E' stata una partita che ha offerto poderosi rimandi e agganci ai due eventi rugbisitici pressocchè in contemporanea nel pomeriggio, che han costretto gli interessati a mettere alla prova le capacità binoculari (Sky e RaiSport con un occhio, lo stream sul pc dall'altro).
In particolare ci riferiamo al finale della finale della Premiership da una parte, all'esito rovesciato rispetto ai pronostici della finale dell'Eccellenza italiana dall'altro. Fatto sta che il team di coach Berbizier, distintosi nettamente in stagione regolare come una delle due forze principali in Francia, deve inchinarsi al "Club Mediterranèe" profondamente rinnovato per quello che sembrava un classico anno di transizione: il nuovo directeur Faben Galthiè, il ritiro del cannoniere Todeschini, gli arrivi di giovani e di "seconde fasce" in un complessivo piano di mantien più che di crescita immediata. Un club che s'è messo in luce nella fase di mezzo del torneo quasi come un passista che tenti la fuga; riassorbito dal gruppo, pareva inevitabilmente destinato a rimaner fuori dallo sprint finale. Poi invece le prove contro la Légion Etrangère di Tolone nell'ultima giornata del torneo e nel castrum di Castres al quarto di finale, ne avevano certificato lo spessore. Oggi è toccato al Racing prender dolorosamente atto che nel rugby francese è spuntata una solida forza nuova, tradizionalmente rinomata per il suo vivaio ma non per le performance della prima squadra.
La sintesi della partita è presto detta: la squadra di Galthiè si porta sorprendentemente fino allo schiacciante 23-6 del 50' minuto, grazie a una condotta di gara attenta in difesa e rapace nell'approfittare degli errori dell'avversario; in 25 minuti viene rimontata e superata dallo sforzo un po' più concentrato del Racing a ranghi cambiati, che riusciva nel recupero mancato qualche minuto prima a Twickenham dai Tigers portandosi in vantaggio di un punto con 5 minuti da giocare; ma i mediterranei non ammainavano la bandiera e i parigini concedevano una punizione del tutto evitabile all'eroe della stagione, Martin Bustos Moyano, e si facevano superare sul filo di lana.
Le formazioni in campo sono significative: da una parte c'è la solita lista di Carneadi dell'MHR - del resto, tolti i pilasti Trinh Duc, Nagusa e Ouedraogo, altro non hanno a disposizione se non dei sani comprimari come gli ex Pampas Bustos Moyano e Fernandez, i georgiani Gorgodze e Jgenti o il veterano figiano Matadigo. Dalla parte parigina invece, la solita polvere di stelle: Fall, Steyn, Bobo, il capocannoniere Wisniewski, Nallet ... Solo che rimane l'impressione di un certo qual "sottogamba" evidente in mischia e in mediana, come se Berbizier avesse voluto risparmiare in previsione della finale alcuni uomini chiave di ogni reparto - Chabal, Qovu, Durand, Lo Cicero o Mirco Bergamasco lasciato a casa.
Racing Mètro: 15 Benjamin Fall, 14 Sireli Bobo, 13 Henry Chavancy, 12 Francois Steyn, 11 Julien Saubade, 10 Jonathan Wisniewski, 9 Mathieu Lorèe; 8 Jacques Cronje, 7 Alvaro Galindo, 6 Jonnhy Le'o, 5 Lionel Nallet, 4 Karim Ghezal, 3 Benjamin Sa, 2 Benjamin Noirot, Julien Brugnault;
a disp.: Andrea LoCicero, Jone Qovu, Sebastien Chabal, Nicolas Durand, JP Orlandi, Remi Vaquin, Carlo Festuccia.
Montpellier: 15 Bejamin Thiery, 14 Timoci Nagusa, 13 Sylvain Mirande, 12 Santiago Fernandez, 11 Martin Bustos Moyano, 10 Francois Trinh Duc, 9 Julien Tomas; 8 Sakiusa Matadigo, 7 Mamuka Gorgodze, 6 Fulgence Ouedraogo; 5 Aliki Fakate, 4 Drickus Hanke, 3 Giorgi Jgenti, 2 Fabien Rofes, 1 JG Figallo;
a disp.: Juan Caudullo, Vassili Bost, Benoit Paillaugue, Mickael Marco, Kevin Kervarec, Grant Rees.
Inizialmente è superiorità territoriale del Racing che impone il suo gioco, percussivo con allargamenti a Fall e Saubade, con Montpellier a difendersi senza mai uscire dalla propria metà campo, spendendo qualche fallo e beccandosi pure un cartellino giallo al 14'; già al 3' minuto Frans Steyn col caschetto può concretizzare dalla lunga distanza, al 17' riesce anche a un Wisniewski particolarmente poco concentrato (non c'è il ventone del giorno precedente a battere il Velodrome) a marcare dopo aver fallito un tentativo e prima di sbagliarne un altro e un drop.
