Byron Moreno, (Ecuador, Quito 23/1171969) poco lord a differenza dell’omonimo poeta inglese, è uno degli arbitri più discussi di sempre e, dal 2002, tra i più noti.
Non voglio essere politicamente corretto, sarò onesto intellettualmente, sempre secondo il mio punto di vista, a rischio di apparire populista, ma io sto con quella parte di tifosi italiani che pensano che l’eliminazione dal Mondiale del 2002 sia da imputare all’arbitro di Quito.
Lotito potrebbe dire: “Quisque fortunæ suæ faber est”, ma il Mondiale di Corea e Giappone fu una vera e propria lotta contro gli arbitri per la Nazionale guidata da Trapattoni. Gli Azzurri partivano favoriti, una difesa invalicabile, dicevano gli esperti da salotto; fatto sta che in Corea la prima stortura arriva contro la Croazia, partita giocata maluccio, persa 2 a 1, ingiustamente annullate due reti, una da Guinness di Materazzi dalla difesa, oltre a fuorigioco inesistenti fischiati a Montella & co.
Torniamo a Moreno, appena inizia la partita cartellino giallo per Coco, forse il suo ciuffo aveva spaventato il calciatore coreano. Va detto che i giocatori di casa corrono, hanno una tenuta atletica più da X-men che da calciatori (chi in questa frase scorge tesi complottiste ovviamente è in malafede), in panchina li guida un certo Hiddink e in campo li favorisce l’arbitro, Byron Moreno: alla fine della partita l’Italia potrà recriminare un goal regolare annullato al centrocampista della Roma Tommasi, l’ingiusta espulsione di Totti dopo un fallo da rigore netto in area di rigore, oltre alle attenzioni solite riservategli dai difensori avversari che si prodigano anche sulle caviglie di Vieri. Quando gli Azzurri provano ad impostare un’azione e la palla gli viene tolta con irruenza Moreno lascia correre, ovviamente quest’arbitraggio all’inglese è unilaterale. L’arbitro di Quito sanziona ogni contatto e spallata da parte degli uomini del Trap. Di quella partita ricordo l’atmosfera, i 60.000 coreani vestiti color cremisi incitare giustamente i propri beniamini e salutare “galantemente” i nostri con striscioni del tipo Welcome to Azzurri’s tomb. Aldilà del tifo di pancia, che fa anche bene, gli Azzurri hanno quasi portato la pace tra i due Stati coreani, addirittura prima dell’onorevole Razzi! Lo striscione Again 1966 che ricordava quando i Coreani del Nord avevano eliminato i più blasonati italiani, suonava più eloquente del discorso di Rocky dopo l’incontro con Ivan Drago, per la prima volta dopo la divisione i capitalisti del Sud inneggiano ad una vittoria epocale dei comunisti del Nord. Va detto che nonostante i fuorigioco dubbi e le punizioni fischiate da Moreno contro l’Italia, Vieri sciupa a porta vuota un goal fatto e Maldini si fa anticipare in elevazione da Ahn, ex Perugia. Cosa peggiore di quella partita, che supera addirittura il pessimo arbitraggio di Moreno, è la dichiarazione di Gaucci contro il calciatore del suo Perugia. Per fortuna a far da contraltare gli urli, i tic e le Madonne (statuette) di Trapattoni, oltre alla borraccia killer scaraventata quasi in faccia a Doni…
Molti accusarono gli Italiani di essersi lamentati ingiustamente: Ronaldo si schiera a favore di Moreno, difendendo il suo pessimo arbitraggio. Ma non bisogna scomodare i Brasiliani, in casa nostra i giornalisti Garanzini e Rossi arrivano addirittura ad elogiare l’arbitro ecuadoregno, il secondo troverà degli episodi in favore degli Azzurri dopo aver visto “almeno 20 volte la partita”. Chissà se qualcuno gli ha spiegato che l’Italia era quella in maglia azzurra…
Mio nonno, che non era appassionato di filosofie orientali, pur non conoscendo il Karma diceva che la vita è una palla, (nel senso sferico) e, quindi, gira. Non si è avverato l’anatema dei Gem Boy che sulle note di Baila Morena di Zucchero gli auguravano di finire sotto un treno, ma il Byron di Quito di lì a poco non ne ha imbroccata più una, o meglio, non ha avuto più la fortuna di farla franca. Di ritorno in patria arbitra alla sua maniera una partita del Campionato ecuadoregno tra Quito e Barcelona. Concede punizioni a iosa ai padroni di casa, un rigore inesistente e, per permettere al Quito di vincere, nonostante il tempo di recupero fosse di 6 minuti, ne fa giocare ben 13. Con tutti questi favori la squadra di casa ribalta il risultato e vince. I soliti “maligni”, questa volta non Italiani, ritennero che quella condotta era per vincere le elezioni comunali di Quito, nonostante l’ “impegno profuso”, i cittadini non lo votano; chissà cosa avrebbero fatto gli elettori italiani? Ai posteri l’ardua sentenza. Ovviamente la Federazione dell’Ecuador non riesce a provare la malafede di Moreno e allora decide di reintegrarlo, anche se a malincuore. Fortunatamente Moreno nel periodo di pausa sfrutta la sua “notorietà” e partecipa ad un programma RAI e al Carnevale di Cento, in entrambe le ospitate continua a sostenere la mancanza non del suo arbitraggio, ma degli attaccanti e del gioco dell’Italia. Tra un’intervista e l’altra accetta di essere insultato e fischiato dagli spettatori, si sa che “chi paga vuole l’anima”. Questa condotta gli vale l’espulsione dalla Federcalcio dell’Ecuador, quindi dalla FIFA, l’anno dopo.
Moreno si ricicla come commentatore sportivo nelle emittenti nazionali del suo Paese finché, nel 2010, all’aeroporto di New York non lo fermano con ben 6 kg di eroina. Chi l’avrebbe detto che un uomo con un viso così rassicurante poteva essere un narcotrafficante? Dopo un anno gli USA lo rilasciano e, ritornato in Ecuador, la Polizia lo ferma per problemi con il Fisco.
Dopo il 2002 certamente una vita da cartellino rosso, gli auguro che una volta scontata la squalifica, riesca a riabilitarsi e far parlare di sé per qualcosa di cui andar fieri.