. Distribuito da CG Entertainment.

Luca Biscontini



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