Il padre di tutti i fiumi, quella meravigliosa arteria pulsante che attraversa il nord, quell'oasi di pace, natura e bellezza, è ormai una ferita aperta che pochi vogliono rimarginare e guarire. Po, senza articolo, come l'autore battezza il grande fiume, un patrimonio del paese ormai ignorato.
Un viaggio ai confini del tempo, tra dighe, secche, affluenti, oasi, angoli rimasti ancora come un tempo. Tra bevute, mangiate, dormite, incontri, idee e ricordi, ma anche fatiche, difficoltà, superamenti di barriere infernali, ladri, fulmini e saette.
Rumiz è straordinario, anche in questa prova letteraria a metà tra il sogno e il reportage giornalistico.
Ha quella capacità, innata credo, di risucchiarti nei luoghi che descrive, di farti vedere le persone che incontra, di farti assaggiare le diavolerie culinarie dell'Italia fluviale, di spingerti giù per le correnti come se fossi tu a tenere il timone.
Invidia, profonda invidia di questa capacità, di questa facilità letteraria.