Già nei primi venti minuti emerge una delle cifre della gara: Racing sprecone (Steyn e Cronje perdono interessanti opportunità per errori non provocati), Montpellier molto concentrato: Bustos Moyano oggi schierato ala (li ha girati tutti i ruoli dietro, senza mai cedere un grammo di concentrazione rispetto al suo main task, piazzare) mette dentro le due penalità che i suoi si procurano, fissando il punteggio sul 6 pari al primo quarto di gara, nonostante il dominio territoriale avverso.
Alla mezz'ora la svolta: il lock Aliki Fakale si propone come scarico veloce di un raggruppamento appena dentro la metà campo parigina; dopo una sgroppata solitaria, il gigante fissa l'ultimo difensore e serve al centro Sylvain Mirande a sostegno una facile meta in mezzo ai pali. Massimo risultato pressocchè alla prima opportunità: quelli di Montpellier si comportano come se attraversassero il fuoco ogni volta che mettono piede nella metà campo avversaria.
Il vantaggio rincuora i mediterranei, che prima della fine del tempo arrivano vicini alla seconda meta, quando Ouedraogo viene fermato da un placcaggio disperato di Sireli Bobo. Si va al riposo sul 13-6.
Al rientro dagli spogliatoi la situazione non cambia, anzi: al primo minuto Trinh Duc s'infila e fugge lungolinea, per offrire a Fernandez l'assist per la seconda meta all'angolo: è 6-20 al 41' dopo la difficile trasformazione di Moyano, uno che per tutta la stagione ha sbagliato ben pochi calci, facendo dimenticare in fretta l'epopea a Montpellier del connazionale Todeschini.
AL 51' arriva il piazzato del 23-6, diciassette punti di vantaggio alla faccia degli sconcertati parigini che a quel punto si mettono di buzzo buono per girare la partita. Qualche minuto prima Berbizier aveva modificato l'assetto mandando in campo i combattenti del pack: LoCicero in prima linea, Qovu e Chabal in seconda e terza, Durand in mediana.
Pare non sia ancora troppo tardi: al 51' arriva il giallo a Trinh Duc e Sireli Bobo marca meta non trasformata da Wisniewski che si rifà dieci minuti dopo marcando la seconda meta prima che finisse la superiorità numerica. Con una trasformazione stavolta centrata, all'ora di gioco siamo due mete per parte e 18-23, con partita riaperta e gioco in mano ai parigini.
I quali insistono, trascinati da Chabal e coi movimenti del pack gestiti efficacemente da Durand. Dopo lunghi minuti d'assalto che ricordano gli ultimi minuti della finale di Twickenham conclusa mezz'oretta prima, i biancocelesti al 75' pervengono alla terza meta per il pareggio sotto i pali di Qovu, dopo che Fall c'era arrivato ma il Tmo aveva negato; con la facile trasformazione è il sorpasso 23-25.
Pare che la missione sia compiuta; invece quelli del Montpellier riprendono subito il controllo dell'ovale e si mettono a picchiare la linea muovendo velocemente palla, tranello in cui cadono immediatamente i difensori parigini commettendo fallo all'incirca sulla linea dei dieci metri nel loro campo e Bustos Moyano non perdona.
Per il Racing c'è ancora un minuto da giocare, riesce anch'esso a impossessarsi immediatamente dell'ovale, imposta diverse fasi di attrito e guadagna territorio mentre suona la sirena. Perviene alla linea dei 22 metri, palla fuori a Wisniewski per il drop ... Una soluzione forse scleta troppo frettolosamente da Durand, un altro ciclo di fasi ci stava tutto, chissà. Il calcio dell'apertura risulta sbilenco, in linea con una giornata storta un po' per tutti - tranne forse per Bobo e i guerrieri inseriti nel secondo tempo - nell'approccio e nella concentrazione. Alla fine l'apertura del Racing fa la figura del vilain: drop finale a parte, il punticino di prevalenza finale di Montpellier poteva risultare ribaltato dalla trasformazione mancata della prima meta di Bobo.
Un po' come Rovigo al Battaglini insomma: i parigini più forti sulla carta e non solo (tre mete contro due), consegnano la vittoria a chi aveva forse meno "idee" a parità di voglia di vincere, ma ce le aveva molto chiare in testa.
E allo Stade de France niente parigine e tutto Midi anche quest'anno: stavolta niente Clermont (dopo tanti anni), ci va il Montpellier che nella sua storia non ha mai vinto nulla di significativo. Probabile che solo Tolosa, la poderosa e concentratissima macchina da guerra di Guy Novès, il Sir Alex Ferguson del rugby, possa essere in grado di fermare i ragazzini terribili di Fabien Galthiè (un ex Stade Francais che ti sistema l'altra metà di Parigi, non male questa). Montpellier peraltro brava e mediterranea, ma più che il Barcellona ricorda lo Shaktar.