Moniz Bandeira: la visione sudamericana della storia

Creato il 17 maggio 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Lo scorso febbraio, la casa editrice Renmin University Press, una delle più importanti università cinesi, ha lanciato a Pechino l’opera del professore brasiliano Luiz Alberto Moniz Bandeira, La formazione dell’Impero Americano (dalla guerra contro la Spagna a quella in Iraq), tradotta in cinese da Shu Juanping. Il libro, edito in Argentina e Cuba, nel 2005 è valso all’autore il titolo di Intellettuale dell’anno, conferitogli dall’Unión de Escritores (UBA) e ha venduto nelle nazioni limitrofe quattro edizioni del suo libro edito dal gruppo editoriale Editorial Civilizaçäo Brasileira, il quale ha previsto che nei prossimi mesi pubblicherà A Segunda Guerra Fría. Geopolítica e dimensión estratégica dos Estados Unidos (De Eurasia äs revoltas no Oriente Medio e África del Norte). In maniera sempre più crescente, le università e le case editrici cinesi si stanno occupando dei lavori pubblicati da scrittori latinoamericani, ma la vera novità è la traduzione di un libro che rispecchia le caratteristiche di quelli appena citati. A detta dello scrittore e giornalista Rogelio García Lupo, Moniz Bandeira è «lo storico del Brasile moderno, con una mente illuminata dalla filosofia della scuola tedesca».
Moniz Bandeira ha dichiarato:

La mia formazione filosofica è stata sostanzialmente influenzata da Hegel. La dialettica, che Hegel stesso ha sviluppato, è ciò che considero di più avanzato nella gnoseologia, il metodo di ricerca e conoscenza più valido ed elastico, anche più dell’inferenza matematica. La dialettica ti permette di comprendere quello che c’è oltre l’identità in senso stretto. E accetto anche il concetto hegeliano secondo cui lo Stato è un organismo vivo, nato in determinate condizioni dell’evoluzione storica. Hegel ha scritto che il popolo visto come Stato è lo spirito (Geist) nella sua sostanziale razionalità ed immediata realtà, e da ciò l’assoluto potere sulla terra. Intendo questo spirito (Geist) come la cultura del popolo incarnata dallo Stato e che influenza il suo comportamento e le sue dinamiche politiche.

A Ñ – rivista culturale argentina – ha negato di aver avuto “influenze positivistiche”. Ciò è dovuto alle prime letture del suo antenato, il filosofo Antonio Fearrao Moniz de Aragäo, colui che ha introdotto il Positivismo in Brasile e amico di Auguste Comte. Nonostante in gioventù sia stato amico dello storico dirigente del Partito Comunista Brasiliano, non è mai stato comunista, ma è stato militante insieme a Dilma Roussef e ha avuto un’autentica amicizia politica e personale con Goulart, da cui è scaturito il libro O Governo João Goulart – As Lutas Sociais no Brasil (1961-1964). Moniz Bandeira, profondo lettore dell’opera di Marx, non si considera un marxista:

Marx non elaborò nessun sistema di idee, assiomatico, chiuso, o meglio, completo e conclusivo. Per questo dichiarai di non essere marxista. E’ necessario tenere in considerazione che la permanenza delle parole tende a dare stabilità al concetto, però la realtà, che il concetto pretende rappresentare e la parola esprimere, cambia in ogni momento, è in movimento, è un costante divenire, un flusso continuo in cui l’essere e il non-essere si integrano, di modo che il concetto non può essere stabile nella misura in cui deve accompagnare e riflettere la realtà. Dirsi marxisti non è soltanto contrario alla dialettica che Marx adottò come metodo di investigazione, poichè la realtà muta, così come implica impoverire il suo pensiero, renderlo statico, danneggiarlo e ridurlo ad una posizione politica, di militanza, un catechismo, ciò che riduce la comprensione degli avvenimenti storici.

E ricorda che Rosa Luxemburg:

dimostrò l’errore di Marx nella sua teoria sullo sviluppo del capitalismo, il cui collasso non è avvenuto come lui aveva previsto.

