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Monotonia del posto fisso, articolo 18 e riforma del lavoro.

Creato il 02 febbraio 2012 da Laperonza

blog.jpgVoglio sorvolare sull’infelice battuta del capo del Governo riguardo la monotonia del posto di lavoro fisso. Ogni tanto può capitare anche ad un uomo intelligente di dire una stupidaggine. Ma vorrei capire perché questo governo si accanisce tanto sull’articolo 18 come se la sua riforma, modifica o soppressione siano la panacea di tutti i mali che affliggono l’Italia. Premesso che credo anch’io che sia necessario mettervi mano, non ne vedo però l’urgenza, specie in questa fase in cui è molto più importante ridare fiducia e tranquillità ai cosiddetti consumatori, unica via per far ripartire i consumi e, di conseguenza, la crescita del paese. Credo che modificare ora l’articolo 18 vada in tutt’altra direzione, a meno che tale modifica non sia inserita nel contesto di una riforma totale e radicale del mondo del lavoro per allinearlo a quello di paesi ben più civili e organizzati del nostro. Per capirsi e per fare un esempio in Danimarca il posto di lavoro fisso non esiste. Esistono però degli ammortizzatori sociali ben diversi dai nostri. Il lavoratore che perde il posto gode di un’indennità di disoccupazione di circa 1200 Euro e ne usufruisce finchè non viene di nuovo occupato, a patto che sia impegnato nella ricerca del lavoro e, se una volta riassunto poi perde di nuovo il lavoro, l’indennità riparte daccapo. In Italia l’indennità è ben più bassa (ma lo sono anche i salari) e limitata nel tempo. Certo bisogna fare i conti con la natura “intrallazzatrice” endemica dell’Italiano che, con una tale opportunità, starebbe beato in disoccupazione per tutta la vita. Il problema si può, però, risolvere con accurati controlli che siano deterrente alla tentazione di truffare lo stato così come si stanno effettuando in questi giorni. Quindi ritengo accettabile la riforma dell’articolo 18 solo se opportunamente inserita in un contesto di riprogettazione globale del mercato del lavoro, dando opportune garanzie ai lavoratori finalizzate a garantirne la sopravvivenza e la dignità. Senza di questo si tratta soltanto di un mero regalo a Confindustria.
Luca Craia


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