Complici le temperature estremamente basse e quasi torinesi delle ultime settimane, ho trascorso gran parte del tempo libero aggrappata al termosifone davanti a film e serie tv o leggendo libri. Tempo libero significa notte fonda, con buona pace delle mie performance lavorative.
Una delle poche occasioni in cui ho messo il naso fuori casa: andare a teatro una domenica sera.
- Rigoletto, regia di Nikolin Gurakuqi, Teatro dell’Opera di Tirana
Non stupirò nessuno nell’ammettere che ero stata all’opera solo una volta, per le prove generali dell’Aida diretta da Ferzan Ozpetek a Firenze. L’ho detto e lo ripeto, nel campo delle arti la musica è forse quella in cui sono più ignorante.
Grazie ad un’amica fidanzata con uno dei cantanti, ho potuto iniziare il lungo e verosimilmente tortuoso viaggio verso la luce della conoscenza: infatti qualche giorno dopo, le ho chiesto un commento critico che mi aiutasse ad apprezzare le sfumature. Interessante come quando commento un film mi sembra di essere terribilmente pedante, mentre in questo caso tutto mi è sembrato interessante ed arguto.
Ad ogni modo, la storia del Rigoletto è quella di una maledizione lanciata dal padre di una fanciulla disonorata verso il Duca di Mantova e i suoi cortigiani, tra i quali c’è il buffone di corte, appunto Rigoletto, che appare particolarmente colpito dall’idea del malocchio appena mandatogli. Forse perché, come ho scritto altrove, da queste parti è cosa assai seria, o più verosimilmente perché ha una figliola che sembra avere un enorme bersaglio sulla schiena: bella, giovane e noiosa da morire, è la preda perfetta per le fregole del Duca.
Credo sia chiaro dove andrà a finire la fanciulla, ossia nella camera da letto del Duca. Gli eventi successivi precipiteranno inevitabilmente, ché l’opera se non è drammatica, che opera è.
Da profana ho particolarmente apprezzato le scenografie, ma a detta dell’esperta distoglievano troppo l’attenzione da alcuni passaggi topici e chi sono io per obiettare.
La sera stessa, una volta tornata a casa, mi sono ammalata. Sarà forse segno che il prossimo passo sarà assistere alla Bohème.
- Fred Vargas: An Uncertain Place, The Ghost Riders of Ordebec, L’uomo a rovescio, Un po’ più in là sulla destra.
Da alcune settimane, il mio telefono è una sorta di altare celebrativo dell’opera di Fred Vargas. Notti intere a leggere (soprattutto i due in inglese, ché per capire le sfumature c’è bisogno di andare con calma) china sullo smartphone, occhiaie devastanti, crisi di astinenza nelle ore in cui purtroppo mi trovo a dovermi guadagnare il pane.
Sto mettendo insieme materiale per un post più specifico, per ora mi si lasci affermare che i libri di questa straordinaria scrittrice francese sono una compagnia confortante ed estremamente piacevole per le serate invernali sul divano.
Mi sento di consigliare la lettura in ordine cronologico di pubblicazione, iniziando con L’uomo dei cerchi azzurri, esordio del commissario Jean-Baptiste Adamsberg, detto lo spalatore di nuvole.
- Cinéma, mon amour (ma non troppo)
Sto affrontando la nostalgia di casa e dell’Italia in generale con modalità schizofrenica: da un lato ne approfondisco i lati più oscuri indignandomi davanti alle puntate di Blu Notte di Lucarelli, dall’altro mi intrattengo con cinema bello di casa nostra, come ad esempio Mediterraneo di Salvatores e La mafia uccide solo d’estate di Pif.
Poi butto tutto in caciara mangiando patatine allo tzatziki guardando Il dittatore di Sacha Baron Cohen.