Mondo Candido

Creato il 14 novembre 2011 da Robydick
1975, Gualtiero Jacopetti, Franco Prosperi.
“Mondo candido”, ultimo sfortunato e ambizioso progetto a recare la firma di Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, è come qualcuno ha già formulato e non a sproposito, un film visionario e immaginifico che riporta alla mente Jodorowsky di “El Topo” e “La Montagna sacra”, Fellini al quale già riportavano i modelli originari, più Ken Russell così in voga in quegli anni '70.
Che anni irripetibili furono i '60, per Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi i quali guadagnarono un successo enorme e inusitato con i loro celeberrimi “documentari “ d'exploitation, i cosìddetti Mondo movies, titoli famosi in tutto il mondo come “Mondo cane” (1962), “Africa addio” (1966), e in misura minore e per ultimo forse il migliore di tutti in assoluto, il già affrontato “Addio Zio Tom” (Goodbye Uncle Tom) ('71). “Mondo candido” (1975), come già accennato, fu la stravaganza per eccellenza del duo, totalmente sorprendente - un pamphlet in forma di b-bis sexyexploitation sessuale psichedelica ma anche grottescamente e nerissimamente comica, con degli impensabili punti in comune persino con Pasolini -per una variazione/trattato- sul Candido di Voltaire, trascendente ogni logica e ogni temporalità di ambientazione. Sicuramente un film squilibrato e ondivago, ma di quale originalità e brutale anticonformismo, parte ambientato in un'oscura epoca medievale, con il protagonista Christopher Brown come Candido, appunto un ragazzo puro, libero, e spiritualmente ingenuo, che passa la sua esistenza in un fiabesco, favolistico castello di un Barone (Gianfranco D'Angelo) suave e effeminato che ama introdursi i topolini su per il culo. Convinto e indottrinato di vivere nel “Migliore dei mondi possibili”, tutto il suo mondo e la sua esistenza viene mandata in frantumi quando il Barone lo scopre a praticare un lunghissimo e reiterato cunnilingus alla solo apparentemente casta e di lui figlia Cunegonda (Michelle Miller), quindi bandendo ed esiliando il ragazzo per sempre dal castello. All'improvviso, il povero e a pezzi Candido è trascinato spesso sospinto, attraverso le crudeltà e l'ignominia degli uomini e dell'anacronistica terra che attraverserà per tutto il film. “Arruolato” in un esercito che come addestramento per i suoi reclutati militi fa usare le loro scoperte teste come arieti, ovviamente per essere soltanto subito dopo inviati ad un folle massacro dalle truppe di un moderno esercito armato di mitragliatrici e lanciafiamme. Catturato poi nientemeno che dalla Santa Inquisizione, verrà utilizzato come tappezzeria e legato dai torturatori, vedrà ragazze nude condotte in un gigantesco tritacarne, tra le chitarre elettriche, oltre che al linciaggio di un nero da parte del KKK.
Davvero non è come detto improprio poter definire questo film come “I Diavoli” (The Devils) ('71) di Ken Russell che incontra “Monty Python's and the Holy Graal” ('75) di Terry Gilliam. Intanto, Candido che non aveva mai potuto dimenticare la dolce Cunegonda, reincontrandola si rende conto che lei ormai è una prostituta felice che mantiene e soddisfa quattro uomini contemporaneamente, dopo essere stata catturata, rapita e sollazzata nelle liberazioni iniziatiche del sesso da parte di alcuni demoniaci motociclisti! Nel momento chiaramente più folle del film, Candido è in una nave in viaggio diretta verso il Nuovo Mondo (tra l'altro, insieme a Marilyn Monroe, Abramo Lincoln, e Al Capone!), e arriva in un bel momento del film nella Manhattan di oggi, cioè del 1975, stupendamente ripresa da Ruzzolini con grande uso di grandangoli, esaltati dal formato panoramico. Per le strade di New York ritrova il suo vecchio maestro Pangloss (Jacques Herlin, come sempre bravissimo), che ora fa il regista di commercials televisivi dirigendo uno spot sopra a una gigantesca gru, mentre Cunegonda fa parlare di sé e fa notizia come cantante dagli orgasmatici gorgheggi. Alla fine, si ritrova anche nelle “zone calde” di Gerusalemme e dell'Irlanda del Nord – e anche per l'ingenuo Candido viene finalmente il momento di vedere il mondo per quella merda che realmente è...
Poco inclini ad andare per le sottigliezze, Jacopetti e Prosperi infarciscono visivamente il film di coup de scène surreali, tocchi di comicità demenziale, di tanto sesso e nudità, e di immagini e sequenze volutamente repellenti e laide. Accennavo prima e anch'io non a sproposito , a Pier Paolo Pasolini ,in quanto narrativamente e come visione del mondo non è certamente un film facile, tantomeno ottimista e felice, ma debordante di sequenze di abbagliante visionarietà quasi allucinata da visioni di LSD o Peyote, per i già stagionati consumatori Jacopetti e Prosperi.
