Mondiali 2014: la coppa della rai, fra sigle a gogo', scelte suicide e pochi guizzi. si salvano rimedio e la carollo

Creato il 28 giugno 2014 da Carloca
                              Messi: la sua Argentina finora non ha goduto di "dirette" Rai
Un susseguirsi continuo di jingle, sigle e siglette, stacchi e stacchetti animati. Ecco come verrà ricordato il Mundial 2014 targato Rai. E forse sarà meglio così, perché se dovesse restare nella memoria per la qualità della copertura dell'evento, beh, ci sarebbe di che mettersi le mani nei capelli, o quasi. Sia chiaro che non si vuole parlare, in questa sede, della miseria di venticinque partite su sessantaquattro offerte in diretta, una al giorno: è così dal 2006 purtroppo, questione di budget, di aste, di concorrenza sempre più terribile, e ormai me ne sono fatto una ragione. Perlomeno, questa volta da viale Mazzini non hanno insistito più di tanto con l'irritante ritornello utilizzato con sfacciataggine in passato, soprattutto in occasione del torneo iridato in Germania: "Noi trasmettiamo le 25 partite migliori". Fragile trovata promozionale, perché nella maggior parte dei casi è piuttosto arduo sapere prima quali saranno le partite "migliori". E poi cosa vuol dire "migliori"? Le più combattute? Quelle con la posta in palio più alta? Quelle con le squadre più titolate o più dotate di classe? Mah. Stavolta, si diceva, il discorso è rimasto sottotraccia, anche perché non sarebbe stato facile giustificare in tale guisa la scelta di mandare in onda gare "epocali" come Francia - Honduras e Algeria - Russia. MINA E I FIACCHI OPINIONISTI - Sigle e jingle come se piovesse, dunque. Per fortuna che c'è Mina: la vecchia tigre di Cremona e il suo staff hanno azzeccato il motivetto - tormentone, ciò che cantanti e autori d'oggidì non riescono più a realizzare, se non in casi sporadici ("Maracanà" di Emis Killa, ad esempio). "La palla è rotonda" passa però sugli schermi Rai una quantità esorbitante di volte al giorno, e il rischio che diventi insopportabile è alto. Comunque, sotto questo vestito musicale festoso e martellante c'è il nulla o quasi. Una miriade di ore di calcio parlato, diluito in trasmissioni con titoli che differiscono leggermente fra di loro (Mattina mondiale, Diario mondiale, Notti mondiali...) ma che si somigliano tutte terribilmente. Il format è sempre lo stesso, senza guizzi di fantasia: il conduttore o la conduttrice, e attorno i soliti opinionisti di sempre che discutono stancamente ad libitum. IL CALCIOMERCATO E I "PRESTATI" AL CALCIO - C'è un Italo Cucci che ha ormai perso la verve dei tempi del Guerin Sportivo; c'è Zazzaroni, che interessante, godibile e in grado di fare davvero opinione non lo è mai stato, nonostante la sovraesposizione mediatica. Si è tentato il ripescaggio di un polemista d'antan come Aldo Agroppi, ma solo via telefono; e poi il calciomercato, una delle disgrazie del giornalismo degli ultimi vent'anni, affidato a Matteo Materazzi. Irritante il ricorso a giornalisti non sportivi: chissà perché, quando è tempo di Mondiali, si gettano sul pallone grandi firme che nel resto dell'anno si occupano in linea di massima d'altro, nella fattispecie Salvatore Tramontano e Andrea Scanzi. Il calcio è comunque una "materia" che, per essere trattata, richiede un notevole bagaglio di conoscenze tecniche e storiche: ha una sua dignità, tutti lo possono seguire ma non tutti lo possono raccontare professionalmente. Se di esso viene affidata la trattazione pubblica a tutti, anche ai non specialisti, è inevitabile lo sconfinamento nell'effetto Bar Sport.BAR SPORT - Ecco, la Rai brasiliana è fondamentalmente un grande Bar Sport, laddove l'ente televisivo di Stato dovrebbe tenersi bene alla larga da una dimensione dialettica così dimessa, cercando finalmente, in assenza di una copertura totale delle 64 gare in programma, di