Morte a Venezia - Luchino Visconti
Creato il 03 luglio 2011 da Aubromio
In questa pellicola del 1971, il regista Luchino Visconti reinterpreta un romanzo del 1912 dell'autore tedesco Thomas Mann.Nel capolavoro cinematografico, il personaggio di Mann diviene un musicista, non più uno scrittore. Gustav von Aschenbach (Dirk Bogarde) è un compositore cinquantenne, che vive un profondo momento di crisi artistico-esistenziale. In vacanza a Venezia per un periodo di riposo, incontra una famiglia polacca nell'hotel dove alloggia, e vive un amore platonico con l'unico figlio maschio, TadzioTurbato da questi sentimenti, decide di ripartire, ma dei banali disguidi con i bagagli (ma soprattutto il suo inconscio) lo convincono a restare a Venezia. Nel frattempo in città si è diffuso il vibrione del colera, ma i cittadini ignorano volutamente gli avvisi delle autorità con lo scopo di trattenere i turisti.Pur scoprendo la verità, Gustav non riesce a comunicarla alla famiglia di Tadzio, e rimane in silenzio. Contratti i primi sintomi del colera, il professore decide di camuffarli insieme all'età, facendosi truccare, rassomigliando sempre più ad una maschera grottesca. Nell'ultima scena in spiaggia, Aschenbach muore senza riuscire ad avvicinarsi a Tadzio, e crolla così il suo camuffamento esteriore.
La crisi del protagonista è raccontata con vari flash-back della sua vita a Monaco, fin dall'inizio della sua caduta artistica, dovuta alla morte accidentale della figlia, che apre la via al sentimento, offuscando la via della purezza e del perfetto rigorismo morale. Il cambiamento climatico sofferto dal protagonista pare sottolineare il distacco dal razionalismo tedesco, sostituito da una tarda primavera delle passioni più occulte, raccontata dal regista lombardo con interminabili sequenze. La decadenza del personaggio è accentuata dalla sua malattia, che conduce inevitabilmente già dal titolo alla sua fine, magistralmente espressa nell'ambigua scena finale, in cui la morte rende inutile qualsiasi maschera.Visconti riprende i motivi dell'opera originale, tipicamente decadentisti, secondo i quali il dramma è il vero cibo di un artista: con l'allontanarsi di Tadzio, nell'ultima scena del film, all'ormai esausto Aschenbach non resta che morire, avendo preferito mantenere il suo moralismo di contegno e rispettabilità.
Morte a Venezia - part1 Morte a Venezia - part2 Morte a Venezia - part3
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