I valori di produzione del film non sono affatto ricchi anzi, ma sorprendentemente lo appaiono e molto, i lussureggianti ed eccessivi costumi di Franco Carretti e non so se mi spiego, scene e scenografie curatissime fin negli ultimi dettagli, e oggetti che sembra quasi di essere in una delle sequenze viscontiane curate da Franco Vanorio, una fotografia come sempre stupenda di Giuseppe Ruzzolini (tra i tanti, proprio “Teorema” ['68] di Pier Paolo Pasolini), E al solito, la colonna sonora del fido sodale compositore di Jacopetti e Prosperi, Riz Ortolani, sempre bella.
Alla fine di “Mondo candido” si rimane abbagliati e affascinati, dalla portata e dalla potenza visiva di alcune sequenze anche imprevedibili e inusitate per il duo, per la fantasia, la raffigurazione della sofferenza, della morte, della condizione umana , che come pasolinianamente, un qualcosa che anche nel suo lato migliore, indissolubilmente legato al desiderio, alla passione e all'amore, è pur sempre sangue e merda, come da girone decisivo di “Salò, o le 120 giornate di Sodoma”. Che uscì nello stesso anno e a pochi mesi di distanza, e quasi come per il terribile capolavoro pasoliniano, anche questo Candido è impossibile da catalogare, ma “capolavoro assurdo dal genio demenziale di Jacopetti e Prosperi.”
Il “Candido” di Voltaire era un progetto che Jacopetti coltivava da sempre di trasporre in un suo primo film di finzione. Soltanto da pochi anni, si è potuto restituire a questo film bizzarro, programmaticamente assurdo, esagerato, provocatoriamente acre e satirico nello stile e nella personalità di Jacopetti, ciò che era doveroso attribuirgli e riconoscergli, cioè di essere una visione cinematografica che spazza via quasi tutto quello che in quel periodo veniva realizzato nell'ambito del nostro cinema b-bis, anche film enormemente più incensati ed esaltati nelle riscoperte, che semplicemente scompaiono -anche dal punto di vista della bellezza visiva delle immagini, citare su tutte quella del massacro di soldatesse israeliane e di Feddayn palestinesi, in un campo di sgargianti papaveri fotografata splendidamente da Giuseppe Ruzzolini- proprio dal punto visionario e anche dell'eleganza e della bellezza folle della sua messa in scena.
Certo, se uno è un amante dei Mondo Movies e si aspetta di trovarsi davanti ad un altro “Mondo cane” rischierà di trovarsi perplesso e disorientato di fronte alla visione del mondo in forma vignettistica e rapsodica di questo film, che però non limita mai la realtà e la pienezza della sua immaginazione, né della sua provocatorietà in termini di satira sociale e espressione di acri e ciniche verità. Raccordate attraverso scene e immaginari che si potrebbero certamente definire anche alla Tinto Brass di grande successo di quel periodo, per quanto riguarda le varie immagini di donne nude e erotismo così riconoscibili del gusto e degli intenti anche e puramente exploitativi della visione di Jacopetti, ma anche donne con tre seni, un nano stupratore, una incredibile e stupefacente sequenza di ballo sincronizzata con le torture dell'inquisizione atte a convertire delle donne ritagliate in sagome di cartone, soldati del 17° secolo sempre di sagome di cartone spazzati via da armi di un moderno esercito, uomini con culi talmente pelosi da avere le barbe, un po' di sano e robusto “fist-fucking”, e molto altro ancora. A metà del suo vagare per il mondo e le sue diverse epoche, Candido il protagonista del film sarà trasportato dalla moderna New York del 1975 alle strade insanguinate e in perenne guerra dell'Irlanda del Nord in uno degli episodi più stravaganti, incredibilmente intensi, e al contempo, riccamente sgangherati, dell'intero film.
Il film sarà molto importante, simbolico e paradigmatico degli anni di piombo in Italia -è uscito in un anno cruciale, il 1975- per essere entrato in vari processi in fase di ricostruzione giudiziaria di fatti e avvenimenti, spiegherò dopo perchè, aver letto questa per me imprescindibile aggiunta, da Wiki:
Mikis "Miki" Mantakas (Atene, 13 luglio 1952– Roma, 28 febbraio 1975) è stato un attivista greco, giovane militante del Fronte Universitario d'Azione Nazionale. Morì a Roma, colpito da due proiettili nel corso degli scontri avvenuti nelle strade durante il processo agli imputati accusati del Rogo di Primavalle.
Biografia
Mikis Mantakas era figlio di Kalliopi, un'oppositrice al regime greco dei colonnelli rifugiata in Itali a dal 1967. Il padre era invece un ex generale che guidò le truppe partigiane durante la guerra contro il nazifascismo.
