Per fortuna, Fiona Apple non ha perso l’ispirazione come accaduto a Billy “non più the Kid” Corgan. Tutt’altro. Il paragone per lei può essere semmai quello con Terrence Malick. Anche lei è infatti un’artista schiva, che odia i riflettori preferendo concentrarsi sulla sua arte e anche lei è tutto fuorché prolifica. Questo è appena il suo quarto album in 16 anni di carriera e arriva a 7 di distanza dall’ultimo. Una scarsa prolificità che la accomunava, al passato, con Malick, visto che il regista texano adesso s’è messo sotto al lavoro come un forsennato e gira un film dietro all’altro manco si fosse trasformato in Woody Allen.
"This world is bullshit. And you shouldn't model your life — wait a second — you shouldn't model your life about what you think that we think is cool and what we're wearing and what we're saying and everything. Go with yourself. Go with yourself."
Con il secondo album, Fiona ribadisce ancora di più la sua estraneità, la sua allergia al mondo dello showbiz. E al mondo, più in generale. Chiama alla produzione il compositore Jon Brion, fa un disco dalle forti atmosfere cinematografiche e gli dà il titolo più lungo nella storia della musica:
Ai tempi del terzo album, Fiona viene poi boicottata persino dalla sua stessa etichetta discografica, la ben poco epica Epic Records, che non vuole farlo uscire perché “troppo poco commerciale”. Il lavoro rimane bloccato, i fan mettono in piedi un’organizzazione chiamata “Free Fiona” manco fosse Free Willy, fino a che la Mela non è costretta a tornare in studio con dei nuovi producer che regalano al tutto un po’ più di ritmo e alla fine, nel 2005, Extraordinary Machine vede extraordinariamente la luce. Disco notevolissimo, sebbene inferiore ai due precedenti, cui fa seguito un altro lungo stop ora interrotto con un nuovo album che è appena uscito a sorpresa sempre per la stessa Epic Records e con un titolo pure questo parecchio lunghetto:
Il nuovo album di Fiona, cui anziché l’intero titolo originale ci riferiremo con il più breve The Idler Wheel, è una magia fatta di voci, piano, qualche percussione e poco altro. Essenziale. È un disco essenziale. In tutti i sensi comunemente intesi del termine. Essenziale perché non potete perdervelo. Ed essenziale perché ha un suono scarno (ma tutt’altro che scarso), fatto di pochi elementi e del tutto naturale. Come se Fiona tenesse un concerto davanti a noi, solo per noi. La sua voce regala magie a profusione ed è protagonista unica di uno spettacolo lungo 40 minuti. Non pensate però a vocalizzi, sfoggi inutili di virtuosismi o gorgheggi alla Mariah Carey. Fiona vomita fuori le parole che ha tenuto dentro di sé negli ultimi anni. La sua voce sussurra, accarezza le orecchie, per poi accendersi all’improvviso a sottolineare alcune parole, come in “Daredevil” e “Valentine”, trasformarsi in coro come in “Periphery” o nel ritornello del singolo “Every Single Night”, toccare la poesia assoluta nell’incantevole “Anything We Want”, raggiungere il sublime in “Hot Knife” e poi pugnalarti quando meno te lo aspetti.
The Idler Wheel è un disco di canzoni pop con testi di un'urgenza espressiva di matrice quasi rap e suonato con un'attitudine jazz. Un disco figlio diretto dei suoi album precedenti eppure dal suono diverso, scarno, ancora più personale, sentito e vissuto, un pugno dritto alla bocca dello stomaco della scena musicale di oggi. Un disco… essenziale, non ci sono altre parole per descriverlo. E allora, che altro aspettate ancora ad addentare la Fiona Mela? (voto 9+/10)