Montagna e Topolino

Creato il 04 dicembre 2013 da Gadilu

La montagna è rappresentata dal cumulo non esiguo di preferenze che Arno Kompatscher è riuscito a capitalizzare in base alla sua campagna elettorale da innovatore. Il topolino è l’accordo di governo che verrà presto siglato tra la Svp e il Pd, vale a dire la riconferma di una logica politica che per questa provincia pare ormai imprescindibile e perciò quasi obbligata. Chi si aspettava dall’innovatore un surplus di fantasia è rimasto così deluso, ma che fossero aspettative eccessive è chiaro persino ai più incorreggibili sognatori. Resta da capire se il topolino, dopo tutto, è veramente l’unica cosa che ci potessimo realisticamente attendere.

La risposta non può che essere affermativa. Solo mettendo in conto enormi difficoltà, la Svp – che nel passaggio dall’era Durnwalder alla leadership di Kompatscher sembra già avere praticamente esaurito la riserva del cambiamento possibile – si sarebbe potuta permettere di “imbarcare” nella Giunta forze politiche sempre pronte a voltare la carta della cooperazione in quella della critica interna. Freiheitlichen e Verdi, vale a dire i due partiti che più degli altri erano stati sollecitati dall’idea di poter accedere al ponte di comando, avrebbero rappresentato per il partito di maggioranza un rischio troppo elevato, ovvero la sfida di un pluralismo con tutta probabilità insostenibile per contenere le tensioni che soltanto una oculatissima gestione del potere, ripartito inoltre secondo ambiti di competenze (anche in senso etnico) ormai cementificati, riesce a consentire.

Alla fine, dunque, le promesse del cambiamento, suggerite da occorrenze purtroppo rimaste senza verifica, pertanto cullate ad occhi socchiusi, hanno assunto la loro forma più prevedibile: quella di sirene, le creature metà donna e metà pesce dal canto delle quali occorre proteggersi, turarsi le orecchie con la cera, legarsi all’albero maestro e, mentre la barca sfila tra gli scogli dove esse soggiornano, dimenticare persino la loro esistenza fantastica.

Ciò vuol dire che avremo ancora cinque anni di navigazione tranquilla? Il nuovo capitano, che per l’occasione ha deciso di esordire con la giacca scucita da vecchie battaglie, non se l’è sentita di osare di più. E nelle stanze dove ancora si prendono le decisioni essenziali – stanze sostanzialmente chiuse, insonorizzate, fatte apposta per serrare i ranghi quando si fiuta il pericolo – chi aveva il compito di consigliarlo ha certamente avuto buon gioco per dipingere scenari disastrosi, se le cose non avessero preso il solito corso. Al momento, però, non si può escludere che il “giovane Arno” abbia rimandato le prime spallate a quando avrà rafforzato il proprio “recinto”: la speranza è l’ultima a morire, anche se non bisogna illudersi.

Corriere dell’Alto Adige, 4 dicembre 2013