Moonwalkers: il Kubrick degli Hippie che Frega la CIA

Creato il 07 dicembre 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine

In questo delicato periodo di tensioni internazionali, un film satirico e semplicemente divertente come Moonwalkers non può che compiacere il pubblico alla ricerca di storie che prendano un po' in giro l'establishment politico mondiale. Primo lungometraggio di Antoine Bardou-Jacquet, è stato presentato al Torino Film Festival suscitando risate a consensi: che fosse per seguire le orme dell'ormai "potterianamente" celebre Rupert Grint o per rivedere in azione Ron Perlman, o ancora per scoprire cosa potesse rivelare una pellicola annunciatasi ricca di citazioni dall'opera di Kubrick, ogni proiezione è stata comunque accompagnata da una grande affluenza di spettatori.

Del resto, gli elementi per suscitare curiosità ci sono tutti: anno 1969, Stati Uniti - già questo basterebbe. Alle spalle la terribile guerra del Vietnam, nell'aria ancora l'atmosfera hippie tutta pace e amore, nel futuro molto prossimo l'evento che cambierà per sempre il destino dell'umanità: lo sbarco sulla Luna. Il governo americano si arrovella intorno a un'unica incognita, la riuscita dell'impresa, cui si accompagna il timore ancora più spaventoso di essere battuti sul tempo dai sovietici. L'agente della CIA Tom Kidman (Perlman), un pezzo grosso tuttavia ancora vittima di incubi e allucinazioni post trauma vietnamita, viene quindi incaricato di una missione segretissima: entrare in contatto con Stanley Kubrick per convincerlo a riprendere un falso allunaggio, nel caso in cui gli americani mancassero l'obiettivo. Chi meglio di lui, dopo 2001: Odissea nello spazio, sarebbe in grado di ricavare scene tanto veritiere da convincere il mondo intero? Così, Tom parte risoluto, convinto di andare ad incontrare un importante produttore che possa fargli conoscere il grande regista.

Ma, naturalmente, qualcosa va storto e scatta un'esilarante catena di equivoci: in mezzo c'è Jonny (Grint), spiantato manager di una rock band da strapazzo, indebitato fino al collo e con un disperato bisogno di soldi, che, trovatosi nel posto giusto al momento giusto, coglie l'occasione per inscenare una beffa ricorrendo al più classico dei tranelli, il travestimento. Ma quando il falso Kubrick - l'amico Leon (Robert Sheehan), perenne abitatore di paradisi artificiali - viene smascherato ed emergono i piani top secret della CIA, ai tre malcapitati non resta che trovare una soluzione per evitare un totale cataclisma diplomatico. Dopo parodiche citazioni di Arancia meccanica e Il Dottor Stranamore, ecco che nella seconda parte della pellicola comicità irriverente e suggestioni psichedeliche si fondono per ricreare gli scenari di una controcultura fatta di anticonformismo estetico, libero amore e uso continuo di sostante stupefacenti.

Questo l'ambiente in cui prenderà vita il film di un falso Kubrick su un falso allunaggio americano: una parodia nella parodia, per un divertimento garantito. "Mi piacciono le situazioni in cui due personaggi agli antipodi devono unire le forze per raggiungere uno scopo comune: di solito ne viene fuori qualcosa di molto esilarante. Così mi è venuta in mente l'idea del film: mandare un agente della CIA nel bel mezzo della Swinging London per girare il falso atterraggio sulla luna, insieme a un gruppo di hippie che ovviamente lui detesta. Una miscela del genere ha fin dall'inizio un potenziale comico enorme. E tutto è reso ancor più esplosivo da personaggi bislacchi alla The Big Lebowski e da una struttura ricca di azione come in Snatch ", ha spiegato il regista. Uno sfottò generalizzato che rende questo lungometraggio davvero irresistibile; un modo per ridere di gusto sui grandi miti della storia sociale e culturale della nostra civiltà, dalla smargiassa superpotenza americana ai figli dei fiori con la mente obnubilata, al genio ineguagliabile di un film fantascientifico di cui nessuno capiva il senso pur rimanendo a bocca aperta davanti allo schermo. Anche più di una volta.


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