Raccolta differenziata al 48,5%, migliore regione del centro Italia e produzione pro capite dei rifiuti di poco sopra alla media italiana.
Ma le bugie hanno le gambe corte. Secondo i dati ufficiali dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) le cose non sono proprio così.
In Umbria la raccolta differenziata nel 2013 ha raggiunto il 45,92%. Molto al di sotto dell’Emilia Romagna con il suo 52,98% ma soprattutto molto al di sotto delle Marche che hanno differenziato il 55,48% dei suoi rifiuti. L’Umbria è molto più vicina alla Campania che ha differenziato il 44,04%.
La produzione pro capite, che secondo l’assessore Rometti era di poco superiore alla media italiana, in Umbria è stata di 523,87 Kg contro una media nazionale di 486,89 Kg.
Numeri che confermano la gestione fallimentare dei rifiuti in Umbria. Gestione fallimentare che sarà confermata dall’adeguamento del piano Regionale da poco approvato nella nostra regione.
Adeguamento che prevede ancora l’utilizzo di discariche “colabrodo”. Infatti l’atto approvato alla fine di marzo prevede l’utilizzo di sei discariche:
1. La discarica di S. Orsola di Spoleto che secondo i dati ufficiali dell’Arpa ha “problematiche evidenziate negli anni relative alle acque sotterranee”;
2. La discarica di Pietramelina di Perugia già dichiarata chiusa da una delibera del comune di Perugia e per la quale sono stati condannati, in primo grado, due dirigenti di Gesenu per inquinamento. Su Pietramelina grava anche una diffida della Provincia per lo scarico di acque provenienti dall’impianto di trattamento del percolato della discarica che non rispettavano i limiti di legge;
3. La discarica di Le Crete di Orvieto dove, sempre secondo Arpa Umbria, “Il controllo ambientale svolto nel 2013 ha confermato valori elevati di mercurio nel suolo e sedimenti nei pressi del fiume Paglia.” Sedimenti dovuti alla discarica o a vecchie attività minerarie?
4. La discarica di Colognola di Gubbio dove “Il controllo ambientale svolto nel 2013 sulla discarica di Colognola ha confermato le problematiche relative alle acque sotterranee, che sono risultate interessate da un inquinamento dovuto all’interazione con il percolato della discarica.”
5. La discarica di Borgogiglione di Magione che è stata da poco diffidata dalla Provincia “al rispetto delle prescrizioni impartite con l’AIA (Autorizzazione d’impatto ambientale).
6. La discarica di Belladanza di Città di Castello dove l’ARPA dichiara che è confermata “la presenza di composti organici aromatici ed alifatici clorurati nelle acque sotterranee sia nei pozzi a monte che in quelli a valle della discarica.” Inoltre “Nel corso del 2013 il monitoraggio del suolo ha evidenziato – per la terza volta in quattro anni – un superamento dei livelli di guardia del parametro cromo.” Vi sembra abbastanza? Invece non è finita. Per questa discarica è previsto un ampliamento in una zona franosa e che è stata oggetto di una frana anche recentemente.
Anche questa volta si profila un nuovo clamoroso fallimento con tutti i risvolti che ne conseguono: oltre l’ambiente e la salute sarà colpito il portafoglio dei cittadini. Invece i rifiuti possono rappresentare una risorsa con la creazione di nuovi posti di lavoro sfruttando l’opportunità dell’economia circolare che rispetti l’ambiente, la salute ed il portafoglio del cittadino allo stesso tempo.
Marco Montanucci – candidato M5S al Consiglio Regionale dell’Umbria.