"Un composito movimento di opinione sostiene insistenti ipotesi e teorie suggestive", "un portato assiomatico": e' la tesi esposta dal generale Mario Mori, ex comandante del Ros dei carabinieri, in un'autodifesa di 165 pagine che ha cominciato a leggere davanti al Tribunale di Palermo come "dichiarazioni spontanee" nel processo in cui e' imputato di favoreggiamento aggravato di Cosa Nostra assieme al colonnello Mauro Obibu in relazione alla mancata cattura del boss corleone Bernardo Provenzano.
Mori ha citato come sostenitori di queste "teorie" diversi esponenti politici, e tra questi Sonia Alfano, Beppe Lumia, Antonio Di Pietro, Angela Napoli, Fabio Granata, Luigi Li Gotti, Leoluca Orlando, Rosario Crocetta. L'imputato ha nominato anche l'avvocato Repici, il consulenti informatico Gioacchino Genchi, il giornalista Marco Travaglio, il movimento delle Agende rosse, le associazioni Antimafia 2000 e Libera .