I bambini a scuola sono come un mondo in piccolo, nel senso che sono un mondo in miniatura; tra di loro governano sentimenti, difetti, intelligenze, eccedenze ed attitudini, esattamente così come accade nel mondo degli adulti.
Noi abbiamo cose che ci piacciono di più e cose che ci piacciono di meno; per loro è lo stesso;
abbiamo a volte scatti d’ira;
invidie e gelosie;
momenti di debolezza;
amici e nemici;
momenti di coraggio;
desideri e speranze;
abbiamo una certa idea propria del bene e del male;
bisogno di tenerci occupati;
di riposare quando siamo stanchi;
di sentirci sempre nel centro di qualcosa;
di comunicare e sentirci utili;
di prenderci in cura quando siamo malati;
di andare in vacanza, di sentirci amati, di voler bene, di esprimerci, di fare stupidaggini…;
e per loro è lo stesso.
La sostanziale differenza è che i nostri bambini sono ancora incoscienti di se stessi, mentre noi ne abbiamo piena consapevolezza, e grazie a questa consapevolezza, possiamo essere in grado, senza diventare protagonisti al posto loro, di guidarli sul lungo sentiero delle scoperte che fanno crescere.
Il rapporto insegnante discente non è un legame paritario, per via della coscienza che il primo possiede ed il secondo non conosce.
L’insegnante è come un direttore d’orchestra, solo che la musica da suonare non la decide lui, la decide il gruppo classe.
E’ come un guardiano di beni preziosi, solo che i beni preziosi sono esseri sconosciuti e con libera capacità di decidere e disporre di sè.
E’ come un giocoliere capace di particolari esercizi di bravura, solo che i burattini di questo teatro non hanno fili, sono autonomi, sono i signori del palco, loro stessi decidono il contenuto dello spettacolo.
L’insegnante che entra in classe non saprà fino alla fine della giornata se quel che dovrà fare e avrà fatto, otterrà successo oppure no.
Troppe le variabili non previste e non prevedibili.
Non solo troppo imprevedibili, ma addirittura quello che potrebbe sembrare al momento riuscito, potrebbe nel tempo rivelarsi insufficiente, come anche quello che potrebbe essere risultato inadeguato, nel tempo potrebbe risultare centrato.
Insomma, insegnare è un fatto di relazione; c’è un insegnante e un minore ( fino a che non diventerà maggiorenne); c’è un gruppo di insegnanti e un gruppo di minori più o meno numeroso, più o meno rumoroso, più o meno forte o complicato; c’è un insegnante e un ennesimo gruppo di minori chiamati a fare qualcosa, ad occuparsi di un determinato compito.
Dentro questa relazione sta l’apprendimento, sta il beneficio, sta il vantaggio, sta la crescita, sta lo sviluppo, l’evoluzione di un paese.
Un’insegnante scrupoloso e capace può avvicinare ai bambini, in un solo giorno, più mondi di quanto un genitore distratto non sappia fare in dieci anni e più di convivenza con il proprio figlio; può toccare con mano, negli anni, i cambiamenti della crescita dei suoi ragazzi, almeno quanto se non di più di due genitori assenti o inadeguati.
Un insegnante indifferente e non motivato può solo perdere e far perdere tempo prezioso. Purtroppo può anche far danni, al pari di un genitore inadeguato.
Inutile dire che la collaborazione dei genitori con chi si prende cura della formazione scolastica, rimane sempre un momento chiave per la buona riuscita delle tappe evolutive.
Non sempre questa collaborazione accade, non sempre è possibile.
Mentre i genitori non si scelgono, e nemmeno i fratelli e tutti i parenti, in un certo senso l’insegnante si può scegliere. Lo fa soprattutto chi ne dispone ampiamente i mezzi, ma anche chi può fare nel suo piccolo, piccole scelte.
Poi c’è la bella storia di chi non si è scelto, ma si trova lo stesso magnificamente bene, insieme all’insegnante di passaggio.
Solo una piccola precisazione. Se il genitore può scegliere il maestro (possibilità permettendo), il maestro non potrebbe arrivare a scegliere i propri alunni.
Se così accadesse, potrebbero rimanere molti discenti senza insegnanti, e questo non è auspicabile, perché tutti abbiamo il diritto/dovere di imparare, nonostante il nostro impulso inconfessabile di rimanere ignoranti come di voler avere solo alunni perfetti.
Questo è lo spirito democratico, sommo ed universale della scuola in quanto scuola.
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