Mi pare la versione canterina di uno spot del Mulino Bianco, dove il carburante autoalimentante della famiglia felice & perfetta non sono le brioscine ma le note musicali.
Peraltro, la traduzione italiana del titolo è fedele alla tradizione creativa dei traduttori nostrani di titoli - che non sono mai letterali e spesso centrano una beata fava con l'originale, eppure in qualche modo riesce a distillare il succo della trama in maniera ancora più efficace e pregnante di quanto il titolo "vero" riesca a fare: "Tutti" (ma proprio tutti, eh? la perfezione non ammette pecore nere) - "insieme" (mi raccomando sempre sempre sempre insieme, che nessuno osi reclamare un po' di solitudine ed individualismo) - "appassionatamente" (certo, non basta essere solo sempre insieme, bisogna anche essere felici di farlo) credo anticipi molto di più sul clima che si può aspettare vedendo il film rispetto a "The sound of music", titolo originale che potrebbe nascondere qualunque cosa, anche un documentario sui flauti in bambù dei Papua della Nuova Guinea o un biopic di qualche rocker maledetto morto ventenne per un'overdose di crack.
"Tutti insieme appassionatamente" è molto Hollywood, molto Disney, ed è fatto di bambini biondi e belli che cantano felici ed innocenti - talmente felici ed innocenti che, se venisse girato oggi un remake, verrebbe spontaneo aprire subito per le scommesse per indovinare entro quanti anni si trasformeranno in alcolizzati o in eredi di Britney Spears.
Però, ecco - se io fossi un produttore hollywoodiano/disneyano degli anni '60 e dovessi cercare un'ambientazione idilliaca per i miei bambini canterini, un'ambientazione che sprigioni felicità ed innocenza, penso proprio che sceglierei anch'io Mondsee.
Mondsee è un paese dell'Austria nord-ovest, tecnicamente situato nella regione dei laghi di Salzkammergut ma ad appena 30 km da Salisburgo e facilmente raggiungibile in 45' di autobus dalla città di Mozart.
E soprattutto ha una chiesa barocca con la facciata giallo limone che ha fatto da scenografia per il matrimonio di Maria e del Colonnello Von Trapp - protagonisti del sopracitato e (da me) bistrattato musical.
La chiesa sovrasta una serie di edifici dai colori altrettanto pastello ed altrettanto graziosi, che fan somigliare il cuore del paesino ad una scatola di dolci di marzapane, e che ospitano negozi e botteghe che, purtroppo, quando l'ho visitato io, di domenica, erano quasi tutti chiusi.
Ma i ristoranti e le gasthaus fortunatamente sono sempre aperti, e, in una di queste, il Neue Post, abbiamo mangiato una memorabile Schnitzel - la bistecca impanata tipica austriaca, accompagnata da salsa al mirtillo rosso ed insalata di patate.
Dalle casette color pastello ci si avvia verso il lago, insinuandosi fra stradine fatte di altre casette - di legno, con giardini piccoli e curati, graziosi angoli di serenità.
Il Mondsee è un lago alpino a forma di mezzaluna, che della luna ha la trasparenza ed il silenzio.
Le sue acque fanno da specchio alle montagne e al cielo, e ne riflettono le sfaccettature sfumate, complesse - blu, verdi e grigie, a tratti illuminate d'oro dal sole.
E' un incanto fatto di purezza, di lentezza, un incanto che invita a fermarsi e ad immergersi in esso, dimenticando il tempo, i suoi scorni, i suoi limiti, le sue nuvole.
Fossi bionda e perfetta, credo che anche a me verrebbe da cantare "Do re mi fa sol" svolazzando giuliva fra i sentieri ed i salici che costeggiano la sponda del lago.
Ma siccome sono un gatto nero e complicato, invece dei musical hollywoodiani per famiglie, preferisco pensare ad un'antica leggenda che questo lago racconta da molto tempo prima che Disney lo reclutasse nei suoi casting.
Parla di una principessa che voleva sfuggire ad un mostruoso orco che la voleva in sposa, e della luna che le indicò con una scia d'argento le acque del lago come rifugio.
Quando l'orco cercò di inseguirla anche lì, il lago l'accolse materno fra le sue braccia, e la protesse con una cortina di ghiaccio che il mostro non riuscì a valicare.
Forse è una leggenda triste, perché è realistico pensare che parli di una forma di libertà un po' estrema - ma, poiché è una leggenda, a me piace vederla come una metafora, e pensare che la principessa in questo lago così bello non affogò, ma trovò un mondo diverso, un mondo in cui potesse riuscire a fare ciò che la rende felice, e non ciò che gli altri si aspettavano che lei facesse.
Forse l'orco non era poi nemmeno mostruoso, ma per lei lo era diventato semplicemente perché non lo voleva veramente.
Voleva solo portare dentro di sé per sempre la serenità ed il silenzio che aveva trovato lì sul lago.
Appassionatamente...