È il caso della Chiesa sudafricana, che ha allestito un suo spazio web, simpaticamente chiamato Church on the ball. Il sito, davvero ricchissimo di materiale, propone tra l’altro anche una cappella virtuale nella quale i visitatori possono accendere una candela (ovviamente altrettanto virtuale) da acquistare nell’apposito spazio. I ricavati della vendita saranno destinati dalla Chiesa Sudafricana ad uno scopo più che nobile: la lotta alla tratta, in cui il Paese africano vanta un triste primato. «Mentre è un onore per il Sudafrica essere stato scelto per ospitare la Coppa del Mondo», afferma suor Melanie O’Condor, responsabile dell’Ufficio contro la tratta degli esseri umani della Conferenza dei vescovi dell’Africa australe e delle Congregazioni religiose sudafricane, «sappiamo anche che, come qualsiasi altro evento di questo genere, si può avere un lato negativo. E dal momento che il Sudafrica è da tempo riconosciuto internazionalmente come un punto caldo del traffico di esseri umani, vi è il fondato timore che il traffico di donne e bambini aumenterà in modo significativo durante i Mondiali. I bambini sono particolarmente a rischio. C’è anche il sospetto che alcune ragazze delle nostre scuole vengano preparate in segreto per farle prostituire».
Né è questa l’unica iniziativa benefica organizzata in occasione dei mondiali sudafricani: un’altra è il Soccer Peace Tournament, una sorta di Mondiale della Pace organizzato sempre dalla Chiesa cattolica sudafricana e avente lo scopo, come ha dichiarato Antoine Soubrier dell’Ufficio per le comunicazioni della Conferenza Episcopale dell’Africa australe, di “coinvolgere nei mondiali tutti i sudafricani, soprattutto coloro che sono rimasti ai margini dell’evento”. Insomma calcio e sensibilità sociale e religiosa possono convivere. Il desiderio e l’augurio è che ciò non duri solo lo spazio di un Mondiale.