Moonrise Kingdom - la recensione

Creato il 17 giugno 2012 da Giordano Caputo

Nel suo cinema Wes Anderson ha insistentemente manifestato una passione personale verso una cura maniacale della forma. Il prologo di “Moonrise Kingdom” è l’esempio lampante di quanto il regista curi in maniera leccatissima ambienti e movimenti di macchina affinché il risultato finale delle scene dia sempre l’impressione di rapportarsi il più possibile con una realtà distorta, favolistica se vogliamo. Probabilmente lo fa perché è ciò che ama raccontare, e cioè delle storie da favola ambientate in una società alterata, dove di conseguenza il rigore per la forma di cui sopra non deve assolutamente bilanciarsi equamente con uno stesso rigore per il contenuto, il quale ha bisogno invece di ampia libertà per muoversi slegatamente e dare origine ad avvenimenti molto spesso inverosimili.
In “Moonrise Kingdom” accade allora che due dodicenni amici di penna e segretamente innamorati fuggono, lei da casa e lui dall’accampamento boy scout, per stabilirsi in un bosco ed avviare la loro storia d’amore mai cominciata. La sparizione costringe genitori e squadriglie a mettersi sulle loro tracce e a progettare una bizzarra caccia ai fuggiaschi volta a scompigliare le vite di chiunque né prenderà parte.
E’ una commedia a leggere tinte drammatiche “Moonrise Kingdom” rappresentata con il solito umorismo di fondo tratto indistinguibile del regista de “I Tenenbaum”; un racconto coming of age semplice ed emozionante, dove due ragazzini emarginati sentono la necessità di allontanarsi dal loro mondo e di esplorare la crescita verso l’età adulta. Anderson in questo senso dimostra di possedere una delicatezza invidiabile nei loro confronti costruendo momenti magici e disarmanti (la scena del primo bacio è da antologia) e alternandone altri più ingenui e divertenti, riassumendo così in pochissime scene lo stato effettivo dei piccoli Sam e Suzy.
In questo modo la sua pellicola si eleva spropositatamente, toccando vette di cinema altissime e intrattenendo lo spettatore con l’ironia dispensata dai personaggi caricaturali di contorno. Vediamo quindi un gruppo di ragazzini scout alla ricerca del (non)compagno nerd venir fuori come dei soldati stereotipati ed equipaggiati di pura asprezza; la coppia composta da uno strepitoso Bill Murray e Frances McDormand minacciata dalla relazione segreta di lei con il comandante Sharp interpretato da Bruce Willis e infine il Capo Scout, Edward Norton, alle prese con la sua insicurezza emotiva e l’incapacità a mantener saldo il team di cui è responsabile.
Ogni elemento diventa tuttavia indispensabile per la riuscita perfetta della pellicola, come un mosaico ammaliante perché simmetrico in ogni suo pezzo. “Moonrise Kingdom” è toccante e spiritoso nel modo giusto e al momento giusto, e Wes Anderson dimostra per l’ennesima volta quanto il suo sguardo e il suo interesse nel trattare famiglie bislacche e allargate produca sempre degli effetti piacevoli ed emozionanti.
Trailer:


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