Monti un anno dopo: appunti di viaggio del Governo tecnico

Creato il 19 novembre 2012 da Paopasc @questdecisione
In occasione del suo primo anno di Governo il Presidente del Consiglio Mario Monti ha steso una relazione dal titolo Un anno dopo - Il Governo, l'Italia, i cittadini, appunti di viaggio. Senza dubbio, al di là dei giudizi di valore, l'esperienza del governo di un paese è senz'altro affascinante e stimolante, ancorché piena di insidie e difficoltà. Ecco che allora è utile questa analisi sulla propria esperienza di governo, soprattutto se è sincera, anche nell'ottica di confrontare quanto viene asserito con quello che i cittadini percepiscono della situazione italiana. Nelle 14 pagine del rapporto si ripercorrono tutte le cose fatte in quest'anno di governo, soffermandosi anche sulle prospettive dell'Italia prima e dopo l'intervento dei tecnici:
Un anno in cui l’Italia con l’Europa ha ritrovato un legame  che sembrava perso. L'Italia, Paese fondatore dell’Unione e tradizionalmente sostenitore del metodo comunitario, è tornata ad essere infatti partner attivo e propositivo, protagonista delle scelte strategiche e nelle concrete decisioni operative.

Certo, in alcuni punti aleggia una discrepanza ammantata di ottimismo tra quanto si afferma di aver fatto e quanto si percepisce, e dallo scritto traspare a volte  una visione rosea del futuro che mal si accorda con alcuni dati macroeconomici portati dai detrattori:
Dopo un anno l’Italia è saldamente sulla via del cambiamento, di certo è un’Italia che adesso può guardare con più fiducia verso il suo futuro. Un futuro che sarà prospero se si continuerà sulla strada intrapresa, senza disperdere il lavoro che è stato compiuto fino ad oggi.  Un lavoro che passa attraverso  cinque parole che ridisegnano  la nuova Italia:  credibilità, coesione, responsabilità, legalità e visione.
Dunque, sulla scorta della rinnovata credibilità europea, l'Italia sembrerebbe incamminata verso un futuro radioso, ma i dati sono contrastanti, anche quelli dell'Europa. In più, la vicinanza delle elezioni e l'incertezza legata alla prossima guida del paese, lasciano comunque presagire ancora momenti di ristrettezze. Ma tutto si gioca su quello che può essere considerato un traguardo perfettamente raggiunto anche se, purtroppo, forse insufficiente:
La riconquista della credibilità in Europa
Un’Italia diversa, dunque, quella che si affaccia al 2013. Più consapevole, responsabile, più credibile rispetto ad un anno fa. E naturalmente, mentre si va consolidando in una posizione di maggiore sicurezza, la strada da compiere per riportare il Paese su un sentiero di crescita virtuoso e sostenibile è ancora lunga, ma gli sforzi intrapresi sono  stati riconosciuti e  accettati a livello internazionale
Di seguito, l'introduzione del rapporto U N  A N N O  D O P O - IL GOVERNO, L’ITALIA, I CITTADINI appunti di viaggio, e il link al documento integrale.
Introduzione
 In un anno l’Italia ha intrapreso profonde trasformazioni. Questo governo è nato sull’onda dell’emergenza, trovandosi di fronte ad un bivio drammatico: lasciare affondare il Paese o sforzarsi di uscire dalla palude. Tra questi due estremi  il primo passo è stato compiuto ed è quello del risanamento che era condizione preliminare per ogni altro obiettivo e anche necessario a evitare che l’Italia, per la sua dimensione, non determinasse un cambiamento dello scenario europeo, e forse mondiale, degli avvenimenti economici e finanziari. Forse oggi, senza le politiche di rigore messe in atto dall’esecutivo, non ci sarebbe più l'Eurozona. O sarebbe notevolmente ristretta come dimensione geografica, senza quello che l'Italia, con uno sforzo collettivo di cui non si ricordano molti precedenti nella storia repubblicana, è riuscita a compiere. Certamente sarebbe stato necessario fare di più, e forse alcuni errori  sono stati commessi, ma l’impianto delle riforme necessario ad uscire dalla fase di emergenza è stato condiviso dalla “strana maggioranza” che ha appoggiato l’esecutivo. 
Un anno in cui l’Italia con l’Europa ha ritrovato un legame  che sembrava perso. L'Italia, Paese fondatore dell’Unione e tradizionalmente sostenitore del metodo comunitario, è tornata ad essere infatti partner attivo e propositivo, protagonista delle scelte strategiche e nelle concrete decisioni operative. Basta ricordare il Trattato di Lisbona in cui c’è l'ispirazione per una classe politica e per chi governa, sia a livello europeo che per i singoli paesi che ne fanno parte. Dove ciascuno deve cercare di promuovere il posizionamento del proprio Paese nell’ambito di una economia sociale di mercato altamente competitiva, cogliendone le opportunità e migliorando la propria situazione comparata. Ma questa promozione del singolo Paese, che corrisponde al perseguimento dell’interesse nazionale, non sarebbe durevole se fosse in contrasto con l’evolversi dell’integrazione comunitaria, al  di fuori cioè del tessuto che è l'humus naturale che amalgama l’intera Unione Europea. 
Il governo ha cercato di mettere in sicurezza i propri  conti pubblici, come richiesto dall’Europa e dalla Banca Centrale Europea,  al fine di preservare non solo i diritti quesiti, ma anche quelli ancora da acquisire dalle generazioni future. Lo ha fatto con una riforma delle pensioni che viene indicata a livello internazionale come un modello da seguire e con quella del mercato del lavoro che ambisce a creare un contesto più inclusivo e dinamico, atto a superare le segmentazioni che tendono a escludere o marginalizzare i giovani. Molto di più si sarebbe dovuto fare in favore delle classi più disagiate del Paese, soprattutto per sostenere le famiglie che con il loro welfare sono il vero tessuto produttivo grazie al quale l’Italia non ha subito un contraccolpo negativo come, ad esempio, è successo negli Stati Uniti.  
Il governo ha cercato di rappresentare la realtà ai cittadini spiegando senza contraffazioni e con un linguaggio di verità la situazione e i rimedi adottati. Non sono state fatte promesse, né alimentate illusioni. Al contrario sono stati richiesti sacrifici, anche pesanti. Ma questi sono stati recepiti proprio per il momento drammatico che l’Italia ha attraversato. Solo un consapevole e trasparente senso della realtà può dare speranza  e fiducia per l’avvenire. Prova ne è stata il pagamento dell’IMU, una tassa certamente non  gradita, ma che è stata pagata da tutti indistintamente, raggiungendo gli obiettivi  che il governo si era prefisso. O come la  spending review che è stata messa in atto non solo per risparmiare sull’ingente spesa pubblica, che non era stata mai aggredita seriamente, ma soprattutto per rendere più efficienti i servizi offerti ai cittadini. La macchina dello Stato deve diventare più efficiente, più trasparente e più capace di ascoltare e soddisfare i bisogni dei cittadini. [continua a leggere...]



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