Monti e il cagnolino dell’ Ohio

Creato il 27 febbraio 2013 da Albertocapece

La campagna elettorale ha fatto il suo corso e i risultati in termini di voti ( e anche di flussi) sono ormai chiari. Ma altre cose andrebbero esplorate, cercando tra le cianfrusaglie di questi due mesi, qualcosa che illumini le viscere della politica, la penombra densa dove si nasconde qualcosa che ci parla di noi. Una cosa cosa c’è che è preoccupante: la trasformazione del dottor Jekyll – Monti in mister Hyde-candidato. Il professore sobrio, ma soprattutto presuntuoso, il dietro le quinte della classe dirigente, ha tentato di trasformarsi in una sorta di ridicolo replicante con birra e cagnetto per sembrare umano e compatibile con il cittadino medio. Non so a cosa sarebbe arrivato se la campagna fosse durata più a lungo, magari ad esibirsi ad Amici come cantante confidenziale.

Ma non ha funzionato perché l’operazione è nata dentro l’inatteso provincialismo di un personaggio di cui si vantava l’internazionalità. Provincialismo che lo ha indotto ad ingaggiare un noto spin doctor americano, David Axelrod ,nella convinzione che ciò che viene dagli usa è necessariamente migliore,anche se completamente estraneo al nostro ambiente. Così si è lasciato trasformare in una sorta di improbabile signor Smith deciso ad andare a Washington, in una sorta di caricatura dell’uomo medio dell’Ohio. Tuttavia in questo caso la cosa più interessante non è tanto l’emergere del provincialismo italiano, quanto la prepotente manifestazione di quello americano. E’ davvero straordinaria l’ingenuità di Axelrod che ha pensato di poter proporre il midwest come modello universale.

Se provincialismo equivale a chiusura sostanziale e a scimmiottamento superficiale  è del tutto evidente che la classe dirigente americana non ha ancora preso atto fino in fondo della fine del dopoguerra e della pluralità culturale che si va affermando sempre più prepotentemente. E’ la stessa mentalità che porta a giustificare la politica di potenza con l’export di democrazia come nei quattro secoli precedenti di era esportata la vera religione, poi la vera civiltà e via dicendo. Ora, come se il dopoguerra fosse ieri si esportano gli spin doctor che non conoscono nulla del Paese i cui abitanti dovrebbero essere convinti a votare per l’illustre cliente, anch’egli ignaro delle differenze e che compra lo spin doctor come negli anni ’50 i ricconi compravano la macchina americana.

Ecco che dalla discarica dove giacciono i reperti della campagna elettorale abbiamo trovato qualcosa che vale la pena salvare a futura memoria: il matrimonio di due provincialismi che denunciano il declino ancora  inconsapevole di un occidente nel quale il cinismo sembra prendere il posto della lucidità. Del resto il pensiero unico è figlio di questo clima e a sua volta tenta di perpetuarlo: ecco perché ci è cascato in pieno il candidato più vicino ad esso. E certo saremmo meno contenti di sapere che al cagnolino e alla birra come strumento di adescamento universale, corrispondono anche dottrine sociali ottuse e regressive che vorrebbero presentarsi come globali.


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