Era militante universitario del FUAN da appena due mesi e venne ucciso il 28 febbraio 1975, a 23 anni, davanti alla sezione del MSI di Via Ottaviano a Roma, in occasione di un assalto alla sezione missina del rione Prati, seguito al processo per il rogo di Primavalle in cui morirono due ragazzi, Stefano e Virgilio Mattei, figli del segretario locale del MSI.
Del suo omicidio furono accusati i militanti di Potere operaio, Alvaro Lojacono e Fabrizio Panzieri.
Le ore precedenti l'omicidio
La giornata inizia con un tafferuglio all'ingresso del Palazzo di Giustizia nel settimo giorno del processo per la strage di Primavalle dove c'è Achille Lollo alla sbarra e gli iscritti al MSI hanno dato vita a manifestazioni fin dal primo giorno. Gli scontri fra le parti si acuiscono anche per l'arrivo dei manifestanti di un corteo della sinistra non autorizzato da Primavalle fino a piazzale Clodio; i manifestanti si scontrano subito con la polizia, con altri incidenti anche davanti al Tribunale. Tra i manifestanti in prima fila si trova il ventenne Alvaro Lojacono che si scontra con un avversario politico, divisi poi dai carabinieri del maggiore Antonio Varisco, che è l'ufficiale responsabile dell'ordine pubblico a Palazzo di Giustizia, e che qualche anno dopo verrà assassinato dalle Brigate Rosse.
Il delitto
All'una, con la sospensione dell'udienza, i manifestanti del corteo di sinistra si spostano verso la sede missina di via Ottaviano, 9 per assaltarla. Alvaro Lojacono e Fabrizio Panzieri e sparano verso l'ingresso del palazzo appostati alla sinistra del portone. Mantakas, asserragliato nell'edificio con altri ragazzi, viene fatto uscire dalla portiera dello stabile da un altro ingresso del palazzo, posto direttamente sulla Piazza del Risorgimento, al civico 24; con un altro coetaneo, corre quindi verso lo spigolo dell'edificio per recuperare il controllo dell'ingresso, armato di una cintura stretta in pugno, ma svoltato l'angolo viene preso in piena fronte da un colpo calibro 38 sparato da Alvaro Lojacono giratosi di scatto verso i due militanti missini accorrenti. Dopo due ore di agonia, Mantakas muore alle 18,45 in punto.
Le ore successive all'omicidio
Panzieri viene fermato subito da un poliziotto, mentre i missini identificano Lojacono, portando alla perquisizione di casa sua. Nell'elegante appartamento del padre, vicino Campo de' Fiori (noto economista, collaboratore dell'Istituto per gli studi di programmazione economica), una cameriera apre agli agenti, ma il giovane non c'è.


I tre gradi del processo Lojacono
In primo grado (nel marzo del 1977) Lojacono viene scagionato dall'accusa di omicidio. In secondo grado (dibattimento tenuto dal 28 aprile al 31 maggio 1980) la camera presieduta da Filippo Mancuso lo condanna a sedici anni di reclusione. Ricorrendo in Cassazione, rimane in libertà e questo, gli permette di darsi ancora alla latitanza grazie a coperture familiari e parlamentari. Fuggito prima in Algeria e poi in Svizzera viene comunque condannato a 17 anni di carcere a Lugano per l'omicidio del giudice ;Girolamo Tartaglione e passerà due in semilibertà, prima di essere liberato; ma non sconterà neanche un giorno per l'assassinio di Miki Mantakas in quanto non viene rinviato a giudizio o promossa l'accusa di omicidio.
Conseguenze
Molti personaggi coinvolti in questo episodio verranno ritrovati in altri fatti di sangue: in primis Lojacono, latitante a Roma per due anni, nel periodo tra l'omicidio Mantakas e l'assoluzione in primo grado, che, passato prima alle FAC, Formazioni Armate Comuniste e poi alle Brigate rosse è autore dell'assassinio di tre giudici in pochi mesi e nello stesso anno, il 16 marzo 1978, della morte degli agenti di scorta di Aldo Moro nella Strage di via Fani.
La sezione dell'MSI di via Ottaviano fu ancora al centro di varie vicissitudini che portarono anche alla sua temporanea chiusura ad esempio dopo l'uccisione del giovane Walter Rossi di Lotta Continua due anni dopo alla Balduina da parte di elementi di estrema destra.
Posizioni controverse
A sostegno di Fabrizio Panzieri, condannato a otto anni, tra le altre cose, per concorso morale nell'omicidio Mantakas, tre ideologi della sinistra, Vittorio Foa, Aldo Natoli e Antonio Landolfi componenti del Comitato per la liberazione di Panzieri, si autodenunciano provocatoriamente.
Il comitato era presieduto dal sen.Umberto Terracini già presidente dell'Assemblea costituente e firmatario della Costituzione italiana.
(Napoleone)
L'ultimo film che Miki Mantakas, insieme ad alcuni camerati dell'Università vide in un cineforum studentesco la sera prima della sua morte, era “Mondo Candido”.
Napoleone Wilson

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