Invece rivendica come leader della Seconda Internazionale Edward Bernstein e Karl Kautsky. Afferma che Bernstein, nell’opera di Marx, constatò un Dualismo (dualismus), poichè, essendo un’investigazione di tipo scientifico, già presentava una tesi pronta e un risultato predeterminato:

Le previsioni di Bernstein e Kautsky si mostrarono più solide e riuscite di quelle di Lenin, il quale adattò il pensiero di Marx al contesto culturale della Russia, lo interpretò secondo i suoi immediati obiettivi politici, gli conferì un’impostazione pragmatica e la dogmatizzò, e perfino oggi le correnti politiche di sinistra non si sono liberate della sua influenza, degli schemi stabiliti da Lenin, il quale visse molti anni in Europa occidentale senza mai capirla. Al contributo che Marx e i suoi allievi hanno dato allo studio dell’economia e delle scienze sociali, bisogna aggiungere l’apporto di molti altri pensatori, che non seguono la stessa scuola di pensiero, tra i quali spicca Max Weber

.

Kautsky fu giudicato come un “rinnegato” da Lenin perché votò a favore dei militari quando scoppiò la I Guerra Mondiale (1914-1918), adducendo che si trattava di una lotta contro lo zarismo reazionario. In risposta alla “scomunica” di Lenin, scrisse Terrorismo e Comunismo. Kautsky è anche l’autore de Le origini del Cristianesimo, che Moniz Bandeira ha tradotto in portoghese. Ma il leader dell’”Internazionale due e mezzo” – in contrapposizione alla Seconda, storica, e alla Terza, creata da Lenin -, si confrontò con alcuni concetti della teoria leninista sull’imperialismo e avanzò l’ipotesi dell’ultra-imperialismo. Questa fase prevedeva che le potenze industriali e i grandi conglomerati avrebbero finito per formare un’organizzazione sui generis, mettendo da parte la competenza attraverso conflitti bellici, e che le guerre sarebbero scoppiate solamente tra (o contro) paesi sottosviluppati. Moniz Bandeira crede che oggi

una guerra tra Unione Europea e Stati Uniti è impensabile.

Pero sostiene che il processo di globalizzazione del capitalismo e l’evoluzione verso l’ultra-imperialismo e l’egemonia nordamericana nei confronti delle potenze più deboli

diventa una dittatura mondiale, che demanda aggressioni permanenti per coloro che mettono mano ad intimidazioni e ricatti.

E’ questa l’idea che attraversa il testo La formazione dell’impero americano.

Il Cono Sud e il mondo

Moniz Bandeira si serve della politica internazionale per studiare il ruolo del Brasile nel Cono Sud. Questo approccio gli serve d’aiuto nel suo lavoro La formación de los Estados de la Cuenca del Plata. Argentina, Brasil. Uruguay y Paraguay dove, inoltre, si esce dalla cornice che gli storici, sia i cosiddetti mitristi (termine derivante dal presidente argentino Bartolomé Mitre), sia i revisionisti, hanno difeso al momento di scrivere riguardo alla guerra della Triplice Alleanza e al ruolo delle grandi potenze dell’epoca, compresi gli Stati Uniti. In questo lavoro c’è quello che Mario Rapoport considera «Una profonda erudizione con un’arguta analisi critica – a volte provocatoria – del ruolo del Brasile in quella regione».

Moniz Bandeira è una lettura obbligatoria per il personale di Itamaraty (sede del Ministero degli Affari Esteri brasiliano) e delle cancellerie sudamericane. Si è diplomato in Scienze Giuridiche, laureato in Scienze Politiche presso l’Università di San Paolo ed è stato professore titolare di “Storia delle politiche estere del Brasile” presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Brasilia. Ha ricevuto la laurea honoris causa dalla Unibrasil (Facoltà Integrate del Brasile) di Curitiba e dall’Università di Bahia. La sua vita è stata profondamente segnata dal golpe militare che nel 1964 rovesciò il governo del presidente brasiliano João Goulart. Perseguitato per via della sua partecipazione alla resistenza, dovette andare in esilio in Uruguay (1964-1965); successivamente, tornò in Brasile e visse a San Paolo, da clandestino, fino al 1967. In seguito fu arrestato dalla Marina Militare, rimase in carcere due anni, e nel 1974 poté riprendere l’attività accademica, quando assunse il ruolo di professore nella Scuola di Sociologia e Politica di San Paolo. Moniz Bandeira è stato professore visitatore presso diverse università, tra cui quella di Heidelberg, Colonia (Germania), Stoccolma, Buenos Aires, Cordoba e Lisbona.

