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Morte del Romanzo? Non c'è ancora un cadavere, ma il codazzo di aspiranti assassini del cazzo riempie le scale del palazzo, e già paralizza le vie della città.

Creato il 16 novembre 2013 da Zioscriba
VORREI SPEZZARE UNA LANCIA NEL...Scusatemi se adatto un mio commento donandogli la dignità di un post, ma mi pareva interessante, e mi spiaceva averlo sprecato come intervento ultimissimo in fondo a un pezzo pubblicato da parecchi giorni, dove rischiava di non vederlo nessuno.

Morte del Romanzo? Non c'è ancora un cadavere, ma il codazzo di aspiranti assassini del cazzo riempie le scale del palazzo, e già paralizza le vie della città.

Scribosaurus Incazzatus Anacronisticus


La situazione del Romanzo oggi è qualcosa di grottesco, paradossale, surreale. Qualcuno, non del tutto fuori strada, sostiene che passeranno di moda come le sinfonie di Mozart. A me la realtà sembra ben più inquietante, e più assurda. È come se milioni di Pinkopallini si fossero messi a scrivere sinfonie credendosi Mozart, finendo col pinkopallinizzare i gusti di pubblico, critica, editoria (“La trama! La trama!”) (“L’argomento! L’impegno sociale!”) (“Mozart chi??”).Svilimento zozzo anche più triste della paventata estinzione, che al confronto potrebbe apparire come una misericordiosa Eutanasia.Il Romanzo non morirà perché superato, come ripetono a giorni alterni sui giornali certi pappagalli tromboni che lo danno per già morto, salvo poi continuare a sfornarne di pessimi e di pesantemente lassativi (ma col ticket di preno-tazione-classifica già pagato) per far quadrare il bilancio di casa (perché nei giorni dispari c’è il de profundis, nei giorni pari la recensione del capolavoro dell’amichetto giornalista, che poi ricambierà – funziona come per le targhe alterne quando c’è troppo smog: ci si ammorba comunque, solo con veleni usciti da tubi di scappa-peto diversi).Il Romanzo morirà perché se ne scrivono troppi, e troppo pochi che valgano qualcosa. (E quei pochi non se li caga nessuno, poiché difettano d'imprimatur mass-merdiatico).Il Romanzo morirà per asfissia e soffocamento da prolifera-zione. (Un meccanismo molto simile a quello dell’imminente estinzione umana, che vista l’attuale inarrestabile degenera-zione tecnoglionita, neoanalfabeta e Darwin-reverse non mi trova granché preoccupato o rattristato: mi spiace più per i Romanzi…)Doppia, tragica, beffarda follia l’essere oggi Scrittore. Da un lato è come essere un Cavaliere Antico, superato dalla civiltà dei mezzi di trasporto. Ma d'altra parte è sempre, schifosa-mente, carnevale, e ogni imbecillotto si mette l’armatura di plastica, anche per andarci in motorino!
(E se la tv lo inquadra mentre lo fa, per tutti il vero Cavaliere sarà LUI!)Non c’è Rispetto per un’arte, un mestiere, una vocazione.E intanto, il pitocchismo e lo scrocconismo reclamano tutto gratis. Uno spettacolo di ragliante spudoratezza che sputa e scatarra sul lavoro creativo. Ma vista la qualità media offerta, non hanno tutti i torti. Io certe sòle da classifica non le leggerei nemmeno gratis: non si chiama "invidia", cari giornalistucoli, si chiama Gusto.
[Questa nuova tiritera CORALE dell'INVIDIA (inevitabilmente corale, o non staremmo parlando di "giornalismo" italico) è un'insinuazione viscida e bullesca, che aggiunge sberleffo al danno che in italiA subisco ogni giorno, come lettore prima ancora che come scrittore. Io per i grandi Scrittori più bravi di me, quasi sempre stranieri, provo solo AMORE E GRATITUDI-NE. Mentre per certi usurpatorelli italioti, e per l'impudenza di chi li pompa, provo solo FASTIDIO e DISPREZZO.]Gioverebbero, come in quella vecchia intervista agli Spandau che citavo, pedate nel culo e la furia del dinosauro. E l’avverarsi (in senso figurato, ci mancherebbe!) del mera-viglioso auspicio contenuto in "AUTO DA FÉ" di Elias Canetti: “Gentaglia volerà per le scale”.

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