Ci sta pensando Monti a farci un’ottima pubblicità. Il nostro “grande” presidente del Consiglio, partito per un tour nel mondo arabo dei ricchi (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Qatar), ha invitato gli emiri, i sultani e i gerarchi dei vari polituburò a venire in Italia a investire, perché ormai da noi è tutto a buon mercato. E certamente egli non sta parlando di fare la spesa al supermarket, ma di acquistare magari pezzi pregiati della nostra industria. Ecco le parole del Premier:
Le valutazioni sono ai minimi e servono capitali per la crescita. Abbiamo illustrato a potenziali investitori che è il momento in cui i titoli a reddito fisso e le valutazione delle imprese in Italia sono bassi.
Ecco dunque il risultato delle politiche montiane: una imponente svalutazione dei nostri assets produttivi (conseguita al salvataggio dell’euro e alla permanenza dell’Italia in questo perverso e suicida meccanismo) che ora dovrebbero indurre gli investitori stranieri (quelli italiani sono ormai una razza estinta) a investire nel nostro paese. Tradotto a comprarci, usando i petrodollari.
Ma non è finita qui. Con Monti, ci si mette pure la Banca D’Italia (per i disinformati, la Banca d’Italia è una banca controllata dalle più grandi banche private d’Italia). Ebbene, la predetta ha organizzato un happening con i cinesi che intendono investire nel nostro paese e sui quali Monti dichiara:
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I più avveduti, quelli che sono in grado di valutare il percorso di risanamento e riforme messo in campo ritengono che l’Italia abbia imboccato una strada giusta, proficua e promettente.
Io mi sto sentendo male nell’apprendere queste notizie. Soprattutto mi sento male all’idea che un giorno arabi e cinesi, che certamente non brillano per le loro leggi liberali, la loro democrazia e la loro fratellanza, decidano le politiche del nostro governo direttamente da Pechino o Riyāḍ. Perché da che mondo e mondo, il creditore, il finanziatore, quello che ci mette i dindin, è quello che decide, quello che ha l’ultima parola su tutto, compresi i nostri diritti e le nostre libertà.
Fonte: Il Giornale