E’ autore di più di venti opere, tra le quali figurano le già citate La Formación del Imperio Americano y La formación de los Estados en la Cuenca del Plata, Argentina, Brasil y Estados Unidos (De la Triple Alianza al Mercosur); De Martí a Fidel. La revolución cubana y América Latina; Fórmula para el caos. La caída de Salvador Allende (1970-1973) y Presencia de Estados Unidos en Brasil. Alcune delle sue opere sono state pubblicate in Argentina, Cile, Russia, Germania, Cuba, Portogallo e, ora, anche in Cina. Per De Martí a Fidel, Moniz Bandeira ha fatto ricorso agli archivi di Itamaraty, della intelligence tedesca, a documenti non classificati della CIA (ma non solo), offrendo non solo un approfondimento innovativo sulla Rivoluzione Cubana, ma spiegando alcuni argomenti con punti di vista differenti diffusi fino alla pubblicazione di tale libro. Per esempio, il ruolo dei militari cubani in Angola, spiega, fu definito nonostante le direttive di Mosca. Henry Kissinger dovette ammetterlo nelle sue Memorie vent’anni dopo i fatti, e giudica

eccezionale la politica estera della Rivoluzione Cubana. Non conosco nessun altro Paese oltre Cuba che per un periodo relativamente lungo abbia dimostrato tanta generosità e coraggio in fatto di politica estera.

Un giudizio che condivise anche Nelson Mandela. La fine dell’Apartheid avvenne poco dopo che le truppe sudafricane furono sconfitte da quelle cubane stabilitesi in Angola nella battaglia di Cuito Cuanavale, tra il dicembre del 1987 e il marzo del 1988. In Brasile-Stati Uniti: La rivalità emergente (1950-1988), Moniz Bandeira analizza queste relazioni bilaterali, con i conflitti di interesse, che comprendono quattro decadi e che aiutano a comprendere ciò che avviene attualmente in Sudamerica. In primo luogo, sostiene che l’”amicizia tradizionale” tra Brasile e Stati Uniti è uno stereotipo ideologico, manipolata con il fine di un’influenza nella politica estera. Le relazioni tra i due Paesi non sono sempre state pacifiche e tranquille. Nel diciannovesimo secolo, il Brasile sospese per tre volte (1827, 1847 e 1869) le relazioni diplomatiche con Washington e non accettò passivamente la sua egemonia; senza dubbio, fino alla prima metà del ventesimo secolo dipendeva dalle esportazioni di caffè, e queste dal mercato nordamericano. Le necessità di industrializzazione, volute dal presidente Getúlio Vargas (tra il 1930-1945 e 1951-1954), aggravarono le controversie con gli Stati Uniti, evento che contribuì in maniera decisiva al golpe militare del 1964. Nonostante l’”interludio breve e aberrante”, è ciò che afferma l’ambasciatore nordamericano John Crimmins, il quale giudicò il governo del maresciallo Humberto Castelo per il suo “allineamento automatico” con Washington, gli interessi economici del Brasile determinarono la ricomparsa delle controversie. E i contrasti culminarono con la firma dell’accordo nucleare Brasile-Germania (1976) e la rottura dell’accordo militare con gli Stati Uniti durante il governo del generale Ernesto Geisel, nel 1977. Brasile-Stati Uniti non è un’opera isolata. Fa parte di un corpus, di un insieme, che inizia con La presenza degli Stati Uniti in Brasile che si integra con Relazioni pericolose: Brasile e Stati Uniti (da Collor a Lula); Brasile, Argentina e Stati Uniti e Stati Uniti e la formazione dell’Impero Americano.

Moniz Bandeira afferma che mai Marx ed Engels concepirono il socialismo come via di sviluppo o modello alternativo al capitalismo. Ciò che rendeva fattibile, scientificamente, il socialismo era il livello elevato di sviluppo delle forze produttive, che il capitalismo stimolava. In tal senso, da fondamento al processo di sviluppo non solo in Brasile, ma anche a quello economico che si può notare nel Cono Sud. La lettura attenta dei lavori di Moniz Bandeira trova un tentativo di polemica nei confronti del populismo, del liberalismo e del marxismo ortodosso. Moniz Bandeira è, senza dubbio, il più importante esperto brasiliano in relazioni internazionali, e i suoi libri testimoniano l’estensione della sua cultura, l’arguzia delle sue analisi e l’originalità del suo pensiero.

(Traduzione dallo spagnolo di Davide Armento)


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