Ebbene si, lo ammetto, sono snob.Sine nobilitate, per fortuna.Perchè se dovessi non esserlo, avrei dovuto far parte della grandissima folla di persone che hanno visto il film vincitore del Monte-Carlo Film Festival de la Comédie del 22 Febbraio scorso, ossia Sole a catinelle.Ovviamente banale sottintendere che la mia "critica" non è rivolta alla massa innumerevole di persone che hanno fatto la fila ai botteghini per vedere questa commedia, che hanno pagato, riso e gradito il film e che hanno ritenuto un regalo portare i figli a vederlo.La commedia cinematografica è un genere che corre sul filo della lama: un passo falso e il film diventa trash; abbiamo visto cinepanettoni vomitevoli, signorine grandisorelle e ragazzotti grandifratelli divenire in un attimo emuli di Ninetto Davoli.
Per assurdo trovo che le vecchie pellicole sfizio-soft che andavano dalla Dottoressa alla visita di leva, arrivando a Giovannona Coscialunga, avessero una verve che arrivava direttamente dall'avanspettacolo; i doppi sensi, la vena sottilmente o esageratamente oscena e ridanciana svicolavano dai luoghi comuni, prendevano vita dai personaggi stessi che esulavano dalla realtà ed erano realmente esilaranti.Se poi di commedia italiana vogliamo parlare
P.S.
Faccio mio questo pezzo scritto da un critico di tutto rispetto, per esplicare al meglio il mio pensiero.The TigerMaurizio Acerbi - il Giornale: (…) Una sceneggiatura troppo banalotta, che si perde per strada, con il sapore dell’occasione perduta. Si ride, comunque, ed è il motivo per cui la gente fa la fila per andarlo a vedere al cinema: le battute divertenti sono tante e strappano risate fragorose. (…) Un passo indietro per Zalone, ma la gente non ci farà troppo caso. E poi è intelligente e sa che il cinema è un’altra cosa.