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Mondo Cane – Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara, Franco Prosperi

Creato il 03 agosto 2015 da Maxscorda @MaxScorda

3 agosto 2015 4 commenti

Mondo cane
Scrivere di "Mondo Cane" e’ come scrivere di "cinema western" o "Guerre stellari", impossibile farne una sintesi.
Innanzitutto perche’ prima serve parlare di Jacopetti e su questo rimando al libro "Gualtiero Jacopetti. Graffi sul mondo", poi perche’ serve capire l’Italia degli anni ’60, infine bisogna conoscere origine ed epilogo del genere Mondo e l’impatto ancora oggi ben riconoscibile nel cinema, nella televisione e nel giornalismo in genere.
Ad ogni modo siamo nel 1962, l’Italia e’ nel pieno del boom ma la nostra e’ una nazione lunga e stretta che a stento conosce se stessa, tantomeno il mondo. La televisione appartiene a pochi, l’alfabetizzazione e’ da realizzarsi completamente e il cinema gioca ancora un ruolo fondamentale nell’intrattenimento e nell’informazione del grande pubblico. Jacopetti viene dai cinegiornali e da essi estende il linguaggio che vuole essere parte informazione e parte spettacolo, popolare nell’etimo non nella sua accezione semplicistica e banale.
A questa s’aggiunge l’esperienza con Blasetti nei testi di "Europa di notte", documentario che mette in scena canzoni, cabaret, numeri vari e un pizzico di erotismo pescato appunto nei night di tutta Europa. Tutto quanto appare oggi banale, inspiegabile nel suo successo ma serve contestualizzare lo stato di arretratezza di quei tempi dove le finestre sul mondo erano del tutto assenti.
Come il cinema c’insegna la distanza tra nord e sud non era solo in kilometri, possiamo quindi immaginare l’effetto straniante del grattacielo o del negro con spilloni nel naso al contadino perduto con le sue pecore in qualche anfratto roccioso del meridione. Facile giudicare, meno comprendere questa facile evidenza.
L’idea di azzerare le distanze tra popoli e nazioni confrontando diverse forme di tribalita’ riesce molto meglio di ogni imposizione multiculturale. Jacopetti lo capi’ 50 anni fa, chi gli da’ addosso ancora no. 
Tante le scene e i momenti curiosi, equilibrio tra comico e drammatico, leggero e straziante, scene di altri popoli che sono altri mondi per etnia e stile di vita. La tribu’ africana dai riti selvaggi racchiudeva in se’ il facile erotismo di donne a seno nudo ma non di meno documentava nel mondialismo piu’ ampio, l’essenza dell’umanita’ nel suo insieme.
Oggi per quanto possibile, il film e’ ancora piu’ incredibile perche’ se e’ vero che la New York degli anni ’60 non fa alcun effetto, i corpi straziati dei cacciatori di squali o i riti alimentari di tribu’ antropofaghe, ancora colpiscono duro.
Quanto fa riflettere poi lo scherno rivolto a pazzi americani che piangono su costose tombe riservate ai loro cani quando un attimo prima una donna col figlio morto, allattava un maiale. C’e’ da pensarci ancor di piu’ ora.
Sorprendente sotto ogni punto di vista, assistendo ad un pezzo importante di cinema, comprendiamo come il mondo non sia cosi’ piccolo come i nuovi media vogliono raccontarci ma nel contempo come volendo, le distanze si possano percorrere in un attimo. La modernita’ di Jacopetti, il suo linguaggio semplice ma non semplicistico, ce lo racconta con forza immutata. Ed e’ solo l’inizio.

Scheda IMDB


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