Così, visto che ho buttato due ore della mia vita davanti al nulla catodico, gioco al raddoppio scoprendo che su un altro canale è appena iniziato Exit Through the Gift Shop. È uscito solo pochi anni fa e più che un film è un reportage amatoriale sulla street art. Dal trailer ci si aspetterebbero alcune rivelazioni clamorose su uno degli artisti più famosi e misteriosi degli ultimi tempi, Banksy. Pura genialità, follia, coraggio. Altro che cetrioli nel frigo. Chi è Banksy? È un graffitaro originario di Bristol grazie al quale la tecnica dello stencil s'è affermata come forma artistica predominante nel mordi e fuggi urbano della comunicazione. Ma Banksy è soprattutto l'artista che ha osato di più da quando è nata la street art, è il guerrillero per eccellenza. Se al Tate vedi un quadro settecentesco con elementi anacronistici, lo ha appeso lui eludendo la sorveglianza. Se a Disneyworld trovi un manichino che ricorda le torture di Guantanamo, lo ha messo lui un barba all'FBI. Se per le strade di Londra trovi una cabina telefonica piegata su se stessa, trafitta da un piccone, è stato ancora lui ma nessun Bobby si è accorto della sua rimozione o del successivo riposizionamento. Per intenderci, i collezionisti di tutto il mondo acquistano un Banksy, come un Mondrian o un Picasso. Ma in realtà il reportage non è altro che l'autocelebrazione di un fancazzista con l'ossessione per le riprese ed è promosso da Banksy per restituirgli il favore di averlo salvato da un arresto certo. Thierry Guetta scopre la street art attraverso suo cugino e attraverso una serie di conoscenze arriva fino a Banksy, nonostante la sua identità fino a quel momento fosse nota solo ai membri della sua crew. Con Thierry Banksy coglie l'occasione di documentare un'arte il cui rischio più grande è scomparire il giorno dopo la sua stessa realizzazione a causa delle leggi sul pubblico decoro. Ma Thierry è meno stupido di quanto sembri, il suo documentario non è fine a sé stesso. La sua disponibilità nasconde altri obietti e presto gli altri artisti si pentiranno amaramente di averlo fatto entrare nel proprio mondo.
Così, visto che ho buttato due ore della mia vita davanti al nulla catodico, gioco al raddoppio scoprendo che su un altro canale è appena iniziato Exit Through the Gift Shop. È uscito solo pochi anni fa e più che un film è un reportage amatoriale sulla street art. Dal trailer ci si aspetterebbero alcune rivelazioni clamorose su uno degli artisti più famosi e misteriosi degli ultimi tempi, Banksy. Pura genialità, follia, coraggio. Altro che cetrioli nel frigo. Chi è Banksy? È un graffitaro originario di Bristol grazie al quale la tecnica dello stencil s'è affermata come forma artistica predominante nel mordi e fuggi urbano della comunicazione. Ma Banksy è soprattutto l'artista che ha osato di più da quando è nata la street art, è il guerrillero per eccellenza. Se al Tate vedi un quadro settecentesco con elementi anacronistici, lo ha appeso lui eludendo la sorveglianza. Se a Disneyworld trovi un manichino che ricorda le torture di Guantanamo, lo ha messo lui un barba all'FBI. Se per le strade di Londra trovi una cabina telefonica piegata su se stessa, trafitta da un piccone, è stato ancora lui ma nessun Bobby si è accorto della sua rimozione o del successivo riposizionamento. Per intenderci, i collezionisti di tutto il mondo acquistano un Banksy, come un Mondrian o un Picasso. Ma in realtà il reportage non è altro che l'autocelebrazione di un fancazzista con l'ossessione per le riprese ed è promosso da Banksy per restituirgli il favore di averlo salvato da un arresto certo. Thierry Guetta scopre la street art attraverso suo cugino e attraverso una serie di conoscenze arriva fino a Banksy, nonostante la sua identità fino a quel momento fosse nota solo ai membri della sua crew. Con Thierry Banksy coglie l'occasione di documentare un'arte il cui rischio più grande è scomparire il giorno dopo la sua stessa realizzazione a causa delle leggi sul pubblico decoro. Ma Thierry è meno stupido di quanto sembri, il suo documentario non è fine a sé stesso. La sua disponibilità nasconde altri obietti e presto gli altri artisti si pentiranno amaramente di averlo fatto entrare nel proprio mondo.
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