di Iannozzi Giuseppe
Lettera
Amore, qui è quasi primavera e la mia vita ha cambiato dolcezza. Non ha senso chiedersi perché ti sei venduta. Non ha ragione d’esistere la possibilità di rimanere amici.
Amore, ti lascio così. Ma ti auguro che un giorno tu possa perdonarci tutte le carezze sciupate e le frottole bevute in quel caffè.
Arrivederci Amore, avevi gli occhi belli. Arrivederci Amore, avevi l’Anima presa nell’eterna stanchezza d’un’aritmia di speranza per un dolore diverso da noi.
Superfluo
C’è che sono stanco: non è colpa tua. Ma avevo tanti progetti in corso. Poi c’è che sono calmo. Ma non è per te: ho solo voglia d’un ritiro. C’è che devo proprio vendere il superfluo al primo sconosciuto che mi capiterà a tiro. Solo che tu, tutto questo non lo puoi capire perché non ci sei mai stato dentro come me.
In autunno
Sembri un’anima in pena: il tempo non t’ha cambiata. Al bruno dell’autunno ti sei venduta. Ma del resto, forse è stato meglio così: non avevi un sogno per cui vivere, né un satiro che baciasse il tuo capo bruno.
Monetine
La vita è monetine: passa di mano in mano, cade dalle tasche. Come giocare alla roulette russa dormendo sù un cuscino di rose, come riposare la testa sul culetto d’una venere bionda o bruna, come sognare un mondo migliore a un tiro di schioppo, la vita è monetine. O un soldino annegato nel Pozzo dei Desideri.