fornire perlomeno una lettura più competente e tecnica dell'evento. Ci vorrebbero più Bacconi (l'unico là dentro che sappia raccontare la tattica e i movimenti degli uomini in campo) e più Bartoletti, entrambi invece, chissà perché, vittime "a prescindere" di molti critici sopravvalutati. Siamo rimasti alle modalità comunicative del Mondiale di quattro anni fa, quando Costanzo e Galeazzi conducevano improbabili dibattiti notturni. Ci sono, dicevamo, troppi Zazzaroni, troppi Freccero (con tutto il rispetto, caro prof, ma ieri sera ha fatto più caciara che altro), e si è visto persino transitare dagli studi Maurizio Mattioli, forse promosso a esperto di calcio in virtù di quel famoso film con Massimo Boldi, in cui recitava la parte del tifoso della Roma... E ovviamente guai a fare a meno della solita clip di Fiorello, mica può essere lasciato fuori dal massimo evento mediatico dell'anno, il Rosario nazionale... TELECRONACHE A UNA VOCE - Sono davvero in pochi a salvarsi: la brava Giovanna Carollo che però, dopo anni di onesta fatica redazionale e tante oscure edizioni di tg sportivi da ordinario mezzo busto, sembra stia godendosi fin troppo queste luci della poco gloriosa ribalta "Rai Mundial", sciorinando vestiti, sorrisi e movenze fashion (comunque è brava e buca lo schermo), mentre il clima di austerity ha fatto perlomeno riscoprire l'efficacia delle telecronache ad una voce: grazie ad Alberto Rimedio, che ha mostrato brillantezza e dato ritmo al racconto, pur con qualche sbavatura (si sta ancora chiedendo perché sia stato annullato un gol al francese Matuidi, in realtà mai realizzato: il pallone era finito a fondo campo, dietro la rete), un gradino sotto Marco Lollobrigida, in ogni caso entrambi sembrano rappresentare una buona sintesi fra la tradizione nazionalpopolare di Martellini e Pizzul e la maggior analiticità tecnico - tattica della nuova generazione, senza tuttavia trascendere in esagerazioni vocali stile Piccinini o Caressa. Via, Nazionale a parte, le seconde voci (quelle scelte dalla Rai mai hanno aggiunto qualcosa di sostanzioso al commento principale) e i bordocampisti. Non se ne è sentita la mancanza, il consiglio è di insistere. DOV'E' FINITO "MONDALE REPLAY"? - E' misteriosamente scomparsa dai palinsesti, dopo il 22 giugno, la rubrica più interessante, Mondiale Replay, che proponeva ampie sintesi delle partite della giornata: era tutto previsto, ma non se ne comprende il motivo, proprio nel momento in cui il torneo entrava nel vivo, prima con le sfide decisive dei gironi e poi con i match a eliminazione diretta. Incomprensibile anche, e torniamo al punto di partenza, la scelta di alcune partite per le dirette: in pratica una delle favorite per il successo finale, l'Argentina, rimarrà "oscurata" fino ai quarti di finale, quando, si spera, la Rai ci farà la grazia di trasmettere il probabile scontro fra Messi e compagni e l'atteso outsider Belgio. Secondo le ultime notizie, nemmeno l'ottavo che vedrà opposta la Selecciòn alla Svizzera godrà della trasmissione integrale. Maltrattata pure l'attesa Colombia, fin qui all'altezza dei pronostici che la indicavano come possibile rivelazione: chi li ha visti, in Rai, Cuadrado e compagni? In compenso, ci siamo dovuti sorbire tutte le stanche recite del Brasile, anche quella dall'esito scontato contro il modestissimo Camerun, e ben due su tre della Francia e del suo girone cuscinetto, frutto dello scandaloso sorteggio decembrino che, personalmente, non ho dimenticato. Scelte editoriali poco coraggiose, effettuate spesso puntando sulla platea sicura della prima serata piuttosto che su quella ondivaga del tardo pomeriggio, benché alle 18 fossero in calendario una serie di sfide di altissimo interesse. Ragionamenti da vecchia tv di Stato: la Rai, per l'appunto. 

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